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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 2.1899

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Fasc. 4-7
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Lovarini, Emilio: Le ville edificate da Alvise Cornaro
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https://doi.org/10.11588/diglit.24144#0233

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LE VILLE

EDIFICATE DA ALVISE COR NARO

OTISSIMO per l'operetta sulla Vita sobria, che fu ristam-
pata più volte e più volte in più lingue tradotta, il genti-
luomo veneziano Alvise Cornaro meriterebbe maggior
fama per il grande ed utile amore che portò alle arti
e soprattutto all'architettura. « Si dilettava — scrive il
Serlio — di tutte l'arti nobili et virtù singolari; et mas-
simamente dell'architettura ».' In questa egli s'acquistò
per vero de' titoli imperituri di benemerenza, che già i
suoi contemporanei rilevarono sugli altri, come fece Or-
tensio Landò, che, volendolo lodare, premise alle altre
questa lode, dove lo chiamò « Gran fabricatore, et gran
cacciatore, et grand'huomo pio ».2

Per lui l'architettura non era però, come per molti,
puramente un lusso, un mezzo di sfoggiare le ricchezze
davanti agli occhi meravigliati o invidiosi de' suoi pari e
del popolo. Egli se n'era fatto un culto appassionato, ardente, fino a diventar amico e com-
pagno e cooperatore degli artisti che proteggeva. Studiava Vitruvio, Leon Battista Alberti
e altri scrittori, visitava i monumenti antichi e i moderni, ritrovava, secondo che attesta il
Palladio, «due modi di scale»,3 e componeva intorno l'architettura un'opera che un suo
parente, con lettera del 27 gennaio 1554, insisteva perchè facesse conoscere,4 ma che non
fu mai conosciuta. Fortunatamente, invece di un trattato, egli ci lasciò di meglio, ci lasciò
de' bellissimi edilizi. E più assai ci avrebbe lasciato se la sua fortuna gliel'avesse concesso,

1 Tutte l'opere d'architettura et prospetiva, Vinegia,
1600, VII, 218. Il Cornaro stesso {Discorsi detta vita
sobria, Venezia, 1816, 64) narra ch'era solito andar
ogni anno a visitare gli amici delle città vicine, a con-
versare «con architetti, pittori, scultori, musici e agri-
coltori», e aggiungeva: «Veggio le opere loro, e
sempre imparo cose che mi è grato sapere. Vedo i
palazzi, i giardini, le anticaglie e, con queste, le piazze,
le chiese, le fortezze, non lasciando addietro cosa onde
si possa prendere piacere e imparare».

2 Sette libri de cathaloghi..., Vinegia, 1552, 255.

3 / quattro libri dell' architettura, Venetia, 1570, I,

61 ; ediz. 1581, ivi.

4 Miscellanea di varie operette, Venezia, 1743, VII,
153. Questa lettera fu poi edita in fine dell'operetta
del Cornaro, testé citata (pag. 152), e altrove. Egli
stesso ci assicura che attendeva a scrivere un trattato
su quest'arte: «Ancora un altro sollazzo io godo
— scrive a novantacinque anni — perciocché scrivo
assai per giovare sì in architettura, come in agricol-
tura» {Discorsi cit., J02, cfr. 140). Ma il trattato lo
dovea aver scritto da giovane, se si deve credere a
un suo nipote (E. A. Cicogna, Delle iscrizioni vene-
ziane, Venezia, 1842, VI, 754).
 
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