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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 164 (Marzo 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0122
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Scavazioni di Cartagine.
Vogliamo brevemente riferire una importante sco-
perta dovuta al eh. Beulé, membro dell’Istituto di
Francia , già conosciuto per le sue ricerche sopra
monumenti Ateniesi. Egli ne diè notizia in una sua
lettera indirizzata al eh. sig. Naudet, segretario per-
petuo dell’Accademia delle Iscrizioni (1): e da questa
noi ricaviamo il cenno che segue.
Molti monumenti eransi ritrovali in Cartagine, ma
pertinenti ad epoca romana e bizantina : nessuna
scavazione aveva raggiunto le rovine delle primitive
costruzioni. Il sig. Beulé ha avuto la felice idea di
far qualche tentativo ; per rinvenire i ruderi dell’an-
tica Byrsa : ed ha diretto i suoi lavori alla collina di
Byrsa , che appartiene alla Francia, colla intenzione
di scoprire le puniche fortificazioni. Ad una notabile
profondità, al disotto delle rovine di romane costru-
zioni , son venuti fuora i residui delle puniche fab-
briche. Tutto si presentava in uno stato di distruzio-
ne : grandi massi di tufo , e frammenti addivenuti
friabili dal tempo e dalla umidità. Le mura si mo-
stravano meglio conservate, tosto che si avvicinavano
alla loro base: esse erano ferme sino all’ altezza di
quindici piedi, presentando un colossale apparecchio,
con pezzi di molti metri cubi con irregolari unioni,
molto somiglianti alle arcaiche mura della Grecia e
dell’Etruria. Finalmente la roccia compariva 56 piedi
al disotto del livello di Byrsa, e serviva di fondazione
alle muraglie. Un letto di cenere, della spessezza di
un metro, la ricopriva : le ceneri erano nere, mac-
chiavano la mano, ed erano piene di carboni mezzo
consumati, di ferro roso , di bronzo fuso, mescolato
con altri metalli, di numerosi pezzi di vetro assai fino,
prodotto fenicio per eccellenza, di frammenti di ar-
gilla il cui colore arancio differiva dal vasellame gre-
co e romano. Tante lugubri tracce, dice il sig. Beulé,
non ricordano l’incendio di sette giorni, che aveva
preceduto la capitolazione di Byrsa e che aveva di-
vorato, sotto gli occhi de’ Romani, quella parte di Car-
tagine, ch’era compresa fra’ porti e la cittadella?
11 sig. Beulé richiama 1’ attenzione sulla pianta di
queste costruzioni. Immaginiamo un muro di 31
piede di spessezza, nell’interno del quale è praticato
ud passaggio, e lasciansi alcune sale: al di sopra, avreb-
bero potuto passare di fronte quattro carri. La fac-
cia, che guarda il nemico, è piena e compatta per 2
metri : essa protegge un corridojo largo 1 metro e
(1) È pubblicata nel moniteur universel 14 Maggio 1859.

90 cent., che non doveva avere se non che l’altezza
di un uomo , e al disopra del quale il muro ripren-
deva una forza di 3 metri, e 90 cent., ed anche dii
metri e 30 cent. , contando la fila di pietre che se-
parava le interne sale dal corridojo. Rimane una
grossezza di 5 metri e 80 cent. , nella quale erano
vuotate alcune camere semicircolari ; la loro faccia
dritta si apriva dal corridojo e la parte arcuata guar-
dava l’interno di Byrsa. Ogni sala aveva 3 metri e
30 cent, di larghezza; era separata dalla sala vicina,
mercè un muro di 1 metro e 12 cent., i cui massi
erano tagliali in guisa da formar la volta a dritta
ed a sinistra. Questa serie di compresi continuava re-
golarmente , e le loro separazioni servivano di con-
trafforte contro la spinta delle terre alle quali il mu-
ro si addossava. Suppone il signor Beulé che que-
ste sale probabilmente sotterranee fossero destinate a
servir da magazzini per la guarnigione: ed avverte
che ciò verificossi senz’alcun dubbio all’epoca roma-
na , come rileva da una gran quantità di anfore da
lui ritrovate coricate nel suolo, sopra un punto che
i Romani avevano interamente riedificato. Ci fa co-
noscere ancora il eh. Beulé che ha ritrovato alcuni
elementi di decorazione in pietra dura, rosoni, Ggure
geometriche proprie a costituire arabeschi a guisa di
fregi: ma osserva che a ben conoscere simili partico-
larità abbisognano gli esatti disegni.
Egli sospetta che quegli ornamenti, i quali sono di
differente proporzione, appartenevano a differenti pia-
ni : essendo la esistenza di questi provata da’ lavori
de’ Romani. Perciò si ferma a discorrere di una delle
sale semicircolari, descrivendo minutamente le rifa-
zioni fattevi da’ Romani.
Finalmente il signor Beulé ragiona di un monu-
mento composto di sette grandi compresi con orna-
menti di stucco e di marmo, dell’epoca Romana: del
quale però non osa deGnire la destinazione.
Nor siamo lieti di annunziare la importante sco-
perta del signor Beulé : e sol ci duole che non siasi
finora imbattuto in alcuna epigrafe, la quale valga a
dar luce alla punica Glologia, accrescendo il patrimo-
nio della scienza in una parte , che richiede ancora
novelli fatti, e novelle ricerche. Ci attendiamo che
il eh. a. voglia riprendere i suoi tentativi, anche sotto
questo punto di vista ; essendo possibile che veggansi
nelle romane costruzioni adoperale eziandio come ma-
teriali le lapide scritte dell’antica Byrsa.
Minervini.

Cav. Giulio Minervini—Editore

Tipografìa di Giuseppe Cataxeo
 
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