ARCHITETTURA GRECA. PARTE I.
quello chiamato Ellenio, che eressero in comune quei delle città degl'Ioni, Scio, Teo, Focea, e Clazomene
dei Dorj, Rodi, Guido, Alicarnasso, e Faseli, e degli Eolj la sola Mitilene (3).
Per gli stabilimenti che tanto in Egitto, quanto nelle altre regioni si fissarono, divenendo i Greci più po-
tenti , e per il commercio che facevano con le diverse principali nazioni, più ricchi, le città che in quel tempo
si edificarono furono situate presso al lido del mare, occupando gl'istmi per avere maggior vantaggio al traf-
fico ; a differenza di quelle che nei tempi antichi per la loro debolezza si fondarono in luoghi discosti dal mare,
onde renderle sicure dalle infestazioni dei corsali. In tal modo i Greci, offrendosi scambievolmente i luoghi ove
poter fare il mercato, le entrate del danaro da ogni canto si accrebbero, e le loro città divennero doviziose e
potenti (4).
Corinto tra le altre città dei Greci per la sua posizione, fra due mari, favorevole al commercio, dive-
nuta sommamente ricca, prevalse in magnificenza sulle altre; percui sino dagli antichi tempi di Omero era
chiamata città opulenta (5). Per tali favorevoli circostanze e per i giuochi Istmici, che attraevano ogni tre anni il
concorso di molti Greci, pare che si adornasse con nobili edifizj, dei quali credesi poterne conoscere un resto
solo in quelle colonne doriche di basse proporzioni, che ancor rimangono nelle sue vicinanze (6) ; imperocché
gli edifizj della primitiva città furono rovinati nella distruzione che ne fecero i Romani comandati da Lucio
Mummio.
Gli Eginesi pure per il loro commercio, che anche fino da'tempi antichi prosperava, molte ricchezze
acquistarono, per cui si consideravano tra i primi popoli della Grecia, che si fossero dati per tempo a coltivare le
arti; ed in prova di questa inclinazione vantavano essi di avere avuto Smilide scultore, il quale credevasi che
vivesse nei tempi di Dedalo Ateniese (7) • Il principale edifizio, che nella loro isola avevano innalzato, si suppone
essere stato il celebre tempio di Giove Panellenio, del quale ne rimangono ancora alcune colonne doriche, (8)
che per le loro buone proporzioni indicano peraltro esserne stata rinnovata la costruzione del tempio nelle
epoche in cui le arti erano giunte alla loro perfezione.
In tal modo pure nell' isola di Delo, che l'emporio dei Greci era divenuta, (9) sontuosi edifizj credesi che si
fossero innalzati fino da'tempi antichi ; e principalmente attribuivasi grande antichità al tempio di Apollo, celebre
per le feste che ogni quattro anni si solennizzavano col concorso di molti Greci, il quale credevasi che inpri-
(3) Erod. in Euterp. Separatamente poi dagli indicati Greci,
che innalzarono in comune il tempio Ellenio, gli Eginesi, secon-
do lo stesso Erodoto, edificarono ivi il tempio di Giove, i Samj un
altro di Giunone, ed i Milesj ancora uno di Apollo. Questi edifizj
tutti, benché fossero stati innalzati in luogo, ove si trovavano cir-
condati dalle immense fabbriche Egiziane , dovevano .però con-
servare uno stile più uniforme alla maniera Greca, siccome si sono
ritrovate essere state edificate ivi altre fabbriche dai Greci.
(4) Tucid. Lib. 1. Proem.
(5) Omer. Iliad. Lib. 2. o>. 270. Tucid. Lib. i. Proem.
Erodoto poi, parlando della poca stima in cui erano tenuti gli ar-
tisti presso le altre nazioni, osserva che i Corintj tra gli altri Greci
erano quelli che li tenevano in maggior considerazione. (Erodot.
