53^ DI TOMASO DH’ MARINI
&àmostrar l‘animo suo , c!a non poteriens mai rirrouar pnaato . O'ancor
forse nel puro sentimento esteriore ienz’alcun misterio, o aliegoria in qusnto
alla figuracìel Sole, & ancor del mare, abbia fattaquestalmpresa comein for-
ma di comparatione, o ralTomiglianza. Et voglia con esta dimostrar per auen-
turaài maligni, &inuidÌost, oemoiisuoi, chesicome ii mare quanmnque
stia sempre espostoal Sole, ilquale ha natura di ieccare3& quasi bruciar’ogn’
astra cosajnon si'vede però mai secco,cosìTe giusteJ& bene acquistate, & pru-
dentemente gouernate facoltà iue, non sieno per vedersi maicstinte, o finite
per qual si vogba prudente & degna splendidezza,che di còrinuo uenga vian-
do. Nel quai pensierole figure vengon - à star tutre proprie, & con vaqhis-
simo significato. Percioche pdmhramente ìl mare Li mette moito prcpriamc
te per lasplendidezza,per la liberalità, & pcr la benignità d’ogni vero Princi-
pe.Laqualeaguisa di mare deue Itar (empre aperra, & elpostaà cialcuno, da
poter seruÌLÌenejCheastramente facenido non vieneàtsscr fraessi Principi, &
lepersoneparticolatiaìcuna differenza, conciosiache laprincipale , & vera
diiferentia fra vn Principe, & vn particolareè il potere vn Principe col mezo
delle suericchezze vsare iplendidezza, liberalità,& benignità uerso ogn’vno.
EtquelPrincipe,chepuò,manonuuo)’usarIa, senon per ie steilo ,non uiene
ragioneuolmente ad esser Principesse non di se steisij, ancorche i Filoscfi non
Principe di se stesio,ma seruo delle (ue robbe,& dell’auaritia, lo chiamarebbo
no Glialtrijche iono splendidissìmi, &ancor prodighi verso molti,senzagiu
d!Cio,& senza ragione,esiendo alì’incontro milerisiìmi uerso infiniti altri, che
molro pm meriterebbono esier solleuatidal fauorloro, si deurebbono an-
cor’esiìgiustamente chiamar, non Pi incipi,mapiù tosto sciocchi,&consegué
temente scelerati ministri del sommo I d d i o , di chi sono tutte le ricchez-
ze>& ogni ben nostro , & delqualeestì Principi soa chiamati non solamen-
te ministrsima ancor uiuaimagine. Ec finalmente quelli, iquali per qual si vo-
glia via spendendo,& buttando le lor ricchezze strauagantemente in cose ua-
ue,&lequali da vn giorno all’astro sono annullate, sì come glismisurati con
uiti,lesontuosisiìme mascherate,& molt'altre si fatte cose, esiendo allhncon-
tro strettissìmi,&auarisiTmi,ò almen parchi ,& più delconueneuole ritenuti
nelle opere pie, & iante,nelle co(e uirtuose,& nelle gloriose, & eterne,diuenu-
ti poi iu penuria in modo,cheò conuengatener sempregrauati i popoli ,non
pagar chi debbono,& esser sempre in debito, son degni per certo d’elTer tenu
ti(sìcomecon cifetto son tenun)in tanta stimadel mondoperh IorPrincipa
ti,in quantaè tenuto un Musico, ilqualeandando Igridandola notte senz’al-
cuu proposito,diuenga poi rauco della voce in modo,che poscia oue conuer-
ria cantare à seruitio di Dio, ò del suo Principe , & dilettatione del mondo ,
gli bisogni tacere, ò gracchiare in guisa,che apporti più rosto noia,& fastidio
chedilettatione, ò seruitio à chi deurebbe, ò à quei, chel’odono. Anzi quei
tai Principi, così mal composti sono tanto più auuti in uii pregio, & odiati,
& biasmati più che un Musico,ò altr’huomo particolare,quanto che esiì Prin-
cipi sonocittà poste soprai monti, allequalistan iempre uohatigli occhi di
ciascheduno.Ma perche molti,più Principi di nome, & per fortuna, che d’a-
nimo °namente, ioglion le più uolte ricoprir l’auaritia, l’imprudenda,
limpictà,olasfrenatasensualità loro, condire, chepernon diuenir rauchi,
