LE VILLE EDI PI CA LE DA ALVISE CORNALO
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siani, in un suo dialogo stampato il 1561 : « Certo voi fate torto a quel luogo [la villa subur-
bana al Bassanello] non meno di quel che faccia il cardinal Pisano, che non è stato al palazzo,
che egli ha fatto fare a Covigliano (sic), con tanta spesa che fa meravigliar chi il riguarda, se
non una volta, et non vi stette più che un giorno ».' Oh che mai erano i piaceri tranquilli
di quel soggiorno per l'ambizione di uri cardinale papabile? Egli abbandonava anche la sua
sede vescovile, per Roma !
* * *
Alvise Cornaro invece poteva e sapeva davvero cercare simili piaceri ; e il molto che per
sè fabbricò, molto e a lungo egli volle e potè godere. Nel 1542, ricordando di aver sempre
giovato col suo « alli letterati, alli musici, ahi architetti, airi pittori, airi scultori e simili »,
e d'aver « speso molte e molte mi gliaia di scudi in li onorate fabbriche ed in molti bellis-
simi giardini », egli si vantava con lo Speroni
di gustare ogni felicità « in sì accomodate
stanzie e in sì belli giardini » da lui stesso fatti,
e si riprometteva, quantunque « chi fa tali cose
non le suol godere », di poter, mercè la sua
temperanza, come le godeva, godersele per
molti e molti anni ancora; 2 il che infatti av-
venne. Così nella tarda, ma lieta, ma operosa
vecchiaia confermò in altro scritto codesta sua
soddisfazione,3 e si compiacque inoltre di nar-
rarci come compartisse il suo soggiorno tra la
città e le ville. Per questo appunto noi dob-
biamo a lui delle interessanti notizie su ciò
che andiamo cercando.
« Io vo — egli scrive — l'aprile e il
maggio, e così il settembre e l'ottobre, per
alquanti giorni a godere un mio colle che è
in questi Monti Euganei e nel più bel sito di
quelli, che ha le sue fontane e giardini, e
sopra tutto comoda e bella stanza, nel qual Chiesa di Codevigo
luogo mi trovo ancora alcune fiate a qualche
caccia conveniente alla mia etade, comoda e piacevole. Godo poi altrettanti giorni la mia
villa di piano, la quale è bellissima, sì perchè è piena di belle strade, le quali concorrono
tutte in una bella piazza, in mezzo alla quale è la sua chiesa, secondo la condizione del
luogo onorata assai, sì ancora perchè è divisa da una larga e corrente parte del fiume
Brenta; dall'una e dall'altra parte del quale vi è gran spazio di paese, tutto di campi fertili
e ben coltivati, e si ritrova ora (Dio grazia) molto ben abitata, che prima non era così, anzi
tutto il contrario, perchè era paludosa e di mal aere, e stanza piuttosto da bisce che da
uomini; ma avendole io levate l'acque, e l'acre si fece buono e le genti vi vennero ad
abitare, e l'anime cominciorno a moltiplicare assai, e si ridusse il luogo alla perfezione che
si vede oggidì, talché io posso dire con verità che ho dato in questo luogo a Dio altare e
tempio e anime per adorarlo ».4
1 [Marco Mantoa Renavides] Discorsi \ sopra i
dialoghi | di m. Speron Sperone, \ ne' quali sì ragiona
della | bellezza et della excellenza de lor concetti. \ D'in-
certo autore, | Venetia, 1561, \b. Al suo interlocutore
il Mantoa risponde : « Questa è la grandezza del Car-
dinale, acciocché voi sappiate». Cfr. per l'attribuzione
di quest'operetta: Ant. Valsecchì, Elogio dì M. M. B.,
Padova, 1839, pag. 38.
2 Cornaro, Discorsi cit., 135.
3 Ivi, 90.
4 Ivi, 63-4.
L'Arte, II, 26.
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siani, in un suo dialogo stampato il 1561 : « Certo voi fate torto a quel luogo [la villa subur-
bana al Bassanello] non meno di quel che faccia il cardinal Pisano, che non è stato al palazzo,
che egli ha fatto fare a Covigliano (sic), con tanta spesa che fa meravigliar chi il riguarda, se
non una volta, et non vi stette più che un giorno ».' Oh che mai erano i piaceri tranquilli
di quel soggiorno per l'ambizione di uri cardinale papabile? Egli abbandonava anche la sua
sede vescovile, per Roma !
* * *
Alvise Cornaro invece poteva e sapeva davvero cercare simili piaceri ; e il molto che per
sè fabbricò, molto e a lungo egli volle e potè godere. Nel 1542, ricordando di aver sempre
giovato col suo « alli letterati, alli musici, ahi architetti, airi pittori, airi scultori e simili »,
e d'aver « speso molte e molte mi gliaia di scudi in li onorate fabbriche ed in molti bellis-
simi giardini », egli si vantava con lo Speroni
di gustare ogni felicità « in sì accomodate
stanzie e in sì belli giardini » da lui stesso fatti,
e si riprometteva, quantunque « chi fa tali cose
non le suol godere », di poter, mercè la sua
temperanza, come le godeva, godersele per
molti e molti anni ancora; 2 il che infatti av-
venne. Così nella tarda, ma lieta, ma operosa
vecchiaia confermò in altro scritto codesta sua
soddisfazione,3 e si compiacque inoltre di nar-
rarci come compartisse il suo soggiorno tra la
città e le ville. Per questo appunto noi dob-
biamo a lui delle interessanti notizie su ciò
che andiamo cercando.
« Io vo — egli scrive — l'aprile e il
maggio, e così il settembre e l'ottobre, per
alquanti giorni a godere un mio colle che è
in questi Monti Euganei e nel più bel sito di
quelli, che ha le sue fontane e giardini, e
sopra tutto comoda e bella stanza, nel qual Chiesa di Codevigo
luogo mi trovo ancora alcune fiate a qualche
caccia conveniente alla mia etade, comoda e piacevole. Godo poi altrettanti giorni la mia
villa di piano, la quale è bellissima, sì perchè è piena di belle strade, le quali concorrono
tutte in una bella piazza, in mezzo alla quale è la sua chiesa, secondo la condizione del
luogo onorata assai, sì ancora perchè è divisa da una larga e corrente parte del fiume
Brenta; dall'una e dall'altra parte del quale vi è gran spazio di paese, tutto di campi fertili
e ben coltivati, e si ritrova ora (Dio grazia) molto ben abitata, che prima non era così, anzi
tutto il contrario, perchè era paludosa e di mal aere, e stanza piuttosto da bisce che da
uomini; ma avendole io levate l'acque, e l'acre si fece buono e le genti vi vennero ad
abitare, e l'anime cominciorno a moltiplicare assai, e si ridusse il luogo alla perfezione che
si vede oggidì, talché io posso dire con verità che ho dato in questo luogo a Dio altare e
tempio e anime per adorarlo ».4
1 [Marco Mantoa Renavides] Discorsi \ sopra i
dialoghi | di m. Speron Sperone, \ ne' quali sì ragiona
della | bellezza et della excellenza de lor concetti. \ D'in-
certo autore, | Venetia, 1561, \b. Al suo interlocutore
il Mantoa risponde : « Questa è la grandezza del Car-
dinale, acciocché voi sappiate». Cfr. per l'attribuzione
di quest'operetta: Ant. Valsecchì, Elogio dì M. M. B.,
Padova, 1839, pag. 38.
2 Cornaro, Discorsi cit., 135.
3 Ivi, 90.
4 Ivi, 63-4.
L'Arte, II, 26.