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Polska Akademia Umieje̜tności <Krakau> / Komisja Historii Sztuki [Hrsg.]; Polska Akademia Nauk <Warschau> / Oddział <Krakau> / Komisja Teorii i Historii Sztuki [Hrsg.]
Folia Historiae Artium — NS: 4.1998

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Boskovits, Miklós: Un dipinto poco noto della collezione Lanckoroński e il problema di Don Diamante
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https://doi.org/10.11588/diglit.20617#0163

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Folia Historiae Artium
Seria Nowa, t. 4 (1998)
ISBN 83-86956-33-X
ISSN 0071-6723

Miklós Boskoyits

Un DIPINTO POCO NOTO DELLA COLLEZIONE LaNCKOROŃSKI
E EL PROBLEMA DI DON DlAMANTE

Non mi risulta che ąuesta tavola raffigurante S. Giaco-
mo maggiore (fig. 1), entrata a far parte della collezione
ciel conte Karol Lanckoroński verso la fine del secolo scor-
so, abbia attirato finora 1’attenzione degli studiosi1. E un
dipinto di ąualita fine che si presenta decurtato in alto e
soprattutto in basso e inserito in una bella cornice cinąue-
centesca, ma che indubbiamente risale ad una data ben
piu antica, come suggerisce peraltro la sua attuale attribu-
zione alla cerchia di Filippo Lippi. A prescindere dai ritagli
e dalia parziale ridoratura, lo stato di conservazione e buo-
no, ma non e facile immaginare quale funzione potesse
avere in origine ąuesta figura di santo isolata sulforo del
fondo, di formato un po’troppo piccolo per avere fatto
parte di un polittico, ma troppo grandę per essere fram-
mento di una predella o di un altarolo portatile2. Il riferi-
mento alla cerchia lippesca, eon il ąuale 1’opera venne a
suo tempo acąuistata, e certamente corretto, ma credo
possa essere meglio precisato: infatti, se non vedo małe, il
dipinto spetta a Diamante di Feo detto Fra (o meglio Don)

1 Inv. N. 4921. Il dipinto misura m. 0.52 x 0.325; eon la
cornice cinąuecentesca m. 0.625 x 0.55. Ringrazio il Dott. Kazi-
mierz Kuczman delle Collezioni Artistiche del Wawel per le sue
cortesi informazioni relative al dipinto. Questo e stato illustrato,
mentre il presente articolo e ormai in bozze, in un articolo sulla
collezione Lanckoroński (cfr. K. Kuczman, Uwagi o wybranych
obrazach z kolekcji Lanckorońskich, Folia Historiae Artium, N. S.,
2-3, 1996/1997, pp. 166—167) che registra le attribuzioni a Fra
Diamante, proposte indipendente da Luciano Bellosi e da chi
scrive.

2 Al tempo della realizzazione della tavola di Cracovia, polittici
o trittici a fondo oro venivano eseguiti ormai raramente a Firenze;
gli esempi oggi noti sono costituiti comunąue in genere cla tavole
alte c. m. 1.30-1.40, come ad esempio i laterali di trittico di Zano-
bi Machiaveli, Nn. 586-588 nella National Gallery di Londra (cfr.
National Gallery. Illustrated General Catalogue, London 1986 (2a
ed.), p. 340). Esiste tuttavia anche un caso particolare, come quel-
lo del Trittico oggi disperso del Cardinal Torąuemada, dipinto ver-
so la fine della sua vita dal Beato Angelico. Qui 1’elemento centra-

le, eon la Crocifissione (Cambridge, Mass., Fogg Art Museum),

misura solo m. 0.88 * 0.36 e il laterale superstite raffigurante un

Diamante, discepolo e collaboratore del Lippi, il cui profi-
lo artistico solo in anni recenti ha cominciato a delinearsi3.

Anch’egli carmelitano, Diamante inizia la formazione
artistica probabilmente accanto a Fra Filippo ed e docu-
mentato nella sua bottega - della ąuale fara parte fino alla
morte del maestro - a partire dal 1447. Nel frattempo si
toglie la tonącą dei carmelitani e fino dal 1460 e ricordato
come monaco delfordine di Vallombrosa. Compie vari viag-
gi - certamente per lavoro - a Roma ed e attivo lunga-
mente a Prato, clove sara successore del Lippi nella carica
di cappellano delle monache di Santa Margherita. Nel 1472
risulta ospite del monastero di San Pancrazio a Firenze,
citta in cui, per motivi a noi sconosciuti, viene incarcerato
nel 1489- Ancora (o nuovamente?) e in carcere nel 1498,
allorche 1’ambasciatore fiorentino del duca di Ferrara ne
auspica, in considerazione dei meriti artistici, la liberazio-
ne4. Nonostante la relativa abbondanza di informazioni, nes-
sun dipinto firmato o documentato del maestro vallom-
brosano ci e pervenuto, e sono ąuincli molte le incertezze

Santo papa (California, collezione privata) m. 0.46 x 0.16. Cfr.
J. Pope-Hennessy, Fra Angelico, London 1974 (2a ed.), pp.
218-219.

3 Sulla vita di Don Diamante si vedano alcuni brevi ricordi del
Vasari e i relativi commenti del suo editore (G. Vasari, Vite, vol.
II, a cura di G. Milanesi, Firenze 1878, pp. 620, 627 e 640-642),
nonche la recente, ben-documentata biografia di E. Borsook in:
Dizionario-biografico degli italiani, vol. XXXIX, Roma 1991, pp.
634-636.

4 La lettera di Manfredo Manfredi ad Ercole I d’Este, del 2
gennaio 1498 (cfr. A. Venturi, Don Diamante in prigione nel
1498, Arte e storia, vol. III, 1884, p. 101), costituisce 1’ultimo
ricordo delfartista ancora in vita. Poiche risulta che ad imprigio-
narlo fosse 1’abate vallombrosano del monastero di San Salvi, la
vicenda potrebbe essere legata alle lotte intestine verificatesi
nelFordine (cfr. N. Vasaturo, Vallombrosa. L’abbazia e la Con-
gregazione, a cura di G. Monzio Compagna, Vallombrosa 1994,
pp. 129-140) alla fine del XV secolo, anche se poteva pure trattar-
si di conseguenze dei conflitti fra Don Diamante e alcuni altri
membri delfordine per motivi di carattere economico (cfr. in pro-
posito le informazioni raccolte dal Milanesi e dalia Borsook).

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