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LUIGI ALDROVANDI
Par da rifiutarsi l'interpretazione « Nicolaus ferra-
riensis ». Non sfigura accanto alle due aquile che
sono nell'ornato intorno alla Madonna di piazza.
V. La Madonna di piazza (tav. 12). La Vergine,
magnificamente drappeggiata, par che trattenga in
suo gentile atto, serena contenta ammirandolo, il
figliuoletto che le tripudia sur un ginocchio. E un
fiore dell'arte quattrocentesca, un fiore in quel ma-
gnifico istante che sta fra il prorompere dal boccio
che è acerbità, e 1' espansione compiuta che è pros-
simità al disfiorire.
Questa splendida terracotta era dorata, e se ne
vede ancora qualche traccia, così che il Vasari potè
crederla di bronzo. Fu posta sulla facciata del palazzo
degli Anziani, in luogo di un'altra imagine della
Vergine « corrosa e distrutta dalle pioggie e dai
venti », che stava a testimoniare la vittoria del po-
polo di Bologna su le genti di Luigi dal Verme. Porta
inciso: Nicolaus f., e la data MCCCCLXXVIII.
VI. Del '78 è pure una lapide sepolcrale di marmo,
sulla quale, originalmente appoggiato sur un'infer-
riata, riposa Domenico Garganelli (tav. 13). Veste il
cavaliere un'ampia e ricca toga con cappuccio, la
quale ne copre l'armatura militare che si finge starvi
sotto, come appare da una tenue apertura sul petto
e dai bracciali di bronzo. Di questo metallo è pure
l'elsa della lunga spada ch'ei tiene stretta fra le mani
incrociate. Due putti sostengono il guanciale su cui
posa il capo, rivolto con sottile artificio a sinistra
ond'è evitato l'intirizzimento di consimili imagini. Le
mani sono di bella forma, i piedi che premono un
altro guanciale in bellissimo scorcio. I due putti
sono in atto dolente; l'uno si strappa con la destra i
capelli e dischiude la bocca a gemiti disperati, l'altro
guarda pietosamente il defunto. Reggono a mano
alta una fiaccola accesa a simboles"p"iare la luce eterna
Tav. 11. _ ^ _
T,. ... , cui è destinato l'estinto. Ouesto monumento fu attri-
higura della parte superiore dell Arca _ _ ;
San Domenico in Bologna buito al dall'Arca dal Davia,1 meravigliato che Nicolò
avesse così pochi lavori, e perchè ricorda la maniera
di Jacopo della Quercia di cui lo fa discepolo e imitatore. Invece il Bode, che gliel'asseg'na
senza muover dubbio alcuno, trova ch'è di maniera al tutto originale (in ganz eigener Weise
gearbeitete). 2 A me sembra che l'influsso di Jacopo della Quercia sia innegabile qui, specie
se ripenso alla lapide sepolcrale ch'egli eseguì in Lucca per Federico Trenta, dov'è la stessa
Come nel 1572, anche nel 1768 una scala è la causa
del danno, del quale le tracce sono oggi palesi in
varie statuette. Ma il fatto nuovo e più importante
che ci vieti raccontato dall'Oretti è « l'aggiunta delle
teste in terracotta^. Debbo dire però che, a quanto
almeno si può giudicare con gli occhi (perchè in cima
alla piramide mi fu impossibile arrivare), non si ve-
dono apparenze di terracotta, se non forse nel color
più scuro dei due angeli intorno alla «Pietà».
1 Virgilio Davia, Memorie storico-artistiche in-
torno all'Arca di San Domenico, Bologna, 1838, pa-
gina 85.
2 Bode, op. cit., pag. 132.
LUIGI ALDROVANDI
Par da rifiutarsi l'interpretazione « Nicolaus ferra-
riensis ». Non sfigura accanto alle due aquile che
sono nell'ornato intorno alla Madonna di piazza.
V. La Madonna di piazza (tav. 12). La Vergine,
magnificamente drappeggiata, par che trattenga in
suo gentile atto, serena contenta ammirandolo, il
figliuoletto che le tripudia sur un ginocchio. E un
fiore dell'arte quattrocentesca, un fiore in quel ma-
gnifico istante che sta fra il prorompere dal boccio
che è acerbità, e 1' espansione compiuta che è pros-
simità al disfiorire.
Questa splendida terracotta era dorata, e se ne
vede ancora qualche traccia, così che il Vasari potè
crederla di bronzo. Fu posta sulla facciata del palazzo
degli Anziani, in luogo di un'altra imagine della
Vergine « corrosa e distrutta dalle pioggie e dai
venti », che stava a testimoniare la vittoria del po-
polo di Bologna su le genti di Luigi dal Verme. Porta
inciso: Nicolaus f., e la data MCCCCLXXVIII.
VI. Del '78 è pure una lapide sepolcrale di marmo,
sulla quale, originalmente appoggiato sur un'infer-
riata, riposa Domenico Garganelli (tav. 13). Veste il
cavaliere un'ampia e ricca toga con cappuccio, la
quale ne copre l'armatura militare che si finge starvi
sotto, come appare da una tenue apertura sul petto
e dai bracciali di bronzo. Di questo metallo è pure
l'elsa della lunga spada ch'ei tiene stretta fra le mani
incrociate. Due putti sostengono il guanciale su cui
posa il capo, rivolto con sottile artificio a sinistra
ond'è evitato l'intirizzimento di consimili imagini. Le
mani sono di bella forma, i piedi che premono un
altro guanciale in bellissimo scorcio. I due putti
sono in atto dolente; l'uno si strappa con la destra i
capelli e dischiude la bocca a gemiti disperati, l'altro
guarda pietosamente il defunto. Reggono a mano
alta una fiaccola accesa a simboles"p"iare la luce eterna
Tav. 11. _ ^ _
T,. ... , cui è destinato l'estinto. Ouesto monumento fu attri-
higura della parte superiore dell Arca _ _ ;
San Domenico in Bologna buito al dall'Arca dal Davia,1 meravigliato che Nicolò
avesse così pochi lavori, e perchè ricorda la maniera
di Jacopo della Quercia di cui lo fa discepolo e imitatore. Invece il Bode, che gliel'asseg'na
senza muover dubbio alcuno, trova ch'è di maniera al tutto originale (in ganz eigener Weise
gearbeitete). 2 A me sembra che l'influsso di Jacopo della Quercia sia innegabile qui, specie
se ripenso alla lapide sepolcrale ch'egli eseguì in Lucca per Federico Trenta, dov'è la stessa
Come nel 1572, anche nel 1768 una scala è la causa
del danno, del quale le tracce sono oggi palesi in
varie statuette. Ma il fatto nuovo e più importante
che ci vieti raccontato dall'Oretti è « l'aggiunta delle
teste in terracotta^. Debbo dire però che, a quanto
almeno si può giudicare con gli occhi (perchè in cima
alla piramide mi fu impossibile arrivare), non si ve-
dono apparenze di terracotta, se non forse nel color
più scuro dei due angeli intorno alla «Pietà».
1 Virgilio Davia, Memorie storico-artistiche in-
torno all'Arca di San Domenico, Bologna, 1838, pa-
gina 85.
2 Bode, op. cit., pag. 132.