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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0036

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52

ARCHITETTURA GRECA. PARTE I.

del palazzo, che Paride aveva fatto costruire per uso suo particolare ; e più volte nei suoi versi si fa menzione dei
tempi che erano nella città: ma in tutte le sue descrizioni non si puoi conoscere quale fosse il vero stile di
tali edifizj, né la maniera con cui fossero costrutti. Le principali particolarità che quegli edifizj avevano, pare
che consistessero solo nella grande ricchezza degli ornamenti fatti con ogni specie di metalli più rari; per cui
maggiormente c'induce a credere, che fossero in allora più comuni i lavori in tale materia, di quelli in mar-
mo . Con tale specie di ornamenti erano forse coperti, a guisa di lastre, gli stipiti, le soglie, le porte e le altre
parti principali delle fabbriche, che Omero rilucenti d'oro e di argento ci rappresenta. La intiera costruzione
poi di quegli edifizj, sembra conveniente supporre essere stata fatta di una semplice maniera, come lo richie-
devano i mezzi che si avevano in allora, nella quale vi ebbe forse gran parte il legname, per quanto si può de-
durre dalla facilità con cui vennero tali fabbriche dal fuoco dei Greci distrutte (3).

Osservando d'altronde che tra le genti che concorsero alla difesa diTroja, molte ve n erano della Tracia,
della Frigia, della Licia, e delle interne regioni dell'Asia, (4) fra le quali si contavano pure quelle che Priamo
ottenne in soccorso dal ReTeutamo Assirio, che dominava in quel tempo nell'Asia, al quale Priamo era co-
me suddito considerato, (5) ci fa credere che i Trojani avessero avuto per l'avanti molto commercio con quei
diversi popoli ; percui avessero ancora comuni molti usi. Donde ne deriva che il modo di costruire partecipas-
se pure di quello che era con molta magnificenza da quei diversi popoli adoperato: cosicché gli edifizj dei
Trojani saranno stati probabilmente superiori in eleganza, a quelli che i Greci nelle loro città avevano sin'allora
fatti ; ed esaminando questi poterono essi aumentare le cognizioni risguardanti il modo di edificare con qualche
maggior nobiltà.

Nelle altre regioni dell'Asia Minore, che furono poscia dai Greci occupate, pare che si trovassero pure
città fabbricate sino da tempi antichi, con molti edifizj che F adornavano ; tra i quali era celebre il tempio di
Apollo Pizio, che era in Samo, il quale veniva considerato per uno dei più antichi tempj che si conoscesse (6).
L'altro tempio, che era pure in Samo consacrato a Giunone, si credeva essere stato eretto primieramente dagli
Argonauti, ed in prova della sua antichità conteneva ancora ai tempi di Pausania, benché con altra costruzione
rinnovato, la statua della Dea, che era stata fatta da Smilde di Euclide Eginese, il quale credesi che fio-
risse nel medesimo tempo di Dedalo Ateniese (7) • Il tempio in Didimi di Apollo era pure creduto essere stato
più antico dello stabilimento degli Joni ; e molto più antiche ancora della venuta degli Joni erano stimate le
cose che Diana Efesia risguardavano (8). Quantunque la primitiva costruzione di tali edifizj non si fosse ancor
fatta con quella nobile architettura, colla quale furono in appresso riedificati, è da supporre con tuttociò che
Parte di costruire avesse cominciato a prendere un qualche sistema, dal quale i Greci ebbero occasione di trarne
cognizioni principalmente col mezzo delle molte colonie, che colà si trasferirono, dopo che ebbero, per rela-
zione di coloro che furono alla guerra di Troja, maggiormente conosciuta la bontà di quelle regioni.

I primi Greci, che si trasferirono a stabilmente abitare le regioni dell'Asia Minore, pare che fossero di
quegli Eoli che, scacciati dagli Eraclidi dal Peloponneso, si misero sotto la condotta di Pentilo figliuolo di
Oreste, e che andettero ad occupare quella parte di tale regione situata tra la Jonia e la Misia, la quale ven-
ne chiamata dal loro nome Eolide: ed ivi fabbricarono Smirne con altre città (9). In maggior numero poi
vi andarono di quegli Joni che, scacciati dal Peloponneso, ove occupavano dodici città, (10) e rientrati nel-
1 Attica aumentando cotanto ivi la quantità della popolazione di cui il paese non poteva mantenere, (l 1) furono

(3) Stratone dopo di aver ragionato a lungo sulla vera posi-
zione di Troja, accenna che era ragionevole il credere non esservi
rimasto più alcun vestigio della citta. Poiché essendo nella guerra
saccheggiate le citta vicine, ma non distrutte affatto, e Troja rovi-
nata dai fondamenti, credeva che tutte le pietre di epiesta citta
avessero servito per ristampare le altre. (Strab. Lib. 13)

(4) Omer. Iliad. Lib. 2.

(5) Diocl. Sic. Lib. 2. e. 4.

(6) Pam. Lib. 2. e. 31.

(7) Id. Lib. 7. e. 4.

(8) Id. Lib. 7. e. 2. Nel castello di Pigela, vicino a Lfeso,

vi era pure un tempio di Diana Munichia che si diceva edificato da
Agamennone, ed il paese abitato dalle sue genti (Strab. Lib. 14)

(9) Fellej. Pater. Lib. \. N. 1. e Strab. Lib. 13. Quest'ul-
timo scrittore però sulla fede di McnecrateElaite accenna che tutto
il paese situato lungo il mare in tal regione dell'Asia, prima della
venuta di quelle colonie della Grecia, era occupato dai Pelasgi, i
quali formavano una grande nazione, vagabonda però e facile a
mutar di paese. A questi Pelasgi si attribuiva la costruzione del
grande muro posto distante trenta stadj da Larissa. (Str. Lib.\5.)

(10) Strab. Lib. 8.

(11) Tacid. Lib. 1. Proem.
 
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