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Canina, Luigi
Descrizione dell'antico Tusculo — Rom, 1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.3742#0030
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PARTE I. STORIA GAP. 11.

29

sino a tutto il regno di Romolo non si stese al di là delle cinque miglia della stessa
città. Nulla pure venne esposto sui tusculani nelle cose narrate sotto il pacifico
regno di Numa; perchè esso non turbò la pace dei popoli limitrofi.

Regnando Tulio Ostilio accadde Festerminio di Alba-lunga, ossia di quella
città che fu la capitale dell'antico Lazio, e dalla quale furono dedotte le trenta
colonie nelle città dei prischi latini; e così una tale insigne città rimase vittima
dell'ultima delle sue colonie, quale fu Roma, come in particolare Dionisio osservava
dopo di aver esposta una chiara descrizione sullo stesso esterminio. Quantunque si
dicano che tutti gli albani rimasti in vita venissero trasportati in Roma e stabiliti
sul Celio, e le terre loro si fossero aggiunte al territorio romano; pure è da credere
che alcuni di quegli abitanti, sfuggendo l'indicata forzata destinazione, si fossero
ricoverati presso i popoli circonvicini, tra i quali i tusculani precipuamente si do-
vevano annoverare, e di alcune delle terre degli albani, lasciate in abbandono per
mancanza di uomini che le coltivassero, se ne fossero prevalsi i tusculani per in-
grandire il loro territorio. Così quantunque nelle narrazioni di tale avvenimento non
sieno riferite alcune cose a riguardo dei tusculani, pure può dedursi con evidente
probabilità che essi tirassero alcun beneficio dalla disgrazia degli albani. E appunto
soltanto da questa circostanza che si può con maggior evidenza fissare l'ingrandimento
del Tusculo, ed il dilatamento della città protratto dalla sommità del colle primie-
ramente occupata e cinta con le mura telcgonie, nel sottoposto piano rivolto verso
occidente, ove rimangono reliquie importanti ed in maggior conservazione delle
fabbriche erette dai tusculani in tempi di prosperità; perciocché nessun altro avve-
nimento, che si conosca accaduto in questi primi tempi, si presta a favorire mag-
giormente tale ingrandimento del Tusculo. Era inoltre richiesto lo stesso dilatamento
dal bisogno che si aveva di avvicinarsi di più al luogo in cui scaturiva l'acqua poc'anzi
accennata. Non però è da credere che questa parte di città aggiunta venisse cinta
con mura più forti di quelle della primitiva città ; giacche nella guerra di Annibale si
notano da Silio Italico in particolare aver ancora servito di difesa le mura telegonie,
come nel seguito osserveremo. Lo stesso avvenne in Roma, la qual città, quantunque
nel suo stato di prosperità si fosse di molto stesa al di fuori dei limiti stabiliti sotto il
governo dei re, pure conservava sempre le mura edificate da Servio, che erano
perciò state ricoperte dalle case. Così il Tusculo dovette primieramente stendersi
nel piano sottoposto con abitazioni non cinte con valide mura ; ma poi renden-
dosi maggiormente quel luogo popolato, dovette cingersi con un secondo giro di
mura edificate però con minor fortezza di quelle della città primitiva che divenne
la rocca, o cittadella, come accadde in molte altre città antiche. Si ridusse in tal
modo il Tusculo ad esser composto della cittadella, che dai latini solevasi distin-
guere col nome arx, e della città abitata, che si conosce particolarmente da Livio
essersi indicata colla comune denominazione oppidum.

Allorché le città latine divennero per la prima volta discordi da Roma, per-
chè, essendo stata distrutta Alba-lunga, ricusarono di sottomettersi ai romani
 
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