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Hülsen, Christian
Le chiese di Roma nel medio evo: cataloghi ed appunti — Firenze: Olschki, 1927

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https://doi.org/10.11588/diglit.49250#0628
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S. VALENTINI EXTRA PORTAM 496
dici deteriori del catalogo di Cencio (e nell’edizione del Mabillon) il nome
è corrotto in Sì Valentini de Romomiximo : fu una idea poco felice di
Emiliano Sarti voler correggere il cognome in de Bomu maximu met-
tendo in relazione con la pretesa chiesa di S. Valentino presso la
Scuola Greca (sotto n. 3) : il suo cognome avrebbe così conservato la
memoria dell’Ara Massima di Ercole — dalla quale la chiesuola regi-
strata dal Cencio distava in realtà quasi un chilometro. Non di meno
il Lanciani (Storia degli scavi III p. 42) ha ripetuta la congettura del
Sarti, e disegna sul foglio 28 della sua Forma Urbis la chiesa di A Va-
lentino de Bomo maximo presso S. Maria in Cosmedin.
Del Sodo Valliceli, f. 141 v., Vatic. p. 350 (S. Valentino alli Mattei) ; Panci-
roli 1 - 2 740 ; Lonigo Barb. f. 59 v., Valliceli, f. 89 ; Martinelli 316; Ciam-
pini de Vicecancellario p. 205 n. 65 ; Fonseca de Basilica S. Laurentii in
Damaso 377; Armellini 1652 257o ; Marchetti-Longhi Arch. soc. romana
XLII, 1918, p. 455-457-
2. S. VALENTINI EXTRA PORTAM.
Cene. lit. 60 (hospitale S. Valentini extra urbem) : den. XII — Paris 282 —
Taur. 57 : sine muris, non habet sacerdotem — Sign. 206.
Basilica cimiteriale antichissima, fondata da Giulio I (337-352 ; TP.
XXXVI c. 2), restaurata da Teodoro (642-649 ; LP. LXXV c. 5), e da
Leone III (795-816 ; LP. XCVIII c. 90), decorata da Benedetto 11(683-685 ;
LP. LXXXIII c. 2), arricchita di doni da Adriano I (772-795 ; LP.
XCVII c. 49. 61), da Leone III (LP. XCVIII c. 29. 72, cf. sopra p. 7
n. 27: b. V. foris murtim) e da Gregorio IV (827-844; LP. CHI c. 22).
La chiesa nell’ itinerario Salisburgense (De Rossi Roma Sotterranea I
p. 142 ; Urlichs Codex topogr. p. 85) viene appellata ecclesia mirifico
ornata. Non prima del sec. X vi fu annesso un monastero eh’è regi-
strato nell’elenco delle venti abbazie (sopra p. 129). Nei secoli X-XIII
appartenne al monastero di S. Silvestro in capite, nei documenti del
quale si trova ricordato più volte (bolla del 955 : Federici Arch. soc.
romana XXII, 1899, p. 269 n. 2; docum. dell’1192: ivi p. 508 n. 39;
del 1221 : ivi p. 536 n. 80). Una iscrizione nel portico di S. Silve-
stro in Capite (Settele Dissertazioni dell'Accademia Pontificia II, 1829,
p. 242) attesta che l’abate Teubaldo, sotto il pontificato di Nicolao II,
restaurò la chiesa ed il monastero ; i lavori furono terminati il giorno
3. febbraio del 1060. Dopo che nel sec. XIII il corpo del martire fu
trasferito in S. Prassede, la basilica pare che sia decaduta. Il sito esatto
 
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