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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.6.1857-1858

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Nr. 129 (Novembre 1857)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12305#0042
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— 34 —

sbìacor. pag. 139). Ma non panni che possa trarsene
una tale conchiusione. Trattandosi del nome di Lir-
nesso , non era mestieri ricordare altro che la lira :
ma lo stesso Filostrato in altri luoghi parla poi epres-
samente del capo ; siccome faremo rilevare tra poco.

Vero è che in quanto alla lira eravi un' altra tra-
dizione serbataci da Igino. Questo autografo in prima
mette Io stesso Apollo in relazione con Orfeo: Apollo
lyra accepla dicilur Orphca docuisse, et poslquam ipse
cìlharam invenerit, Mi lyram conccssisse. Continua la
narrazione della contesa fra Proserpina e Venere, del
giudizio di Calliope, e della morte di Orfeo per ven-
detta di Venere ; poi prosegue cuius caput in mare de
monte perlatum fluclibus in insulam Lesbon est reie-
clum etc. Lyra autem a Musis, ut ante diximus, inter
astra conslilula est (po'ét. aslron. VII p. 440-41 ed.
Van-S(averen). In questa narrazione la lira non è se-
polta col capo, ma raccolta dalle Muse, e trasportata
nel cielo (1).

Altre narrazioni vi sono, le quali diversificano il
sito, ove fu collocata la lira, da quello ove fu sepolta
la lesta. Tale si è quella serbataci da Luciano. Dila-
cerato Orfeo dalle Tracie Baccanti, la testa di lui in-
sieme colla lira cadde nel fiume Ebro ; d'onde fu
spinta nel golfo Melane : e la testa natava sopra la
lira movendo un flebile canto per la morte di Orfeo
( "aSovactv 3pr,voy riva. ) (2) : la lira risuonava ancor
essa, per esserne da' venti toccale le corde. Così col
suono pervennero in Lesbo. Ivi gli abitanti raccolsero
il capo e lo sepellirono in un luogo, ove ora è un
tempio di Bacco (fvcwrsp vvv rò fòa.xx.s'ìov xvrois Isti):
consacrarono poi la lira in un tempio di Apollo, ove
per lungo tempo fu custodita (adv. indocium, 11).
Da questo luogo di Luciano più cose si rilevano. No-
tisi prima il confronto del canto proveniente dalla te-
sta dell'estinto Orfeo, giusta le narrazioni di Fanocle,

(1) Confronta lo pseudo-Plutarco, il quale racconta che per di-
sposizione di Apollo la lira fu messa fra gli astri : de fluvior. et
moni, nomin. 11!, 4.

(2) Luciano dice altrove lo slesso : i'x'-' *?' Qpan.n zSoXkà
tui~ òpx,V(fafj.tvu> àvayy.oiia, rov 'Optyiu, ròv ìxìivqv tìzsxpa.-
>.f/.òv x#l t%v XaXov uìrróv xs(f>aX'»iV r%v hsiz3\twtjav «ruf
yvpa etc. de saltai. 51.

di Ovidio, e di Eustazio: notisi di nuovo il rapporto
di Apollo con la lira di Orfeo ; e finalmente il silo
della sepoltura occupato poi da un sacrario di Bacco:
il che è ben conveniente, trattandosi dell' istitutore
de'bacchici misterii , a cui attribuivasi quasi divina
natura (Lobeck Aglaophamus p. 23G). Di fatti santo
Agostino lo presenta come capo delle infernali lelele,
sebbene avverta che non fu propriamente onorato
qual dio : Veruni isti thcologi (Orpheus , Musaeus ,
Linus) deos coluerunl, non prò diis culli sunt : quam-
quam Orpheum nescio quomodo infernis sacris vel po-
lius sacrilegiis praeficere soleat civilas impìorum [de
civ. Dei lib. XVIII c. 14).

Tornando al differente sito, ove fu messa la lira,
citerò quel che dice Nicomaco Geraseno : cioè che
fu essa spinta nel mare e gettata in'Anlissa città di
Lesbo, ivi raccolta da' pescatori e recala aTerpandro
{ench. Harm. lib. II init. p. 29 ed. Meibom.). Ognun
vede come questa tradizione è più recente ed anche
mal congegnata ; perchè ravvicina Terpandro a'tempi
mitici di Orfeo. Essa è dovuta a'pretesi miglioramenti
portali da Terpaudro alla lira, riducendola eptacorde;
sebbene questo stesso sia messo in dubbio dagli anti-
chi scrittori : e già negli inni omerici la lira inventata
da Mercurio ha sette corde (Plehn Lesbiac. p. 149,
Lobeck Aglaophamus p. 320 : vedi pure una lunga
annotazione del Volkmann ad Plut. de musica c. VI
p. 78 e segg. Lipsiae 1856).

Intanto il citato luogo di Nicomaco Geraseno riesce
non poco interessante, allorché si confronta con un
altro di Antigono Caristio. Questo scrittore, sull'au-
torità di Mirsilo che favellò delle cose de'Lesbii, rac-
conta che nella regione Anlissea era appunto il sepol-
cro della testa di Orfeo, che si mostrava pur dagl'in-
digeni, e che ivi gli usignuoli più soavemente cantas-
sero [hist. unir. c. 5). Pare evidente che in queste tra-
dizioni si supponeva la unione della lira col capo;
giacché di entrambe dicevasi che fossero arrivale in
Antissa. Ed io son di opinione che a questa medesima
tradizione vada riferito ciò che narra Pausania che gli
usignuoli meglio cantassero presso il sepolcro di Orfeo
(lib. IX c. XXX, 3) ; giacché, oltre il confronto coi
due scrittori sopra citati, sta bene che ciò s'immagi-
 
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