Lib. 2 e. 9.) Quindi a noi sarebbero pervenuti maggiori monu-
menti dei Corintj, se la città loro non fosse stata distrutta dai Ro-
mani comandati da Lucio Mummio. Peraltro Strabone, osservan-
do dall'alto dell'Acrocorinto le rovine della citta distrutta, aveva
potato conoscere ancora, che il circuito delle mura poteva essere di
circa ottantacinque stadj. Nella cima di tal monte vi stava ancora
un'antico tempietto di Venere, veduto pure dal Pausania. {Lib. 2.
e. 4.) Sotto la fontana Pirene situata presso al suddetto tempietto,
vi stava il Sisifeo, il quale conservava ancora al tempo del medesi-
mo Strabone non piccoli resti o di un tempio, o di un qualche
reale palazzo costrutto di candidi marmi. Nell'istmo poi vi era il
tempio di Nettuno Istmio, circondato da un bosco di pini, dove i
Corintj solevano celebrare i giuochi Istmici. (Strab. Lib. 8.) Offri-
va quindi una prova della ricchezza di Corinto nel tempo in cui
Cipselo teneva il governo, l'offerta che fece costui agli Olimpj; la
quale era una grandissima statua di oro cesellato, secondo quanto
riferisce lo stesso Strabone. E Pausania descrive a lungo l'arca di
cedro ornata con figure di avorio, di oro, e dello stesso cedro la
quale venne offerta similmente in Olimpia in memoria di essere sta-
to in essa salvato Cipselo, allorché appena nato i Bacchiadi pone-
vano ogni studio per scuoprirlo {Paus. Lib. 5. e. 17.)
(6) Le Roj. Les plus beaux monumens de la Grece. Tom. II.
Part. 2.
(7) Paus. Lib. l.c. 4.
(8) Dilettanti, antiq. of Jonia Part. 2. Inoltre esistevano an-
cora sino in questi ultimi tempi due colonne di altro tempio dorico,
creduto essere stato quello dedicato a Venere che stava vicino al
porto, secondo Pausania. (Lib. 2. e. 29.) Questo descrittore narra
che vi era vicino al medesimo tempio l'edifizio detto Eaceo, com-
posto da un grande recinto di marmo bianco. Si è rinvenuto ancora
un grande tumolo a poca distanza dall'indicato tempio, il quale
si crede comunemente essere stato il sepolcro di Foco descritto dal
medesimo Pausania. (Dodwett Travet in Greece e. 16.) Però a ca-
gione della sua grandezza fu da altri viaggiatori riconosciuto non
potere essere un sepolcro.- ma bensì un tumulo formato colle ma-
cerie delle pietre scavate nella costruzione del vicino recinto. {Ann.
di Archeol. per Fanno 1829.)
(9) Strab. Lib. 10. L'isola di Delo, per la sua posizione, es-
sendo favorevole al commercio dei Greci, divenne presto opulenta.
quello chiamato Ellenio, che eressero in comune quei delle città degl'Ioni, Scio, Teo, Focea, e Clazomene
dei Dorj, Rodi, Guido, Alicarnasso, e Faseli, e degli Eolj la sola Mitilene (3).
Per gli stabilimenti che tanto in Egitto, quanto nelle altre regioni si fissarono, divenendo i Greci più po-
tenti , e per il commercio che facevano con le diverse principali nazioni, più ricchi, le città che in quel tempo
si edificarono furono situate presso al lido del mare, occupando gl'istmi per avere maggior vantaggio al traf-
fico ; a differenza di quelle che nei tempi antichi per la loro debolezza si fondarono in luoghi discosti dal mare,
onde renderle sicure dalle infestazioni dei corsali. In tal modo i Greci, offrendosi scambievolmente i luoghi ove
poter fare il mercato, le entrate del danaro da ogni canto si accrebbero, e le loro città divennero doviziose e
potenti (4).
Corinto tra le altre città dei Greci per la sua posizione, fra due mari, favorevole al commercio, dive-
nuta sommamente ricca, prevalse in magnificenza sulle altre; percui sino dagli antichi tempi di Omero era
chiamata città opulenta (5). Per tali favorevoli circostanze e per i giuochi Istmici, che attraevano ogni tre anni il
concorso di molti Greci, pare che si adornasse con nobili edifizj, dei quali credesi poterne conoscere un resto
solo in quelle colonne doriche di basse proporzioni, che ancor rimangono nelle sue vicinanze (6) ; imperocché
gli edifizj della primitiva città furono rovinati nella distruzione che ne fecero i Romani comandati da Lucio
Mummio.
Gli Eginesi pure per il loro commercio, che anche fino da'tempi antichi prosperava, molte ricchezze
acquistarono, per cui si consideravano tra i primi popoli della Grecia, che si fossero dati per tempo a coltivare le
arti; ed in prova di questa inclinazione vantavano essi di avere avuto Smilide scultore, il quale credevasi che
vivesse nei tempi di Dedalo Ateniese (7) • Il principale edifizio, che nella loro isola avevano innalzato, si suppone
essere stato il celebre tempio di Giove Panellenio, del quale ne rimangono ancora alcune colonne doriche, (8)
che per le loro buone proporzioni indicano peraltro esserne stata rinnovata la costruzione del tempio nelle
epoche in cui le arti erano giunte alla loro perfezione.
