BARTOLOMEO SPANI ARCHITETTO, SCULTORE ED OREFICE
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Intorno al 1530 e da assegnarsi, a mio avviso, il monumento che nel Duomo di Reggio
sta eretto alla memoria di P. Valeri Malaguzzi, ad onta che questi sia morto nel 1498. È
architravato, ha doppia base, e nella superiore di poco sporgono i piedistalli, ornati degli
stemmi dei Malaguzzi. Ciascun pilastro è ornato di tre statuette, l'ima sull'altra sovrapposte,
sporgenti, su mensolette, da nicchie poco profonde; sopra i capitelli, nel fregio, due teste di
Profeti a tutto rilievo. Nella nicchia, sopra l'urna, che può essere paragonata ad un banco
con alzato, ornato di cimasa — un vaso retto e fiancheggiato da due volute a fogliami
nascenti da mascherone — è la figura giacente del Malaguzzi che poggia sul fianco e gomito
destri, volge a sinistra e in alto la testa come per alzarsi, chiamato dalla voce di Dio Padre,
figurato al sommo del monumento, con due angioli in adorazione: motivo prediletto dallo
scultore.
La figura del Malaguzzi deve considerarsi per la migliore dello Spani, e tale da anno-
verarsi fra i più notevoli marmi del Risorgimento emiliano.
Il motivo ripetuto del cadavere composto sufi' urna, nella pace dell'eterno sonno, ha
qui un improvviso cambiamento. Il morto al mondo terreno si leva ascoltando la voce del
grande giudice. Piena d'espressione serena è questa figura trattata colla consueta larghezza,
ma con spigliatezza maggiore.
Sulla bella figura, pendente dall'architrave della nicchia, simmetricamente rialzata, è
una tenda: motivo comune a molte tombe del Rinascimento, he statuette sporgenti lungo
i pilastri non sono tutte di buona fattura. La superiore del pilastro di sinistra ha la testa
enorme ; nella media, in un San Sebastiano, dello stesso pilastro, Adolfo Venturi vi trova
lo scalpello di Prospero, nipote di Bartolomeo, e forse ha ragione. Certamente queste sta-
tuette mostrano diversità di plastica. Parmi di dovere con certezza assegnare questo son-
tuoso monumento attorno al 1530. La ricchezza, non sempre sobria, delle decorazioni esa-
geranti celebri modelli di precursori (è manifesto in questi marmi il ricordo della Porta
ghibertiana e di altre opere, ove sono lesene o pilastri ornati di statuette, come la tomba
di Eugenio IV in Roma, d'Isaia da Pisa, ed altre), la figura del Malaguzzi che supera tutte
le altre per fattura e per sentimento, tutto ciò, a mio avviso, concorre a porre quest'opera
fra le posteriori a quelle di cui abbiamo parlato.
L'artista, ormai settantenne, si dimostra vigorosissimo ancora nei reliquiari del Duomo
di Reggio, compiuti insieme al figlio, nel 1538. Posa ciascun mezzobusto, un po'maggiore
Fig. XII. — Museo civico di Reggio Emilia. Forta Cerretti, particolare del fregio
del vero, sopra una base dodecagonale mistilinea con riquadri che accolgono piccoli basso-
rilievi a sbalzo, rappresentanti fatti della vita dei due santi. L'argento di questi due reli-
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Intorno al 1530 e da assegnarsi, a mio avviso, il monumento che nel Duomo di Reggio
sta eretto alla memoria di P. Valeri Malaguzzi, ad onta che questi sia morto nel 1498. È
architravato, ha doppia base, e nella superiore di poco sporgono i piedistalli, ornati degli
stemmi dei Malaguzzi. Ciascun pilastro è ornato di tre statuette, l'ima sull'altra sovrapposte,
sporgenti, su mensolette, da nicchie poco profonde; sopra i capitelli, nel fregio, due teste di
Profeti a tutto rilievo. Nella nicchia, sopra l'urna, che può essere paragonata ad un banco
con alzato, ornato di cimasa — un vaso retto e fiancheggiato da due volute a fogliami
nascenti da mascherone — è la figura giacente del Malaguzzi che poggia sul fianco e gomito
destri, volge a sinistra e in alto la testa come per alzarsi, chiamato dalla voce di Dio Padre,
figurato al sommo del monumento, con due angioli in adorazione: motivo prediletto dallo
scultore.
La figura del Malaguzzi deve considerarsi per la migliore dello Spani, e tale da anno-
verarsi fra i più notevoli marmi del Risorgimento emiliano.
Il motivo ripetuto del cadavere composto sufi' urna, nella pace dell'eterno sonno, ha
qui un improvviso cambiamento. Il morto al mondo terreno si leva ascoltando la voce del
grande giudice. Piena d'espressione serena è questa figura trattata colla consueta larghezza,
ma con spigliatezza maggiore.
Sulla bella figura, pendente dall'architrave della nicchia, simmetricamente rialzata, è
una tenda: motivo comune a molte tombe del Rinascimento, he statuette sporgenti lungo
i pilastri non sono tutte di buona fattura. La superiore del pilastro di sinistra ha la testa
enorme ; nella media, in un San Sebastiano, dello stesso pilastro, Adolfo Venturi vi trova
lo scalpello di Prospero, nipote di Bartolomeo, e forse ha ragione. Certamente queste sta-
tuette mostrano diversità di plastica. Parmi di dovere con certezza assegnare questo son-
tuoso monumento attorno al 1530. La ricchezza, non sempre sobria, delle decorazioni esa-
geranti celebri modelli di precursori (è manifesto in questi marmi il ricordo della Porta
ghibertiana e di altre opere, ove sono lesene o pilastri ornati di statuette, come la tomba
di Eugenio IV in Roma, d'Isaia da Pisa, ed altre), la figura del Malaguzzi che supera tutte
le altre per fattura e per sentimento, tutto ciò, a mio avviso, concorre a porre quest'opera
fra le posteriori a quelle di cui abbiamo parlato.
L'artista, ormai settantenne, si dimostra vigorosissimo ancora nei reliquiari del Duomo
di Reggio, compiuti insieme al figlio, nel 1538. Posa ciascun mezzobusto, un po'maggiore
Fig. XII. — Museo civico di Reggio Emilia. Forta Cerretti, particolare del fregio
del vero, sopra una base dodecagonale mistilinea con riquadri che accolgono piccoli basso-
rilievi a sbalzo, rappresentanti fatti della vita dei due santi. L'argento di questi due reli-