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Bullettino archeologico Napoletano — N.S.7.1858-1859

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Nr. 169 (Giugno 1859)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12306#0157
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— 147

Così il TTpóxóos de’ Greci passò agli Etruschi sotto
la forma pruchus, e rimase a Toscani sotto quella di
brocca.X confronto della vocepruchus proveniente dal
greco, è da citare un altro simile graffito pubblicato
dal eh. Mommsen (unt. dial. tav. XIII, n. 4), ove il
greco vaso trovasi trasformato in culchna :
dicendosi, siccome legge il eh. Garrucci: Vizleis Ve-
liteis culchna sim (v. questo Ballettino an. I pag. 86,
87 ). Ed è pure importante osservare che ricavasi da
quel monumento il vero nome delle piccole patere,
le quali si appellavano xuXixyui per distinguerle dalle
più grandi, a cui conviene il nome di Intanto
è da por mente che il pruchum è un vero accusativo:
ed è forse unico esempio nell’etrusco, a cui fa riscon-
tro la m finale di alcune voci adoperate in accusativo
nel dialetto Umbro (Lanzi saggio I p. 242 sec. ediz).
Non finisce ancor la importanza del nostro graffito ,
nel quale comparisce la voce ta determinante dell’ac-»
cusativo seguente. Dovrà dunque riconoscersi in essa
o un verbo, o una particella di simil forza e valore ;
Limurces ta pruchum significherà dunque : Ecco la
brocca di Limurcio. Nè voglio andar ricercando se
debba pensarsi a qualche cosa di simile al greco <ra's
abbreviato in 'ra, nel significato di prendi, vedi: non
altrimenti che si adopera il tò da’Toscani, ed il tè da’
Napolitani.
3. È all’esterno di una patera (tav. d’ agg. n. 5)
proveniente da Nola ed appartenente al signor tenente
de Benedictis.
U HI A T I
E notevole il primo carattere del secondo nome,
ch’è stato osservato altresì in altro graffito nolano già
da più tempo conosciuto (Mommsen unt. dial. tav.
XIII n. 8). Fu dato ad esso il significato di s, distin-
guendosi una duplice forma di questo elemento, che
nel medesimo graffilo si sarebbe scritto in due modi.
Lo stesso dovrebbe ritenersi pel nuovo graffito, ove
pur due forme differenti s’ incontrano per la stessa
pronunzia. Comunque una tale difficoltà potrebbe ri-
solversi colla corrispondenza del doppio s delle lin-
gue semitiche , pure non ne son troppo persuaso :

tanto più che questo carattere s'incontra unicamente
presso un popolo greco , e non già universalmente
nelle scritture etrusche. Sicché, ove ammetter si vo-
lessero le origini semitiche ancor troppo dubbiose per
l’etrusco , pure quel fatto non troverebbe, una facile
spiegazione. Io credo doversi ravvisare un X , vai
dire quasi un nesso del greco X e del nella forma
inclinata, come comparisce talvolta nelle epigrafi san-
nitiche delle medaglie di Fistluis (v. questo ballettino
an. Ili pag. 152).
Non è diversa, a mio avviso, la formazione dello
§ greco ; ove appunto una linea divide quasi una Z.
Riprendendo dunque il graffito del museo di Berlino
riportato dal Mommsen , ove si legge :
^iwitxiva • xai • aawAw
vi riconosco le seguenti parole :
Mamerces Huxinies.
Così c’imbattiamo in un nome osco, ed in altro di
greca derivazione: non altrimenti che si osserva ezian-
dio in un altro graffito pubblicato dal eh. Garrucci :
Mamerce Asciale; siccome dal medesimo mio dotto
collega venne osservato (v. questo bull. an. II p. 164
s.). E noterò di passaggio che il Mamerce Asolaie fu
da me ritenuto per un dativo (1. c. p. 167) : il che
veggo ora approvarsi dal eh. Conestabile ( iscr. ctr.
di Firenze p. 113).
Dissi VHuxinies di greca derivazione; giacche è ben
noto esistere in greco i vocaboli fébyfi ed al-
trettali; per non parlare dell’ nome di uno
degli antichissimi re di Atene (Nicol. Damasc. fragm.
V. fragm. hist. graecor. tom. Ili, p. 386, Muller).
Non mi sembran da richiamarsi a tal proposito gli
etruschi nomi Vaisi, Vuisinei, Vuisinal, Valsine, che
appartengono a tutt’altra significazione, e de’ quali
ha recentemente parlato con molla dottrina il eh. ra-
ffretti ( nelle nuove pubblicazioni del conte Conesta-
bile III p. 61 ).
Dopo le esposte considerazioni paleografiche, leg-
gerò il nuovo graffito nolano Venelus Xilrinas. La
gente Venelia trovammo noi stessi nella epigrafe del
 
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