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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 20.1914

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Gradara Pesci, Costanza: I sarcofagi vaticani di Sant' Elena e di Santa Costanza
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https://doi.org/10.11588/diglit.19828#0200

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C. GRADARA

Ora come mai nel sarcofago di S. Elena non si ha alcun
simbolo cristiano? Il fatto che su di esso si siano intessute
le glorie del marito Costanzo Cloro e le vittorie da lui ripor-
tate sui barbari, non sarebbe strano se sopra queste imprese non
si fosse messa la figura di Costantino, come si è supposto, ma
quella di Costanzo Cloro. Si è detto che i barbari e le vittorie
rappresentate potevano alludere tanto al figlio quanto al padre,
perchè anche Costantino da giovane aveva preso parte a bat-
taglie contro i barbari. Ma è possibile che nel 329, quando
Elena moriva, lo scultore non avesse da ràppresentare sul sepol-
cro di Lei qualche gloria maggiore, se avesse voluto alludere a

Fig. 1.

vittorie di Costantino ? Non era certo delle battaglie contro i bar-
bari che Costantino doveva fare sfoggio ; ed argomenti non ne
dovevano mancare in Roma stessa allo scultore, che dall'arco
trionfale avrebbe potuto togliere idee, per dimostrare vere
glorie, in quegli anni in cui Roma palpitava ancora di gioia e
di riconoscenza verso il grande vincitore di Massenzio. Solo
a Costanzo Cloro, al marito di S. Elena, che aveva speso la
vita nel combattere i barbari, potevano convenire quei rilievi.
E all'iconografia di Costanzo Cloro credo appunto si possa e
si debba restituire l'effigie che sta accanto a quella di S. Elena
(v. tav. IX, busto a sinistra) come si può vedere dal confronto
di alcune monete (Fig. 1), sebbene siano rare quelle che ci
danno chiari i lineamenti di questo imperatore.
 
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