Ti* F
M
De
261
.A A A A "« tr **~
9
j? «,'«!
» 1 <' ot
; 0 ^ i
r
Aueuasoifauolosi Dei de gli antichi eo$
partiti gli offici fri loro, che si duosolamen
te fu dato carico diportarsle dittine Imba» M ^ . .-
sciate. LVno era Mercurio Nuncio di Gio- ^^s*
uè, & l'altra Iride, che sèruiua a Giunone?
ma né però sì che Gioue non le comandas-
seancora alle volte* Bene è vero,che di
questaegli non 11 seruiua, iè non quando
voleua, che foise annunciata a i mortali
guerrra y pcste, fame, ò qua! che altro gran male 3-& per le cose pia
piaceuolipoi mandaua Mercurio, che parola lignisica, il quale pa-
rimente Kon solo di Gioue, ma di altri .Dei ancora fu -nirnck), e me£>
saggiero, secondolefauole, lequalisotto laiìttione di coftui inte-
serolinterpretedeiDei,essendoche la fanella fri noi e/pone quel-
lo , che l'animo-, il quale è di noi la parte diuina vha gii conceputOo
Ma lasciandoqueste spositioni per :hora, veggiamo come la vana_j Mercurio *®
credenza de gli antichi lo fece, hauendolo per .-lo Dio non solamente suo osficio»
de i Nuncij,ma,che al guadagno ancora folle sopxa/econdo che egli
di sé medeiimo dice appresso di Plauto.
Manno a me gli altri Dei, conceffla^e data
La cura dei mejsaggiye del guadagno.
Nel libro delle anticaglie raccolte da Pietro Appiano si vede cho
fu gii fatto per Mercurio, vn giouane lènza barba, con due alette Co»
praleorecchie, tutto nudo ,.se non cheda gli homeri gli pendeua di
dietro vn panno non troppo grande, e teneua con la delira mano vna
borsaappoggiata fòprail capo di vn capro, che gli giaceuaii piedi
insicine con vn Gallo , & nella lìniitra haueua ii Caduceo* Quello
era insegna propria di Mercurio, come rhauere anco l'ali in capo, &
a piedi : onde i Poeti quali tutti lo dilegnano in quello modo, facen-
do , che egli habbi le penne ai piedi, le quali chiamano Talari, & in
R 2 ' mano