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Canina, Luigi
Descrizione dell'antico Tusculo — Rom, 1841

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https://doi.org/10.11588/diglit.3742#0162
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PARTE III. MONUMENTI CLASSE VI.

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di lavori di terra cotta, aveva introdotta la plastica in Italia. Quindi aggiungeva
che era pur tradizione che Dibutade avesse aggiunto il rosso, ossia il tingere le dette
opere di creta con il color rosso; e che fu il primo ad ornare le tegole nelle estre-
mità degli imbrici con maschere , le quali da principio le appellò protipi, protypa,
e poscia fece i getti dei tipi, ectypa. Con siffatte opere, adornandosi i frontispizj dei
tempj, si denominarono essi plastici (1). Qualunque sia la vera origine delle stesse
opere di terra cotta, perchè varie su di ciò sono le opinioni, è certo però che pri-
mieramente si dovettero impiegare i tipi, typa, o le repliche degli stessi tipi ori-
ginali, protypa, che si facevano a mano ; e poscia s'introdusse l'uso, per maggior
facilitazione, di ricavare le forme di creta dagli stessi tipi originali, le quali si tro-
vano pure essersi fatte cuocere per maggiormente conservarle, e da queste si estras-
sero tante repliche quante ne abbisognavano senza doverle modellare di nuovo
tante volte, le quali si denominarono ectypa, ossieno tratte dai tipi. Quest'uso tro-
vasi contestato dalle molte eguali repliche, che si rinvengono tra le reliquie degli
antichi edifizj anche situati in luoghi distanti I uno dall altro. Dalla stessa esposta
indicazione si conosce ancora che primieramente le opere di terra cotta si tinge-
vano semplicemente col color rosso, del quale erano gli antichi assai amanti. Si
dipi nsero poscia con diversi colori; e come venisse introdotto quest'uso trovasi
dichiarato pure da Plinio nel dire che lodatissimi furono Damofilo e Gorgaso nella
plastica, e che erano nel tempo stesso pittori. Con tutti i due i generi di tale arte
avevano essi in Roma adornato il tempio di Cerere presso al circo Massimo, ove
con versi greci leggevasi registrato essere a destra l'opera di Damofilo ed a sinistra
quella di Gorgaso. Osservava poscia lo stesso Plinio, sull'autorità di Varrone, che
avanti la edificazione di tale tempio ogni cosa negli edifizj si faceva all'uso toscano.
E nello stesso tempio, allorché si rifece, si trovarono le pareti essere state ricoperte
con tavole marginate ed incassate, e cosi le figure collocate nei frontispizj. Dallo
stesso Varrone si attestata che in Roma era un certo Posi che immitava al naturale
pomi ed uva; ed anche celebrava egli Arcesilao famigliare di Lucio Lucullo, i cui
modelli, proplasmata, erano acquistati a più caro prezzo dagli artefici che quei degli
altri (2\ Considerando primieramente quanto venne esposto sull'uso di dipingere
le terre cotte introdotto da Damofilo e Gorgaso, ò da osservare che viene esso conte-
stato da diversi frammenti delle stesse opere di terra cotta precipuamente rinvenuti

(1 ) Demaratiim cero e r endem urbe {Corintko) profiugum, qui in Elniria Tarqiiinium Priscum regem populi romani
genuit\, comitatos fictorcs Euchira et Eugrammum : ab ih Italiae traditam plastico). Dibutadis inventum est, rubricam
addire, autex rubrica cretam fingere primusque personas tegularum extremis imbririlms iniposuit, qua» inter initiaprotypa
vocavit. Postea eetgpa feeit. Iline et fastigia templorum orla, propter lame plastae appellati.(PIin. llist. Nat. L.XXXV.cAì.)

(2) Plastae laudatissitni [nere Damophilus et Gorgasus, iidem ine pictores, qui Cereris aedem Romae ad circum Maxi-
mum utroque genere artis suae exeoluerunt, versibus inseriplis grucce, quibus significarunt a dextera opera Damophili
esse, ab lattea Colgasi. Ante hanc aedem Tuscanica omnia in aedibus fuisse, auctor est M. Varrò. Ex hoc, quvm reficere-
tur, crustas pitrietuut excisas tabuli* marginata inclusas esse: item signa ex fastigiii dispersa. Fecit et Chaìcosthencs
cruda opera Allients qui locus ab officina eius Ceramicos appellatur. M. Varrò tradii stbi cognitum Romae Posìm nomine,
a quo facta poma et uvas, ut non pass ,s adspectu discernere a veris. Idem magnificat Arcesiìaum, Ludi Luculli familia-
rem, cuius proplasmatapiarti lenire solila urlificibus ipsis, quam aliorum opera. [Plinio, flirt. Nat. Lib. XXXV. e. 45.)
 
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