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Hülsen, Christian
Le chiese di Roma nel medio evo: cataloghi ed appunti — Firenze: Olschki, 1927

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https://doi.org/10.11588/diglit.49250#0396
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S. IACOBI DE ALTOPASSU

264

2. S. IACOBI DE ALTOPASSU. II LI.
Taur. 215 (hospitale S. J. Altipassus) : habet fratrem I - Sign. 292.
Chiesetta dipendente dal celebre ospedale di Altopasso, ovvero Alto-
pascio, nella diocesi di Lucca (ora di Pescia). La più antica menzione si
trova in una bolla di Bonifazio Vili del 29. marzo 1302 (voi. Ili p. 398
n. 4501 ed. Digeard), per la quale la rectoria hospitalis S. lacobi, siti in
centrata que dicitur Cortina parva de Urbe, ad hospitale sancii lacobi de Al-
tipassu Lucanae diocesis pertinentis, viene concessa ad un tale Giono de
Alonis de Prato. Nella tassa di Pio IV (sopra p. 90 n. 82) è ancora re-
gistrata sotto il nome di ó’. lacobo d'alto passo con S. Anigro nel rion di
Ripa; ma nel 1550 (Piazza Opere Pie II p. 82) la ebbero i ferrari, che
la dedicarono al loro protettore S. Eligio, e perciò già nel catalogo di
S. Pio V (sopra p. 104 n. 258) essa è detta A Alò della compagnia dei fer-
rari. La compagnia fece poi abbattere la vecchia chiesa e costruire al
suo posto quella tuttora esistente di S. Eligio, chiamata volgarmente
S. Alò. L’iscrizione presso Forcella XI p. 318 n. 450 ricorda che nel
1562 fu restaurato hoc divis Eligio lacobo et Martino dedicatimi vetustate fere
collapsum et dirutum Dei templum.
Del Sodo Valliceli, f. 126, Vatic. p. 40 (S. Alò) ; Lonigo Barb. f. 23, Valliceli,
f. 34 v. (S. Giacomo e Martino); Torrigio S. Teodoro p. 251; Panciroli i-
2 720 (S. Eligio); Martinelli 361; Armellini 1 246 2 634.

3. S. IACOBI DE ARMENIS.

II Lf.

Taur. 122 (oratorium S. lacobi de Harmenis) : habet XII fratres.
Secondo l’ordine topografico del catalogo, questo santuario doveva
sorgere a sud della basilica di S. Pietro, presso S. Salvatore in Ter-
rione e S. Zeno. Ivi, come ha dimostrato 1’Em. Ehrle, esisteva la contrada
degli Armeni, corrispondente a quell’isola di case ad oriente del Palazzo
dell’inquisizione, la quale fu distrutta soltanto nel principio di questo se-
colo per dare un accesso più largo alla porta Cavalleggieri. Nel co-
dice di Torino è scritto in margóne : nota qpiod) isti Harmeni habent
uxores et filios \secund~\uni riium suum ; lo stabilimento dunque deve aver
avuto qualche estensione. La più antica memoria sarebbe l’epigrafe se-
polcrale di un superiore del monastero chiamato Stefano Lazzaro Vanense,
defunto nel 1246: la lapide, scoperta, secondo il Suarez (circa il 1660) z>z
C. Petri porticu e poenitentiaria vetere, ora si conserva nel Museo Latera-
nense. Può essere che il nome dal santuario sia stato cambiato più tardi
 
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