&àmostrar l‘animo suo , c!a non poteriens mai rirrouar pnaato . O'ancor
forse nel puro sentimento esteriore ienz’alcun misterio, o aliegoria in qusnto
alla figuracìel Sole, & ancor del mare, abbia fattaquestalmpresa comein for-
ma di comparatione, o ralTomiglianza. Et voglia con esta dimostrar per auen-
turaài maligni, &inuidÌost, oemoiisuoi, chesicome ii mare quanmnque
stia sempre espostoal Sole, ilquale ha natura di ieccare3& quasi bruciar’ogn’
astra cosajnon si'vede però mai secco,cosìTe giusteJ& bene acquistate, & pru-
dentemente gouernate facoltà iue, non sieno per vedersi maicstinte, o finite
per qual si vogba prudente & degna splendidezza,che di còrinuo uenga vian-
do. Nel quai pensierole figure vengon - à star tutre proprie, & con vaqhis-
simo significato. Percioche pdmhramente ìl mare Li mette moito prcpriamc
te per lasplendidezza,per la liberalità, & pcr la benignità d’ogni vero Princi-
pe.Laqualeaguisa di mare deue Itar (empre aperra, & elpostaà cialcuno, da
poter seruÌLÌenejCheastramente facenido non vieneàtsscr fraessi Principi, &
lepersoneparticolatiaìcuna differenza, conciosiache laprincipale , & vera
diiferentia fra vn Principe, & vn particolareè il potere vn Principe col mezo
delle suericchezze vsare iplendidezza, liberalità,& benignità uerso ogn’vno.
EtquelPrincipe,chepuò,manonuuo)’usarIa, senon per ie steilo ,non uiene
ragioneuolmente ad esser Principesse non di se steisij, ancorche i Filoscfi non
Principe di se stesio,ma seruo delle (ue robbe,& dell’auaritia, lo chiamarebbo
no Glialtrijche iono splendidissìmi, &ancor prodighi verso molti,senzagiu
d!Cio,& senza ragione,esiendo alì’incontro milerisiìmi uerso infiniti altri, che
molro pm meriterebbono esier solleuatidal fauorloro, si deurebbono an-
cor’esiìgiustamente chiamar, non Pi incipi,mapiù tosto sciocchi,&consegué
temente scelerati ministri del sommo I d d i o , di chi sono tutte le ricchez-
ze>& ogni ben nostro , & delqualeestì Principi soa chiamati non solamen-
te ministrsima ancor uiuaimagine. Ec finalmente quelli, iquali per qual si vo-
glia via spendendo,& buttando le lor ricchezze strauagantemente in cose ua-
ue,&lequali da vn giorno all’astro sono annullate, sì come glismisurati con
uiti,lesontuosisiìme mascherate,& molt'altre si fatte cose, esiendo allhncon-
tro strettissìmi,&auarisiTmi,ò almen parchi ,& più delconueneuole ritenuti
nelle opere pie, & iante,nelle co(e uirtuose,& nelle gloriose, & eterne,diuenu-
ti poi iu penuria in modo,cheò conuengatener sempregrauati i popoli ,non
pagar chi debbono,& esser sempre in debito, son degni per certo d’elTer tenu
ti(sìcomecon cifetto son tenun)in tanta stimadel mondoperh IorPrincipa
ti,in quantaè tenuto un Musico, ilqualeandando Igridandola notte senz’al-
cuu proposito,diuenga poi rauco della voce in modo,che poscia oue conuer-
ria cantare à seruitio di Dio, ò del suo Principe , & dilettatione del mondo ,
gli bisogni tacere, ò gracchiare in guisa,che apporti più rosto noia,& fastidio
chedilettatione, ò seruitio à chi deurebbe, ò à quei, chel’odono. Anzi quei
tai Principi, così mal composti sono tanto più auuti in uii pregio, & odiati,
& biasmati più che un Musico,ò altr’huomo particolare,quanto che esiì Prin-
cipi sonocittà poste soprai monti, allequalistan iempre uohatigli occhi di
ciascheduno.Ma perche molti,più Principi di nome, & per fortuna, che d’a-
nimo °namente, ioglion le più uolte ricoprir l’auaritia, l’imprudenda,
limpictà,olasfrenatasensualità loro, condire, chepernon diuenir rauchi,