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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 169 (Giugno 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0158
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— 148

vaso Capuano, ov’è scritto in caratteri etruschi, ma
in forma osca Veneliis, sebbene poi si ripeta nella dif-
ferente forma Venilei (1) (Bull, nap.an. II p. 137).
Richiamai allora un’altra patera del museo di Berlino,
ove leggevasi Venileis in caratteri etruschi (Mommsen
unter. dial. p. 316). Ed ora più che mai fa bel con-
fronto alla nuova patera nolana la epigrafe latina della
stessa Nola, ove comparisce la gente Venilia (Momm-
sen inscr. r. neap. lai. n. 2044 ). Ripeto qui la os-
servazione che probabilmente la gente Venilia dee
riputarsi di origine etrusca ; perciocché nelle italiche
tradizioni troviamo rammentata una Venilia madre di
Turno (Virg Jen.X,75), ed un’altra ninfa dello stesso
nome madre di Canente (Ovid. metani. XIV, 834).
È assolutamente da porre a confronto col nuovo
graffito nolano una colonnetta sepolcrale di Orvieto,
ove si legge mi Venelus Vinuccnas (Lanzi saggio II p.
326 n. 199 sec. ediz. ; Amaduzzi alph.vet.elr. p. 33
§ 4 ) : e difatti è molto simile al nostro Venelus Xi~
irinas. Il eh. Fabretti bene a proposito confrontò la
stessa colonnetta col vaso di Capua; avendo entram-
bi i monumenti rapporto ad un Venelio Vinicio (vedi
la rivista contemp. di Torino fase. XXI, 30 maggio
1856, pag. 398 not. 1 ): non ne dedusse però che
il vaso di bronzo da me pubblicato fosse orvietano ;
siccome sostenne il eh. professore Orioli in un parti-
colare articolo, che ora non ho sotto gli occhi. Sarà
pur vero che in Capua fossero stabiliti individui della
medesima famiglia orvietana, ovvero l’opposto. La
importanza del confronto non potrà mai distruggere
il fatto che quel vaso di bronzo fu rinvenuto nella
nostra Capua.Comunque sia, ricavasi dalla colonnetta
di Orvieto che i due nomi Venelus Xilrinas sono geni-
tivi: e lo Xitrinas è quasi Setrinas dal noto nome Se-
thre, Sethra, che trovasi anche talvolta scritto Setri e
Seiria. E però da ricordare particolarmente il nome
Sethrnai di una epigrafe tuscaniense (giorn. arc.CXX
p. 239-240), che pare simile al nostro Sitrinas. In
questo leggesi l’i in vece dell’ e ; come abbiamo ve¬
ti) Con questa occasione vogliamo avvertire che in luogo delta
parola aeraciam da noi pubblicala in quella epigrafe, ci assicura
il eh. collega Garrucci leggersi di fatti aeracisislam: del che di-
remo a miglior tempo.

duto nell’ altro nome Limurces corrispondente al Le-
mercna.
4. Anche sull’ esterno di una patera tutta dipinta
di nero (tav. d’agg. n. 6), pertinente al sig. capitano
d’Arone, vedesi graffila quest’allra.
n V VY VI53O A A5I
Io leggo così :
Icarlhes iu chuup.
Non può esservi alcun dubbio che nel primo nome
al genitivo delibasi riconoscere il padrone della pa-
tera. Nell’ iu seguente vorrei ravvisare il pronome
10 ; giacché son persuaso che ne’ primitivi linguaggi
la forma ego (syw) non fu adottata che tardi, per to-
gliere l’iato fra due vocali. Appo gli Etrusci si man-
tenne viva la forma io, la quale ancor perdura dopo
11 correre di tanti secoli. L’ultima parola del nostro
graffito ci offre una prima osservazione, ed è la ge-
minazione dell’ V. La geminazione delle vocali non
si osserva ne’monumenti etruschi a noi pervenuti:
e non so se debba ritenersi qualche rarissimo esem-
pio ; mentre il Puiia di una epigrafe già edita dal
Lanzi (saggio voi.II p.294 n.87 sec. ediz.) fu recen-
temente riscontrato erroneo dal eh. sig. Conte Cone-
stabile (iscr. etr. di Firenze p.3 tav. 1 n. 1). Nondimeno
il graffito nolano da noi sopra riportato ci presenta
il nome Gnaiviies con una duplice i : ed ora il cuup
con un duplice u. Non voglio indagare se queste ge-
minazioni sieno dovute ad influenza osca : il fatto è
certo e non può cadere in controversia. Ma che cosa
dinoterà il vocabolo cup?Posto mente al monumento,
su cui è segnata la epigrafe, non potrà disconvenirsi
che la voce cup dinoti il nome del vaso : ed è bello
il vedere che questo nome corrisponde perfettamente
alla moderna denominazione di un vaso di quella
forma , cioè coppa. Del resto è noto che i Latini eb-
bero cuppa e cupa, sebbene in diverso significato di
un grande serbatoio di liquido. I Greci aver dovettero
un nome xuTfos o xvTry in questo medesimo significato
se nell’antichissima lingua ritrovasi il diminutivo xu-
vrsXoy o kutfjXXov, xw^às o xu7r$Wi$. Nel sanscrito
 
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