In tal modo pure nell' isola di Delo, che l'emporio dei Greci era divenuta, (9) sontuosi edifizj credesi che si
fossero innalzati fino da'tempi antichi ; e principalmente attribuivasi grande antichità al tempio di Apollo, celebre
per le feste che ogni quattro anni si solennizzavano col concorso di molti Greci, il quale credevasi che inpri-
(3) Erod. in Euterp. Separatamente poi dagli indicati Greci,
che innalzarono in comune il tempio Ellenio, gli Eginesi, secon-
do lo stesso Erodoto, edificarono ivi il tempio di Giove, i Samj un
altro di Giunone, ed i Milesj ancora uno di Apollo. Questi edifizj
tutti, benché fossero stati innalzati in luogo, ove si trovavano cir-
condati dalle immense fabbriche Egiziane , dovevano .però con-
servare uno stile più uniforme alla maniera Greca, siccome si sono
ritrovate essere state edificate ivi altre fabbriche dai Greci.
(4) Tucid. Lib. 1. Proem.
(5) Omer. Iliad. Lib. 2. o>. 270. Tucid. Lib. i. Proem.
Erodoto poi, parlando della poca stima in cui erano tenuti gli ar-
tisti presso le altre nazioni, osserva che i Corintj tra gli altri Greci
erano quelli che li tenevano in maggior considerazione. (Erodot.
Lib. 2 e. 9.) Quindi a noi sarebbero pervenuti maggiori monu-
menti dei Corintj, se la città loro non fosse stata distrutta dai Ro-
mani comandati da Lucio Mummio. Peraltro Strabone, osservan-
do dall'alto dell'Acrocorinto le rovine della citta distrutta, aveva
potato conoscere ancora, che il circuito delle mura poteva essere di
circa ottantacinque stadj. Nella cima di tal monte vi stava ancora
un'antico tempietto di Venere, veduto pure dal Pausania. {Lib. 2.
e. 4.) Sotto la fontana Pirene situata presso al suddetto tempietto,
vi stava il Sisifeo, il quale conservava ancora al tempo del medesi-
mo Strabone non piccoli resti o di un tempio, o di un qualche
reale palazzo costrutto di candidi marmi. Nell'istmo poi vi era il
tempio di Nettuno Istmio, circondato da un bosco di pini, dove i
Corintj solevano celebrare i giuochi Istmici. (Strab. Lib. 8.) Offri-
va quindi una prova della ricchezza di Corinto nel tempo in cui
Cipselo teneva il governo, l'offerta che fece costui agli Olimpj; la
quale era una grandissima statua di oro cesellato, secondo quanto
riferisce lo stesso Strabone. E Pausania descrive a lungo l'arca di
cedro ornata con figure di avorio, di oro, e dello stesso cedro la
quale venne offerta similmente in Olimpia in memoria di essere sta-
to in essa salvato Cipselo, allorché appena nato i Bacchiadi pone-
vano ogni studio per scuoprirlo {Paus. Lib. 5. e. 17.)
(6) Le Roj. Les plus beaux monumens de la Grece. Tom. II.
Part. 2.
(7) Paus. Lib. l.c. 4.
(8) Dilettanti, antiq. of Jonia Part. 2. Inoltre esistevano an-
cora sino in questi ultimi tempi due colonne di altro tempio dorico,
creduto essere stato quello dedicato a Venere che stava vicino al
porto, secondo Pausania. (Lib. 2. e. 29.) Questo descrittore narra
che vi era vicino al medesimo tempio l'edifizio detto Eaceo, com-
posto da un grande recinto di marmo bianco. Si è rinvenuto ancora
un grande tumolo a poca distanza dall'indicato tempio, il quale
si crede comunemente essere stato il sepolcro di Foco descritto dal
medesimo Pausania. (Dodwett Travet in Greece e. 16.) Però a ca-
gione della sua grandezza fu da altri viaggiatori riconosciuto non
potere essere un sepolcro.- ma bensì un tumulo formato colle ma-
cerie delle pietre scavate nella costruzione del vicino recinto. {Ann.
di Archeol. per Fanno 1829.)
(9) Strab. Lib. 10. L'isola di Delo, per la sua posizione, es-
sendo favorevole al commercio dei Greci, divenne presto opulenta.