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L UIGI ALDR O VANDI
al '14 se prese moglie ed ebbe
figli intorno all' '80. Lodovico da
Prelormo 1 lo dice nutrito ed alle-
vato a Bologna. Non si può con-
traddire, dopo quattrocento anni,
un cronista quasi contemporaneo ;
ad ogni modo, a Bologna Nicolò
non dovette rimanere dall'infanzia
alla morte se nella « Convenzione
per il lavoro di San Domenico » 2
è designato « commorans Bono-
nie » in luogo del più ovvio e
comune « habitator Bononie », e
se in un documento del '479 3 tro-
vasi « tunc continue habitator Bo-
nonie ». In Bologna egli era cer-
tamente intorno al 1463 quando
fece il gruppo della Vita e vi era
nel '69 quando cominciò l'Arca
di San Domenico: ma vi fu nel
frattempo? Francesco Sansovino
scrive 4 che in Venezia si trovava
un presepio di terracotta colorata
di mezzo rilievo, opera di Nicolò
da Puglia. Non dà veruna indi-
cazione d' anno, ma credo che
quell' opera non possa ascriversi
altrimenti che al periodo 1463-69.
Tav. 5. — Particolare del gruppo di Nicolò dall'Arca Prima del '63, per la giovinezza
Santa Maria della Vita in Bologna di Nicolò è assai difficile, dopo
il '69 non pare eh' ei si muo-
vesse da Bologna. Un'altra prova invece ch'egli innanzi a quest'anno 1469 non aveva
stretto legami con questa città e avesse coscienza di trovare altrove lavoro, sta nel fatto
che in una supplica s da lui diretta agli Anziani (1469) per esser esentato dal prestar obbe-
dienza alle società delle arti in Bologna, minaccia, ove non si provveda, di partirsi dalla
città,, dal contado, dal distretto. Ad ogni modo, nò il lavoro di Venezia nò il gruppo della
Vita gli avevano dato gran fama, perchè, sebbene egli nell'anzidetta supplica si dica scul-
tore e maestro d'intaglio in ogni e qualsivoglia genere, cioè in marmo, in legno, in me-
gelo Gualandi {Memorie riguardanti le belle arti,
Bologna, 1844, serie V, pagg. 10, 25), e più corret-
tamente dal Berthier (op. cit., pag. 154-157).
1 Citato dal Berthier (op. cit., pag. 35).
2 Già citata.
3 Archivio notarile di Bologna, libro 62 d'archivia-
zione, c. 264.
4 Francesco Sansovino, Venezia città nobilissima
descritta, ecc., Venezia, 1581, pag. 83 v.
5 Pubblicata da F. Malaguzzi-Valere in Archivio
storico dell'Arte, 1894, pag, 366, e di nuovo dal Ber-
thier (Le tombeau de Saint Dominique, pag. 158):
« ...nisi provideatur foret necessarium eidem se absen-
tare a civitate Bononie ejusque comitatu et districtu... ».
Egli avea noie, come appar dalla supplica, dagli uo-
mini e dai massari della compagnia dei muratori, dei
maestri di legname, dei pittori e degli orefici. Per
gli statuti della Società delle Quattro Arti, riformati
nel 1442 (Archivio di Stato di Bologna), era stabilito
(rubrica II) « che nessuno citadino o forastiero possa
lavorare de alcuna o in alcuna de le ditte arte, se non
sera de la ditta compagnia o ubidiente di quella». E
per esser della Compagnia i cittadini dovevano pagare
20 lire di bolognini, i forestieri 30, e nello spazio di
18 mesi. (Rubrica III).
L UIGI ALDR O VANDI
al '14 se prese moglie ed ebbe
figli intorno all' '80. Lodovico da
Prelormo 1 lo dice nutrito ed alle-
vato a Bologna. Non si può con-
traddire, dopo quattrocento anni,
un cronista quasi contemporaneo ;
ad ogni modo, a Bologna Nicolò
non dovette rimanere dall'infanzia
alla morte se nella « Convenzione
per il lavoro di San Domenico » 2
è designato « commorans Bono-
nie » in luogo del più ovvio e
comune « habitator Bononie », e
se in un documento del '479 3 tro-
vasi « tunc continue habitator Bo-
nonie ». In Bologna egli era cer-
tamente intorno al 1463 quando
fece il gruppo della Vita e vi era
nel '69 quando cominciò l'Arca
di San Domenico: ma vi fu nel
frattempo? Francesco Sansovino
scrive 4 che in Venezia si trovava
un presepio di terracotta colorata
di mezzo rilievo, opera di Nicolò
da Puglia. Non dà veruna indi-
cazione d' anno, ma credo che
quell' opera non possa ascriversi
altrimenti che al periodo 1463-69.
Tav. 5. — Particolare del gruppo di Nicolò dall'Arca Prima del '63, per la giovinezza
Santa Maria della Vita in Bologna di Nicolò è assai difficile, dopo
il '69 non pare eh' ei si muo-
vesse da Bologna. Un'altra prova invece ch'egli innanzi a quest'anno 1469 non aveva
stretto legami con questa città e avesse coscienza di trovare altrove lavoro, sta nel fatto
che in una supplica s da lui diretta agli Anziani (1469) per esser esentato dal prestar obbe-
dienza alle società delle arti in Bologna, minaccia, ove non si provveda, di partirsi dalla
città,, dal contado, dal distretto. Ad ogni modo, nò il lavoro di Venezia nò il gruppo della
Vita gli avevano dato gran fama, perchè, sebbene egli nell'anzidetta supplica si dica scul-
tore e maestro d'intaglio in ogni e qualsivoglia genere, cioè in marmo, in legno, in me-
gelo Gualandi {Memorie riguardanti le belle arti,
Bologna, 1844, serie V, pagg. 10, 25), e più corret-
tamente dal Berthier (op. cit., pag. 154-157).
1 Citato dal Berthier (op. cit., pag. 35).
2 Già citata.
3 Archivio notarile di Bologna, libro 62 d'archivia-
zione, c. 264.
4 Francesco Sansovino, Venezia città nobilissima
descritta, ecc., Venezia, 1581, pag. 83 v.
5 Pubblicata da F. Malaguzzi-Valere in Archivio
storico dell'Arte, 1894, pag, 366, e di nuovo dal Ber-
thier (Le tombeau de Saint Dominique, pag. 158):
« ...nisi provideatur foret necessarium eidem se absen-
tare a civitate Bononie ejusque comitatu et districtu... ».
Egli avea noie, come appar dalla supplica, dagli uo-
mini e dai massari della compagnia dei muratori, dei
maestri di legname, dei pittori e degli orefici. Per
gli statuti della Società delle Quattro Arti, riformati
nel 1442 (Archivio di Stato di Bologna), era stabilito
(rubrica II) « che nessuno citadino o forastiero possa
lavorare de alcuna o in alcuna de le ditte arte, se non
sera de la ditta compagnia o ubidiente di quella». E
per esser della Compagnia i cittadini dovevano pagare
20 lire di bolognini, i forestieri 30, e nello spazio di
18 mesi. (Rubrica III).