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Bullettino archeologico sardo ossia raccolta dei monumenti antichi in ogni genere di tutta l'isola di Sardegna — 1.1855

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Nr. 11 (Novembre 1855)
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Spano, Giovanni: Arme antiche sarde, e talismani bellici
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https://doi.org/10.11588/diglit.10802#0171

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4-

l'accenna Lucrezio (1). Prima dell''invenzione elei ferro gli
uomini per difendersi, ed offendersi adoperavano frasconi
di alberi, e mazze di legno: Et item sylvarum fragmina,
rami: queste erano le armi colle quali combattevano gli
Eroi , come Ercole che vittorioso uscì dalle sue imprese
armato solo di clava ossia mazza di quercia o di olivastro
(V. pag. 58 di questo Bullett).

Dopo l'invenzione del ferro adoperarono questa materia
per foggiare le tante qualità d'armi quante erano neces-
sarie per i loro bisogni, e forse prima del ferro avranno
adoperato il metallo bronzo e rame. Ossia che il

ferro abbia resistito poco, ossia che minore ne fosse fuso, è
certo che dalle tombe sarde si ritraggono più armi di metallo
che di ferro. Queste consistono in ispade lunghe quasi un me-
tro, aguzzate da ambe le parti e scannellate, per cui pare che
si usassero per ferir meglio in lontananza scagliandole ai
nemici, che adoperandole impugnate in vicinanza.

Le armi però che con maggior frequenza si trovano in
Sardegna, e che possono vedersi nel li. Museo , sono le
ascie di bronzo, ora di un taglio come scarpelli, ora a due
tagli acuti, ed ora piatti a forma di scure (2). Queste da
molti antiquari! sono prese per si romeo ti di fabbri le-
gnarii o di scarpellini ; ma che siano veramente armi of-
fensive non è da dubitarsi, dacché queste col proprio
nome le troviamo unite ad altre armi. Il Profeta Baruch
parlando dei falsi idoli di Babilonia dice che avevano
nelle mani spade e scuri (3). Da ciò prende schiarimento

(1) Arma antiqua manus, ungues, dentesque fuerunt, Et lapides . . . . V.
282. Per pietre qui s'intendono i ciottoli, perchè esisteva nell'antichità una qualità
d'armi formate di pietra, oltre le glandes bellicae, come vedremo in altro articolo.

(2) In sardo le chiamano seguri (securis) de tronu , dalla falsa credenza d'es-
sere cadute dal Cielo formate dall'elettrico della folgore.

(3) Habent etiam in manu gladium et securim (C. VI. a). L'attributo della
bipenne di Giove Labranudeno deve ripetersi dall'Assiria dove da Layard si
scopersero divinità che nella destra avevano una scure. -
 
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