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L'ANTICO TUS CU LO

Tusculo che venne denominata dei Cecilii. Esso fu rinvenuto di buonissima conser-
vazione in tutta la parte superiore che è ornata dalle scolture figurate, ma man-
cante del piede, che fu supplito sulle tracce di altri simili vasi antichi- Il marmo in
cui venne scolpito è di bellissima qualità e reso trasparente per la piccola grossezza
in cui fu ridotto. La scoltura, come il marmo, vedesi chiaramente esser proveniente

dalla Grecia. La eleganza della forma e la eccellenza del lavoro, non che la singola-

rità della scoltura figurata, lo rendono uno dei più preziosi vasi che ci sieno stati
conservati.

TAVOLA XL. Per dimostrare più chiaramente la scoltura figurata che orna il
medesimo vaso, si è esposta la medesima svolta e delineata in scala maggiore nel-
l'enunciata Tavola. E siccome in un candelabro del museo Borbonico di Napoli
vedesi in circa lo stesso ornamento; così si è pure esso delineato svolto nella stessa
Tavola onde farne il confronto. Nella Fig. 1 offresi il manico congiunto con le due
teste di satiri al vaso tusculano; e nella fig. 2. è delineato il vaso che sta posto sopra
r indicato candelabro del musco Borbonico, intorno al quale venne scolpito il simile
ornamento del nostro vaso di marmo. Dopo che gli espositori dello stesso real museo
illustrarono quel candelabro con molti altri simili utensili, rinvenuti negli scavi di Er-
colano e di Pompei, il cav. Avellino, descrivendolo di nuovo nella recente pub-
blicazione, osservava che questo era singolarmente il più ricco d'ornamenti, e non
solo nel disco, ma pure elegantissimi ne mostrava nel vaso soprapposto allo stelo,
ove quattro grifi miratisi divorare due prede, tenendo due di essi un toro abbran-
cato, e due un cervo (17). Se di tanto pregio si credette esser meritevole l'indicato
candelabro, in quanta maggior considerazione ora si dovrà tenere il vaso tusculano;
perciocché esso ci offre con più perfezione di lavoro gli stessi gruppi di grifi. Dif-
feriscono nei due monumenti queste figure soltanto che nel candelabro due dei grifi
abbrancano un bue e gli altri due un cervo, mentre nel vaso vi sono soltanto cervi
tra i grifi, e tanto nel mezzo di essi quanto nelle congiunzioni dei due gruppi vedonsi
candelabri. Credevansi dagli antichi essere stati i grifi custodi delle miniere d'oro e
che avessero spesso fatti combattimenti cogli Arimaspi, uomini di un sol occhio,
come in particolare venne dichiarato da Erodoto, da Eliano, da Pausania, da Filo-
strato e da Plinio (18); e già l'illustratore dell'anzidetto candelabro aveva osser-
vato che non solo i grifi erano usi a pugnare con gli Arimaspi, ma con i quadrupedi
ancora, e sempre ne uscivano vincitori ad eccezione del lione e dell'elefante, coi quali
non osavano contendere, come venne indicato da Eliano; e Apollonio soltanto
alla tigre li faceva inferiori. Ora per quanto vedesi espresso in questo vaso trovasi
confermato essere stati creduti più veloci dei cervi, per averli potuti afferrare tra le
loro zampe. Erano poi gli stessi grifi sacri ad Apollo, ed i candelabri interposti, che
pure si solevano considerare come simboli di Apollo del Sole, confermano una tale

(17) Real Museo 'Boriamo Volume III. Tao. LXl.

(18) Erodoto Lib. III. e. 116. e Lib. IV. e. 13. e 27. Eliano De Nat. Ànim. Lib. IV. e. 72. Paulonia Liti. I.
Altic. r. 24. Filostrato. Vii. Apoll. Lib. III. e. 48. Lib. VI. e. 1. e Plinio Hist. Nat. Lib. VII. e. 2. e Lib. X. e. 70.

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