136 GIULIO FERRARI
hanno levigatezze maggiori; il ritratto giacente del Molza è meno largo nella fattura, in
confronto delle altre figure. Neil' assieme questo monumento ricorda pure assai (e lo
Fig. XI. — Museo civico di Reggio Emilia. Porta Cerretti, particolare del fregio
faccio notare a conforto di quanto dirò in appresso) la porta detta Ceretti, ora al Museo
civico di Reggio. Sull'urna, di rosso di Verona, a zampe leonine, ornata di funebre coltre,
è, giacente nella rigidezza della morte, la figura del Molza, le mani congiunte sul ventre.
Nella lunetta della nicchia, poco approfondita, ad alto rilievo, è un Dio Padre adorato da
due angeli : nei pennacchi due tondi con fogliame stilizzato ; l'architrave ha un fregio di
volute con testine di putti e mascheroni. Ben proporzionate le colonne, i cui piedistalli,
ornati di bucrani, posano, insieme all'urna, sopra un'unica base, dove l'iscrizione è fian-
cheggiata dal simmetrico motivo, tanto ripetuto nel Rinascimento, del genietto, sul cui corpo,
che termina in fogliame d'acanto, svolazzano uccelli. L'altezza alla quale sono stato costretto
di far porre la macchina fotografica, svela l'artificio col quale è stato collocato l'ornamento
della cimasa che nella presente riproduzione appare slegata dalla cornice superiore. Tale
deficienza non è avvertita da chi sta sul piano della chiesa. Questa cimasa è costituita da
una cornice con due sfingi che racchiude una seconda iscrizione. Su questo quadro rettan-
golare sta una medaglia imitante un profilo classico e sormontata da una satiretto alato.
Quanto ci rimane delle decorazioni della facciata di San Giacomo non mi pare di grande
valore. La maschera di Andrea Zoboli, sola parte del suo monumento conservata in San Giorgio,
per quanto sfregiata al naso, mostra lo scalpello provetto che ci ha dato gli altri ritratti.
Meno proporzionato dei monumenti descritti, per le colonne troppo brevi in confronto
della bella e ricca base, è il sepolcro di Rufino Gabloneta in San Prospero di Reggio.
(Fig. VI). E architravato e coronato da una cimasa rappresentata da un tondo incorniciante
un Dio Padre in altorilievo, fiancheggiato da due sirene. Ha bicromia di marmi rosso
e bianco. La figura, giacente come quella del Molza, posa sull'urna, superiormente coperta
della coltre funebre. Sostegni dell'urna sono due piccoli leoni, alquanto rozzi, e un teschio
umano. Una maggiore lunghezza alle colonne meglio si sarebbe accordata coli'architrave e
coll'eleganza della base, dove una lotta di tritoni e draghi scolpita con vigoria e ricordante
le stampe mantegnesche, e le mensole, finamente lavorate, dimostrano l'agilità dello scalpello
dello Spani e sono prezioso elemento di confronto per altri lavori, di cui parlerò più avanti.
hanno levigatezze maggiori; il ritratto giacente del Molza è meno largo nella fattura, in
confronto delle altre figure. Neil' assieme questo monumento ricorda pure assai (e lo
Fig. XI. — Museo civico di Reggio Emilia. Porta Cerretti, particolare del fregio
faccio notare a conforto di quanto dirò in appresso) la porta detta Ceretti, ora al Museo
civico di Reggio. Sull'urna, di rosso di Verona, a zampe leonine, ornata di funebre coltre,
è, giacente nella rigidezza della morte, la figura del Molza, le mani congiunte sul ventre.
Nella lunetta della nicchia, poco approfondita, ad alto rilievo, è un Dio Padre adorato da
due angeli : nei pennacchi due tondi con fogliame stilizzato ; l'architrave ha un fregio di
volute con testine di putti e mascheroni. Ben proporzionate le colonne, i cui piedistalli,
ornati di bucrani, posano, insieme all'urna, sopra un'unica base, dove l'iscrizione è fian-
cheggiata dal simmetrico motivo, tanto ripetuto nel Rinascimento, del genietto, sul cui corpo,
che termina in fogliame d'acanto, svolazzano uccelli. L'altezza alla quale sono stato costretto
di far porre la macchina fotografica, svela l'artificio col quale è stato collocato l'ornamento
della cimasa che nella presente riproduzione appare slegata dalla cornice superiore. Tale
deficienza non è avvertita da chi sta sul piano della chiesa. Questa cimasa è costituita da
una cornice con due sfingi che racchiude una seconda iscrizione. Su questo quadro rettan-
golare sta una medaglia imitante un profilo classico e sormontata da una satiretto alato.
Quanto ci rimane delle decorazioni della facciata di San Giacomo non mi pare di grande
valore. La maschera di Andrea Zoboli, sola parte del suo monumento conservata in San Giorgio,
per quanto sfregiata al naso, mostra lo scalpello provetto che ci ha dato gli altri ritratti.
Meno proporzionato dei monumenti descritti, per le colonne troppo brevi in confronto
della bella e ricca base, è il sepolcro di Rufino Gabloneta in San Prospero di Reggio.
(Fig. VI). E architravato e coronato da una cimasa rappresentata da un tondo incorniciante
un Dio Padre in altorilievo, fiancheggiato da due sirene. Ha bicromia di marmi rosso
e bianco. La figura, giacente come quella del Molza, posa sull'urna, superiormente coperta
della coltre funebre. Sostegni dell'urna sono due piccoli leoni, alquanto rozzi, e un teschio
umano. Una maggiore lunghezza alle colonne meglio si sarebbe accordata coli'architrave e
coll'eleganza della base, dove una lotta di tritoni e draghi scolpita con vigoria e ricordante
le stampe mantegnesche, e le mensole, finamente lavorate, dimostrano l'agilità dello scalpello
dello Spani e sono prezioso elemento di confronto per altri lavori, di cui parlerò più avanti.