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Nuovo bullettino di archeologia cristiana: ufficiale per i resoconti della Commissione di Archeologia Sacra sugli Scavi e su le Scoperte nelle Catacombe Romane — 5.1899

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Marucchi, Orazio: Di due codici epigrafici venuti recentemente nella Biblioteca Vaticana
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https://doi.org/10.11588/diglit.17405#0258

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O. MARUCCHI

trascrizione certamente erronea e che deve rettificarsi in quella
di Caesario et Attico coss. (a. 397).

Al fol. 74 v. liavvi la notevole iscrizione di Cefalius Ju-
daeus clie finisce colla formola Posteros veto nequis sepulchrum
ingrediar quous resurgam.

Al fol. 77 e registrata la bella iscrizione di Spoleto della
neofita Picentia confermata dal papa Liberio Consignata a Li-
berio PP.; dove è da notare che l'Alciati non comprese quest'ul-
tima frase e scrisse Consigliata a libero pF1.

Al fol. 82 v' è registrata la nota epigrafe blasfema di
Procope (Manus lebo contra T)eum qui me innocentem sustulit)
che oggi è nella galleria lapidaria del Vaticano ed allora stava
prope pontem S. Angeli. Al fol. 133 e 133 v. ha voluto poi
dare l'A. un piccolo saggio d'iscrizioni etnische delle quali non
è indicata la provenienza.

Al fol. 98 v'è riportato il celebre carme Damasiano del
fonte battesimale oggi nelle grotte vaticane; ma vi è da no-
tare che l'autore deve averlo pure trascritto assai in fretta avendo
omesso il verso : Non tulit hoc Damasus, etc, e l'altro che chiude
l'epigramma: Haec curavit Mercurius levita fidelis. Al fol. 46 v.
della seconda parte è da osservarsi una iscrizione metrica che per
alcune frasi sembrerebbe pagana e per altre dovrebbe piuttosto
giudicarsi cristiana ; onde crediamo opportuno trascriverne il testo
che potrebbe fornire argomento di studio:

Optime mutasti vita cu morte Sabelli
Vita sed est potius morte secuta tua

Nunc etenim vivis mine et felicius aevù
Ducis ab fiumana conditione procul

Nunc et in excelsa coeli regione locatus
Cu superis nectar pascis et ambrosiani.

^'autore però si avvide forse più tardi dell'errore commesso; e ad
ogni modo una seconda volta che trascrisse la medesima epigrafe (fol. 143)
la copiò rettamente.
 
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