BARTOLOMEO VENETO
IL maestro, poco conosciuto ai più, si è rivelato in questi ultimi anni ad alcuni
studiosi, ma non completamente. Noi ci proviamo a tracciare la cronologia delle
opere sue, benché tanta sia la oscurità in cui si avvolga Bartolomeo Veneto, e
tanta la difficoltà d'una ricostruzione fondata quasi del tutto su criteri stilistici. 1
La prima opera dell'artista, replicata da lui parecchie volte neh' inizio della sua
carriera pittorica, è la Madonna a Val Sansibio, già in casa Martinengo, ora del conte
Dona delle Rose; (fig. i) essa reca quest'iscrizione, che è stata letta da Giulio Carotti :
apr. | Bartolamio mezo Ven \ iiian e mezo cremonese. La Madonna non
differente dalle tante sue che tengono il Bambino sulle ginocchia, e sono in
atto di raccogliere nella palma d'una mano un piedino del fanciullo, il quale guarda
alla sua destra, e sembra ritrarsi per stringersi al petto materno. La divina madre
ne tiene con l'altra mano il corpicciuolo, mentre china su di lui la testa pensosa.
Non era nuovo nell'arte l'atteggiamento di Maria, che, passata una mano sotto
l'ascella del Bambino, gli copre il ventre, e stende 1' altra sotto il piedino di lui per
sostenerlo o racchiuderlo nella palma come gentile cosa; gli scolari di Giambellino
si attennero a quella forma con una certa predilezione, e la troviamo anche nel
quadretto di Marco Pensaben nella Galleria di Bergamo. Bartolomeo A'eneto, esordiente
'nell'arte, ripete la composizione, già determinata anche in altri particolari derivati da
rGiambellino, con leggiere varianti nel quadro della Galleria di Venezia, attribuito al Bis-
"solo (Fig. 2); in quello della Raccolta Delaroff a Pietroburgo, ora assai guasto da restauri;
nell'altro che dalle mani dell' avv. Cannella, di Venezia, passò in quelle dell'americano
Samuele Parish ; ancora nell'altro della collezione Crespi, che fu già a Belluno e in vendita
presso l'Ongania a A<renezia; (Fig. 3) infine in uno, oggi conservato presso don Marcello
Massarenti in Roma, e in un altro della Galleria di Bergamo segnato: /J^J. | Bartholomeus
•venetus facie J bat. (Fig. 4) Circa il periodo che corre tra il 1502 e il 1505, dalla Madonna
di Val Sansibio a quella simile di Bergamo, vanno con tutta verosimiglianza ascritti tutti
questi quadri simili tra loro; la testa della Vergine è più o meno china, ma il suo dolce tipo
belliniano si va accostando di mano in mano a quello men nobile, meno ideale di Cima;
e cosi la testa del putto ricciutella si va avvicinando a quelle più puerili e con radi capelli
del maestro di Conegliano. Il drappo scarso nella Madonna dell'Accademia di Belle Arti in
Venezia si rompe in pieghe, e ne orla la curva del braccio alle altre delle Gallerie Crespi
e di Bergamo ; la tenda dietro al capo della Madre di Dio è caduta, e il paese ampio, lumi-
1 Grazie alla generosità del cornili. Benigno Crespi,
ci è permesso di dare qui parecchie riproduzioni, già
incluse nel nostro studio: « La Galleria Crespi in Mi-
lano », E grazie alla contessa Borromeo, al conser-
vatore del Museo di Nancy, al conte Del Mayno ab-
biamo potuto aggiungere a quelle altre importanti
zincotipografìe.
IL maestro, poco conosciuto ai più, si è rivelato in questi ultimi anni ad alcuni
studiosi, ma non completamente. Noi ci proviamo a tracciare la cronologia delle
opere sue, benché tanta sia la oscurità in cui si avvolga Bartolomeo Veneto, e
tanta la difficoltà d'una ricostruzione fondata quasi del tutto su criteri stilistici. 1
La prima opera dell'artista, replicata da lui parecchie volte neh' inizio della sua
carriera pittorica, è la Madonna a Val Sansibio, già in casa Martinengo, ora del conte
Dona delle Rose; (fig. i) essa reca quest'iscrizione, che è stata letta da Giulio Carotti :
apr. | Bartolamio mezo Ven \ iiian e mezo cremonese. La Madonna non
differente dalle tante sue che tengono il Bambino sulle ginocchia, e sono in
atto di raccogliere nella palma d'una mano un piedino del fanciullo, il quale guarda
alla sua destra, e sembra ritrarsi per stringersi al petto materno. La divina madre
ne tiene con l'altra mano il corpicciuolo, mentre china su di lui la testa pensosa.
Non era nuovo nell'arte l'atteggiamento di Maria, che, passata una mano sotto
l'ascella del Bambino, gli copre il ventre, e stende 1' altra sotto il piedino di lui per
sostenerlo o racchiuderlo nella palma come gentile cosa; gli scolari di Giambellino
si attennero a quella forma con una certa predilezione, e la troviamo anche nel
quadretto di Marco Pensaben nella Galleria di Bergamo. Bartolomeo A'eneto, esordiente
'nell'arte, ripete la composizione, già determinata anche in altri particolari derivati da
rGiambellino, con leggiere varianti nel quadro della Galleria di Venezia, attribuito al Bis-
"solo (Fig. 2); in quello della Raccolta Delaroff a Pietroburgo, ora assai guasto da restauri;
nell'altro che dalle mani dell' avv. Cannella, di Venezia, passò in quelle dell'americano
Samuele Parish ; ancora nell'altro della collezione Crespi, che fu già a Belluno e in vendita
presso l'Ongania a A<renezia; (Fig. 3) infine in uno, oggi conservato presso don Marcello
Massarenti in Roma, e in un altro della Galleria di Bergamo segnato: /J^J. | Bartholomeus
•venetus facie J bat. (Fig. 4) Circa il periodo che corre tra il 1502 e il 1505, dalla Madonna
di Val Sansibio a quella simile di Bergamo, vanno con tutta verosimiglianza ascritti tutti
questi quadri simili tra loro; la testa della Vergine è più o meno china, ma il suo dolce tipo
belliniano si va accostando di mano in mano a quello men nobile, meno ideale di Cima;
e cosi la testa del putto ricciutella si va avvicinando a quelle più puerili e con radi capelli
del maestro di Conegliano. Il drappo scarso nella Madonna dell'Accademia di Belle Arti in
Venezia si rompe in pieghe, e ne orla la curva del braccio alle altre delle Gallerie Crespi
e di Bergamo ; la tenda dietro al capo della Madre di Dio è caduta, e il paese ampio, lumi-
1 Grazie alla generosità del cornili. Benigno Crespi,
ci è permesso di dare qui parecchie riproduzioni, già
incluse nel nostro studio: « La Galleria Crespi in Mi-
lano », E grazie alla contessa Borromeo, al conser-
vatore del Museo di Nancy, al conte Del Mayno ab-
biamo potuto aggiungere a quelle altre importanti
zincotipografìe.