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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 168 (Maggio 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0152
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— 142

Che questo simbolo possa riferirsi all’insigne Gor-
gonio dorato, dedicato nel fastigio del teatro di Bacco
in Atene da Antioco IV Epifane, può convalidarsi col
riscontro del Gorgonio delle monete del medesimo
Epifane e di Alessandro Baia creduto suo figliuolo
(Mionnet, Suppl. n. 154, Descr. 468). Ma il Gor-
gonio di questi tetradrammi potrebbe riferirsi anche
ad alcuno de’ Gorgonii preziosi che ammiravansi nel-
J’Acropoli ( C. 1. Gr. t. I p. 242 ), che fosse fatto o
dedicato da un Nicete antenato del primo magistrato
NIKHTHX.
MKOFENHX , KAAAIMAXOX. Uomo ignudo
barbalo stante con corona nella s. stesa.
Il eh. Beulé vi ravvisa la statua dello
tpópos , ch’egli crede rappresentasse Teseo, il cui ve-
ro nome cadesse col tempo in dimenticanza. Cre-
dat iudaeus Apella. Senza dire che gli Ateniesi non
poterono altrimenti dimenticare il nome di una statua
rappresentante il precipuo loro eroe, Teseo nelle mo-
nete d’Atene vedesi figurato costantemente imberbe.
Pare più presto statua di un insigne loro atleta, hie-
i onica, che fa bella allusione al nome del primo ma-
gistrato NIKOrENHX ; e lo stesso dicasi del gallo
che il eh. Beulé (p. 348, 354) ravvisa nella moneta
col-rispondente del museo Cesareo.
gENOKAHX , APMOSENOX. Figura imberbe
seminuda sedente di prospetto con la d. appoggiata all'
asta pura, e con obbielto indistinto nella s. posata in
sulle sue ginocchia.
gENOKAHX, APMO^ENOX. Serpe che si stri-
scia ergendosi in sulle sue spire.
^ENOKAHX, APMOSENOX. Delfino addossato
di traverso ad un tridente posto diritto.
Nel primo di questi tre tetradrammi il eh. Beulé
da prima ravvisa Bacco con cantaro nella s., e poscia,
poco a sè coerente, avverte che questa Ggura sedente
confronta con quella dei tetradrammi diKOINTOX,
ove l’oggetto in quislione è un fuscello di spighe, ben
diverso da un cantaro. Per quanto raccolgo dal di-
segno del eh. Beulé, e dalle descrizioni del Mionnet
e del eh. Arneìh, l’oggetto in quislione pare un ma-
nipolo di spighe, che accennar potrebbe a qualche lar-
gizione frumentaria, forse di alcuno dei re di Perga-

mo ; giacché il serpe del secondo tetradrammo è in
tal mossa che pare serpe di Esculapio, e non già di
Minerva Poliade, come parve al eh. Beulé.
noAEMilN, AAKETHX. Tripode (1).
Queste copiose e belle monete ponno probabil-
mente credersi impresse allor che Demetrio Poliorce-
te, essendo Delfi violentemente occupata dagli Eloli,
celebrò in Alene il convegno de’ ludi Piliiròv dywvtx.
za) '7rciv-fìyupiv (Plut. in Demelr. c. 40: C. I. Gr.
t. I p. 824 ). 11 tripode è simbolo tutto proprio di
DelG e de’ ludi Pilii (Eckhel, IV p. 451,452). Certo
che quell’avvenimento straordinario, e glorioso per
Atene, meritava d’essere accennato nelle sue monete.
noATXAPM, NIKor. Caduceo alalo.
Il caduceo di Mercurio, detto ( Homer.
Ilymn. in Mere. 127), può tult’iusieme alludere al
nome del primo magistrato IIOATXAPMOX, e mo-
strare che questi fosse discendente da K^pwg Ggliuolo
di Mercurio e di Aglauro (Pausan. I, 38, l:IIesych.
s. v. Kypuxss; Mùller, Min. Poi. p. 10).
XÌ2KPATHX , AIONTXOA12. Figura ignuda
stante di prospetto con modio in capo, con tre piccole
figurine nella d. e con arco nella s., e appiè di essa
due putti alati stanti in alto di riguardarla.
(1) Al disegno di questo tetradrammo il eh. Beulé appone quello
di una moneta di Alene in bronzo, che nel riverso ha per tipo
un tripode frapposto ad un fulmine c ad un capo di papave-
ro; ed avverte, che questi tre simboli si riferiscono ad Apollo,
a Giove ed a Cerere, ma non dà la ragione per la quale fossero
così consociali, lo spero d’averla di già appuntata avvertendo (An-
not. al C. I. Gr. n. 73 b) come nel giuramento solilo prestarsi
dai senatori Ateniesi solca giurarsi per Giove, per Apollo e per
Cerere: op.vvvai , za/ A/oc za/ ’Azu'oXXco , za! Ar'jx^rpa.
Nell’accennata moneta peraltro il tripode d’Apollo è assai maggiore
degli altri due simboli; e pare che in riguardo ad Apollo Patroo,
precipua deità degli Ateniesi. II eh. Beulé (p. 390) fra le copiose
monete di Atene in bronzo riguardanti Pallade ne riporla anche al-
cune rappresentanti la dea armala gradiente in atto di volgersi
indietro e di stendere la destra per sollecitare chi la dee segui-
re , e preceduta dalla sua civetta o dal serpe oìxovpGs senza
darne altra dichiarazione se non che ella vola al soccorso del suo
popolo. Ma, come già avvertii (Annali arch. 1847 p. 158 n. 4332),
pare senza meno così figurala Pallade IlpoxaOrjysr/s , che si fa
guida al caro suo popolo a salvarsi in sulle navi, allorché Temistocle
fece correr la voce, che il serpe e la dea aveano abbandonata l’a-
cropoli come vCP'/jycpjizsvT) z^pls SocXarrav at'ro/s ( Pitti*
Them. 10),
 
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