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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 163 (Marzo 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0114
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— 104 —

Vaso di Noccra.
Ho dimostrato che la testa non è per terra , ma
sorgendo dritto guarda in su. Ho dimostrato che il
giovine è armato di scure e non già di martello. Ho
dimostrato di sopra non esser necessario nel mito di
Erisittone o di Triopa la presenza degli alberi : sic-
ché o si suppongono dall’ artista, o qualunque altro
inviolabile oggetto s’immagini, su cui sono diretti i
colpi, sarà sempre lo stesso.
Non rimarrà dunque alcuna seria opposizione alla
mia dichiarazione. Solamente voglio qui aggiungere
poche parole a dilucidare più chiaramente i gesti delle
figure, e la loro precisa intelligenza; in opposizione a
quello che il dotto critico ha creduto vedervi. Dall’ac-
curato esame del monumento si deduce quel che sin dal
principio annunziai, che i colpi non sono diretti alla
testa della dea, ma su qualche oggetto che si suppone
in quel sito.
Di fatti se il giovine armato di scure ferir volesse
presso al suolo, non avrebbe sollevata la sinistra gam-
ba sopra un rialto: dal qual movimento si pruova
ch’egli dirige i colpi più in alto, e però accenna alla
demolizione del tempio , e forse alla violazione del-
l’ingresso dello stesso tempio, di cui si abbattono le
porte. Basta questa sola osservazione a ricavare che
certamente si suppongono gli oggetti contro cui i col-
pi erano diretti ; perchè se l’uomo non batte al suolo
ma in alto, deve intendersi che percuota sopra qual-
che più elevata cosa. Gli alberi, il muro o le porte
non appariscono, come non apparisce il grado su cui
poggia il piede del profanatore. Durante questa ope-
razione sorge la dea a difesa del sacro luogo, e l’al-
tro giovine avvedutosi di questa comparsa si oppone
al proseguimento dell’empio lavoro. Ritengo che sia
questi uno de’servi, ovvero Erisittone spaventato egli
stesso dell’empio attentalo, sebbene questo tardo pen-
timento non gli gioverà per sottrarsi alla terribile pu-
nizione, che lo attende.
Le minuziose osservazioni del critico sopra ogni mia
parola, sopra ogni mia idea passeggierà che mi vie»

sotto la penna, non meritano risposta in una seria di-
scussione. Potrei difendere ad una ad una le asser-
zioni eh egli attacca ; ma nessun prò ne ricaverebbe
la scienza : e perciò trovo inutile disperdere tempo e
carta in polemica di parole.
Conclusione su’ tre vasi.
In tutti questi monumenti vedesi uno o due per-
sonaggi che sono intenti a colpire con scuri di mag-
giore o minor dimensione o sopra un albero , o nel
mezzo di un sacro recinto, o sopra un oggetto sup-
posto nell’altro sebbene omesso dall’antico artista. In
tutti tre comparisce sorgendo più o meno dal suolo
una femminile divinità ; ora di forme colossali, ora
di forme naturali. In tutti tre questa comparsa pro-
duce la sorpresa e la paura, per modo che si tratten-
gono i colpi, ed alcuni personaggi si fanno ad impe-
dirli in due delle dette rappresentazioni.
Da questo confronto si rileva che tutti tre i vascu-
lari dipinti si riferiscono ad un medesimo soggetto,
sebben variato in alcune circostanze. Ed il mito di
Erisittone o di Triopa , profanatori del tempio o del
luco di Cerere, applicato a tutti ne porge la più sem-
plice dichiarazione.
Ora il critico, che per la preoccupazione della sua
mente , riuniva in una sola spiegazione due di essi,
alla comparsa del terzo, ne distingue la intelligenza
in un triplice soggetto: e se prima, per sostener le sue
conghietture, riuniva le dissimili tradizioni, ora per
venire allo stesso scopo disgiunge i simili monumen-
ti. Mi sembra che da questa discussione sorga ezian-
dio una verità ; ed è che avendo il Welcker distac-
cato dal mito de’ Palici il vaso del Passeri e quello
di Nocera, non può non distaccarne altresì il terzo ;
che tanto a quelli si mostra somigliante , che il eh.
Comm.Quaranta non dubitò di accettare per suo conto
la favola de’ Palici, applicandola pure al vaso no-
cerino.
[continua) Minervini.

Cav. Giulio Minervini—Editore

Tipografia di Giuseppe Cataneo
 
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