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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 156 (Novembre 1858)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0058
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48 —

F Almeloveen, il Ducangio ( nelle note all’ anno 227
della Clonica Pasquale ) ed il Morcelli ( nell’ Africa
Cristiana T. IL p. 90 ) vollero continuare a seguire
l’epinione del Panvinio, finché il Relando addusse in
mezzo un’iscrizione del Grutero (p. 41: 6), che in-
contrò fortuna anche presso lo Stampa, fidandosi del-
la quale entrambo iscrissero nei loro fasti L. Albi-
nus et Maximus Aemilius Aemilianus consules. Ma
questo marmo non mai veduto da alcuno, e soggetto
per se stesso ad altre eccezioni, ha perduto poi lutto
il credito dopo esser stato riconosciuto per una delle
solite imposture del Ligorio, da cui unicamente pro-
viene, avendolo incontrato ancor io nel L. Vili, p.
183 dei suoi manoscritti ; onde giustamente il Baiter
ha ora negato fede ad ambedue quei consoli, rite-
nendone i soli cognomi Albino e Massimo. Con mag-
gior ragione posso io due altri sostituirne in grazia
di un codice di miscellanee, tra le quali trovavasi pu-
re una raccolta di lapidi antiche , mancante però del
nome del collettore, ma che dalla forma del caratte-
re e da qualche altro indizio mi parve spettante al
principio del secolo decimosesto. Era questo codice
posseduto dalla nobil famiglia de Prelis di Urbino
che mi lasciò la facoltà e 1’ agio di estrarne quante
iscrizioni mi piacque. Fra una cinquantina che ne tra-
scrissi , perchè allora mi parvero inedite, e che nel
1835 comunicai al Kellermann, delle quali le napo-
letane sono poi state pubblicate, o citate dal Mom-
msen , rinvenni una base che ponevasi , in Ecclesia
S. Nicolai civitatis Praenestinae.Conteneva questa una
iscrizione onoraria dedicata al Barbaro Pompeiano
Consolare della Campania, a cui nel 333 fu da Co-
stantino diretto un rescritto serbato nel Codice Tco-
dosiano (L. 1. 2. 6.) la quale dovetti giudicare re-
scritta dopo essere stata rasata l'antica, avendo con-
servato in uno dei Iati la seguente dedicazione della
primitiva.
DED • V • NON • MART
M • NVMMIO • ALBINO rnc
M • LAELIO • MAXIMO
CVRAT • C • VALERIO • DOLVCIO • MARCIANO

Confermasi di qui l'opinione del Noris intorno la
persona del primo di quei consoli, ma anche il se-
condo non dovrebbe essere affatto ignoto, parendomi
un figlio del Pretore M. Lelio Firmino Fulvio Mas-
simo, che dedicò la Gruteriana p. 459 , 3 a Postu-
mia Paula moglie del console Gioventio Secondo vis-
suta ai tempi di Commodo e di Severo.
I fasti adunque di Pupieno dal fm qui detto ve-
nendo esclusi dall’ anno 227 , a cui gli aveva asse-
gnati il Panvinio, sarà da prendersi in esame un altro
passo di Capitolino, il quale più sotto ripete (Max.
et Balb. c. 15): Balbinus et Maximus sive Pupienus
mullis honoribus et potestalibus explorati sunt, quorum
alter bis cos. et praefectus, alter cos. et praefectus ad
imperium longaevi pervenerunt. Il Casaubono tacciò
di corrotto questo luogo, che pretese di riformare
cum alter bis cos. praefectus urbis alter, ad imperium
longaevi pervenerunt, allegando che Balbino non fu
prefetto di Roma, nè console Pupieno, forse perchè
non seppe rinvenire il suo nome nei fasti, non ba-
dando, ch’egli ebbe altresì l’altro cognome di Massi-
mo. Ma se qui vi ha difetto nel testo, che certamen-
te non conformasi al vero, e se la colpa ha da attri-
buirsi ai menanti, e non più tosto all’autore medesi-
mo, come ritengo più verisimile, questo passo inve-
ce di corrotto avrebbe dovuto chiamarsi mutilo, cer-
to essendo che a Pupieno non solo non mancò il con-
solalo, ma che anzi l’occupò ripetutamente.Ne abbia-
mo la non impugnabile deposizione delle sue meda-
glie in tutti i metalli coll’epigrafe P* M- TR- P- COS-
li- P- P*, e l’Eckhel ha già sentenziato che la loro
autorità deve prevalere a quella di qualunque scrit-
tore.
Il Tillemont (art. VII sopra Massimino), per con-
ciliare il loro dissenso coi detti dello storico, s’imma-
ginò, che Pupieno non geminasse i fasci se non dopo
essere stato rivestito della porpora imperiale. Tenne
pertanto che quando il Senato attribuì ad ambedue
gli eletti Augusti i medesimi titoli fino a dividere fra
loro per la prima volta quella di pontefice massimo, lo
creasse eziandio nuovamente console per qualche me-
se di quell’anno, onde nè anche per questa parte ri-
manesse da meno del suo compagno Balbino.
(continua} Borghesi.

Cav, Giulio Minervini—Editore

Tipografia di Giuseppe Catanf.o
 
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