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Canina, Luigi
L' architettura antica (Testo): Sezione 2, Architettura greca: Monumenti — Rom, 1834-1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.4999#0046

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m ARCHITETTURA GRECA. PARTE 1.

Seguendo tali buoni principj cominciò F arte dell'edificare presso i Greci a prendere un più nobile carattere
di quello che aveva per l'innanzi, ed a sistemarsi in quelle maniere che si erano formate. Ma pare che venisse
alquanto ritardato lo sviluppo di queste, per cagione principalmente delie grandi divisioni; che nella Grecia si
erano dai primi tempi stabilite, in modo tale che il numero delle città eguagliava quasi quello dei regni* donde
ne nacque la debolezza loro, e le guerre intestine che di soventi ebbero luogo tra quei tanti piccoli stati. Inoltre
furono di discapito allo sviluppo delle arti le molte turbolenze, che insorsero nelf interno di alcuni degli stessi
stati, ed il cangiamento di governo che generalmente ebbe luogo in essi, sino a tanto che non si sistemarono
con opportune leggi. Queste vicende pare che maggiormente si rendessero sensibili in Atene, allorché dopo la
morte di Codro, il popolo mutò la monarchia in una magistratura soggetta, la quale durando molto tempo
a stabilirsi, per non essere gli Ateniesi contenti della carica perpetua di Arconte, né anche della decennale,
e per le molte variazioni che succedettero, ebbe Atene nel qual frattempo a soffrire molte disavventure pro-
dotte dal non avere stabili leggi che regolassero il popolo; percui raccontasi da Plutarco, che le fazioni erano di
molto frequenti, e le liti ripullulavano ogni giorno, né sopra alcun punto si conveniva (63). Quasi consimili
turbolenze narrasi che accadessero in Sparta in seguito delle discordie dei due regnanti Euristene e Prode, le
quali sembra che continuassero ancora tra i loro discendenti sino a tanto che Licurgo, dopo di essere stato in
Creta, in Asia, ed in Egitto per istruirsi nella legislazione, fosse chiamato a reprimere le insurrezioni del popolo, ed
a regolare i costumi degli Spartani con le sue severe leggi, che furono da essi per lungo tempo osservate (64). Tebe
e le altre città principali della Grecia ebbero pure alquanto a soffrire nel sistemare le diverse nuove specie di
governo; le quali cose tutte, come si osserva comunemente dagli antichi scrittori, tennero quei popoli intenti
più alla propria conservazione, che a quelle cose le quali potevano portare qualche lustro alla nazione. Donde
ne deriva che la seconda epoca quivi considerata, ci offre solo pochi monumenti dell'arte, e non si trova illustrata
da nomi di insigni artisti, siccome in specie venne nobilitata l'antecedente epoca: e solo si nominano Egeo, e
Dioclc , che si dicono avere eseguite alcune opere per i Greci nell'assedio di Troja, senza però bene diffinirle (65).

Tali circostanze non poterono a meno di far ritardare di molto Y avanzamento delle arti tutte presso i
Greci. Però questo ritardo contribuì forse al maggior loro buon esito ; poiché ebbero i Greci così il tempo
avanti di adottare, segnatamente dell'arte di edificare, alcuna cosa a questa risguardantc, di bene esaminarla;
ed anche col sovente essere essi stati costretti in molte loro città di rifare quello che veniva distrutto dalle inimi-
cizie, davano luogo a progressivi miglioramenti. Questo stato di cose pare che continuasse per ben cinque o sei
secoli dopo la guerra di Troja, sino a tanto che non ebbero i Greci tutti sistemate le cose principali risguardanti
i loro regolamenti ; poiché da esse dipendettero anche i progressi che si fecero nelle arti.

(63) Plutarc. in Solone.

(64) Plutarc. in Licurgo. Le istituzione di Licurgo date agli
Spartani si dimostrano, tanto dagli scrittori antichi che dai moder-
ni, essere state poco favorevoli al buon esito delle arti; imperoc-
ché tendevano esse più comunemente a rendere vie più forti gli
uomini nell'arte della guerra. Quindi da ciò ne derivava che se,
come osserva Tucidide, si fossero devastate le citta dei Lecedemonj,
e che vi fossero rimasti i soli tempj, ed il suolo degli edifìzj, non
si sarebbe giammai potuto coli'andar del tempo concepire lo stato
di possanza, in cui erano essi giunti, né prestar fede a ciò che della
loro grandezza si narrava; giacche la regione non aveva le fabbri-
che unite, ne era adorna di tempj, e di magnifici edifìzj: ma se-
condo 1' antico costume della Grecia, veniva abitata a guisa di ca-
sali. (Tucid. Lib. 1. Proem.) Quindi è che gli Spartani tenevano
le assemblee al tempo di Licurgo in luogo, ove non vi erano por-
tici, ne altra fabbrica, e ne alcun apparato.Ed allontanando questo
istitutore dal paese le arti più ricercate, aveva abolito totalmente
il lusso, e fatto sì che gli Spartani si occupassero solo delle cose
più necessarie. Onde era per legge stabilito che tutte le abitazioni

avessero i solari fatti con legnami lavorati colla scure, e le porte colla
sega solamente, senza che si fosse impiegato altro istromento. Da
ciò accadeva che ad alcuno non veniva peranco in pensiere di avere
in case così rozze nessuna specie di ricche e sontuose suppellettili.
Per una tale costumanza narravasi che un certo Leotichide Sparta-
no, trovandosi in Corinto in una casa ove il legname del tetto era
stato esattamente lavorato, domandasse al suo ospite se in fai paese
nascevano i legni riquadrati. Licurgo aveva peraltro fondato un
(empio a Minerva soprannomato Optileti, ed un'altro ne fu eretto
dagli Spartani in suo onore dopo la di lui morte. (Plut. in Lic.)
(65) Le opere più insigni che si dicono da Omero edificate
dai Greci sotto Troja, l'una era il muro che fecero in difesa delle
loro navi, e che si descrive munito di torri e porte, e circondato
da fossi. E l'altra era la celebre tomba eretta ad Achille, là dove
sporgeva più innanzi il lido sull'Ellesponto. (Omer. IliJ. Lib. 7.
ed Odiss. Lib. 24.) Di quest'ultimo monumento solo si ha notizia
avere esistito sino al tempo di Strabone. (LibAZ.) Ma non bene si
conosce se questo era lo stesso di quello cretto primieramente dai
Greci.
 
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