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Canina, Luigi
Descrizione dell'antico Tusculo — Rom, 1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.3742#0155
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L'ANTICO T IT S CU LO

eseguiti ora e forse da non poterli imitare con tanta facilità. Prendendo a conside-
rare siffatti resti, che veramente li trovai di lavoro più perfetto che in qualunque altro
luogo ove si scopersero tali opere, vidi che non solo i differenti strati dell'intonaco era-
no spianati e levicati, ma pure la stessa superficie colorita era resa lucida in modo da
farla apparire qual marmo portato a pulimento. Per ottenere tanta levicatezza è d'uopo
credere che si sieno stesi i colori a molta grossezza, e che si sieno poscia resi lucidi
colla pietra pomice e col piombo, come precisamente suol praticarsi per ricavare
il lucido al marmo. Si solevano le stesse superficie colorire più comunemente o con
un bel rosso alquanto cupo e simile al marmo denominato volgarmente rosso antico,
o con un bel nero morato, o con un giallo egualmente bello e simile alle macchie
più forti del marmo cognito sotto la volgare denominazione di giallo antico. Siffatte
superficie, così colorite e rese assai levicate e lucidi, servivano di fondo per i dipinti
ornamentali e figurati, e questi si vedono ricavati con colori di corpo; e siccome,
ove accadeva il bisogno, vennero ben impastati; così è da credere che si sia fatto
uso della cera. Si dovrebbe studiare per bene questo metodo dai nostri pittori di
decorazione; perchè presenta certamente una superiorità a quanto si suole ora pra-
ticare. La maestria poi con cui vedonsi eseguiti quei dipinti è sorprendente: e tanto più
si reputerà tale quando si osservi che essi appartengono soventi a case di particolari e
che sono poste in luoghi non nobili: mentre se ci fossero stati conservati i dipinti degli
edifizj pubblici e delle fabbriche dei più doviziosi signori di Roma, ove poterono esser
stati impiegati i più abili artefici, si avrebbero al certo prove di maggior eccellenza di
lavoro. Vitruvio, disaprovando i dipinti rappresentanti cose che né sussistevano nella
natura né potevano procurarsi coll'arte, che eransi introdotti ai suoi tempi, osser-
vava che quanto i più antichi si sforzavano collo studio e la sagacità di rendere pre-
gevole coli'arte le opere, altrettanto al suo tempo si cercava di ciò conseguire colla
squisitezza dei colori; e così all'ingegno dell'artista si suppliva col dispendio del pro-
prietario, giacche solevasi dai suoi antenati servirsi del minio tanto parcamente
quanto di un medicamento. Ma al suo tempo tutte le pareti ne venivano ricoperte e
si aggiungeva la crisocolla, l'ostro e l'armenio (2). Dalle esposte prove è d'uopo con-
venire che non sempre presso i tusculani precipuamente si cercava di supplire alla
mancanza di conoscenza nell'arte del dipingere coli'artifizio dei lucidi colori: ma
pure si soleva spesso unire l'uno all'altro metodo. E di ciò ne restavo più che mai
persuaso, osservando l'artifizio posto in uso in una testa di figura di donna, che

dovette servire al comune ornamento di una volta, e che rinvenni negli scavi ultima-
ci

mente fatti nella casa detta dei Cecilii, come già si è fatto conoscere descrivendo gli
oggetti esposti nella Tav. XXXVIII; poiché mentre si vede dipinta con eccellenza di
lavoro, venne poi ricavata su di un bel fondo levicato e di lucido colore. Simili
altri frammenti dipinti, che poteronsi conservare e che vennero rinvenuti negli stessi
scavi, confermano maggiormente la perizia in tal genere di decorazione.

(2) Vitrmio Lib. VII- <■. 5.

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