LE VILLE EDIFICATE DA ALVISE COR NARO
199
Il Brandolese fu ascoltato ; ed oggi
l'altare di squisita fattura esiste ancora,
sebbene privo della mensa e del bassori-
lievo in terracotta, ed occupa la cappella a
sinistra dell' aitar maggiore. Non esistono
invece più il vecchio ponte e il portone di
ingresso della casa Cornare, che, essendo
stata ripetutamente riattata, non presenta
oramai alcunché di notevole ; solo alcune
pietre, che formavano forse le basi delle
colonne di quello, giacciono ora sotto il
portico del cortile. La facciata della chiesa,
dorica nel primo piano, corinzia sopra, fu
imbiancata di fresco e il vecchio campanile,
che, essendosi chinato assai su un lato, mi-
nacciava rovina, fu puntellato con un barba-
cane che va su fino alla cella campanaria.
Resta ora che si parli dell'altra villa
ricordata dal Cornaro prima di Codevigo.
Non la nomina egli, ma dice solo eh' era
sui colli Euganei, anzi « nel più bel sito »
di essi. Alcuni pensarono a Luvigliano e
supposero che qui egli si fosse dato a disbos- Altare della chiesa di Codevigo
care, a dissodare, ad asciugare e a coltivare
le terre, e dissero che, anche per aver respirato l'aria purissima di quel luogo, egli avesse
potuto prolungare la vita fino a tardissima età.1 Il Gamba imaginò che il luogo fosse diven-
tato soltanto più tardi proprietà del vescovado padovano.2 Ma invece esso lo fu sempre,
come s'è visto, e non si può credere dunque che il magnifico signore, nemmeno durante
la sua amministrazione, lo considerasse quale una sua villa e vi dimorasse come in casa
propria. E allora di quale altro egli intende parlare ? Nessuno dei molti che scrissero di lui
l'ha ancor detto. E pure fin dal 1842 è a stampa, nella raccolta delle iscrizioni veneziane
del Cicogna, la lettera del nipote del Cornaro sopra citata, la quale spiega come dessa villa
sia ad Este.
« Fabricò — egli scrive — uno amenissimo giardino in monte, ad Este, che è pieno di
diversi e delicati fonti et di perfetissime uve che fano perfeti vini». E più sotto: «Se
diletò nella sua gioventù asai di cacie de animali grosi, come capri, cengiali e cervi ;
e perchè in questo paese [presso Padova] non erano, ma nel tcritorio di Este, che è diviso
da uno ramo del Po {sic), sopra quello fabricò una stantia comoda alla cacia, et ogni anno
per molti anni, andò a fare tal cacia, dove prendea molti di tali animali, i quali quando dispen-
sava in Venetia, quando in Padova, quando li mandava a' signori. Et finita la cacia, facea
metere ad ordine una comedia, la quale se recitava nel suo teatro, che avea fabricato ad
immitatione de li antichi, che il luogo de la sena lo fece di pietra perpetuo, et l'altra parte,
dove stavano gli auditori, lo facea di tavole da potersi poi levare ; et tute tal comedie reu-
1 Guida cit., 483; G. Stefani, // Venda e i colli
minori, in Ricordi sui colli Euganei - Illustrazioni sto-
rico-artistiche, Padova, 1846, 148; P. Mugna, Guida
alle terme euganee e dintorni, Padova, 1871, 50,
2 Questo errore non era nella prima edizione del suo
Discorso, ma fu introdotto nelle posteriori : G. Gamba,
Alcune operette, Milano, 1827, 185 ; L. Cornaro, Di-
scorsi cit., 128. E lo ripete la Guida cit., loc. cit,
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Il Brandolese fu ascoltato ; ed oggi
l'altare di squisita fattura esiste ancora,
sebbene privo della mensa e del bassori-
lievo in terracotta, ed occupa la cappella a
sinistra dell' aitar maggiore. Non esistono
invece più il vecchio ponte e il portone di
ingresso della casa Cornare, che, essendo
stata ripetutamente riattata, non presenta
oramai alcunché di notevole ; solo alcune
pietre, che formavano forse le basi delle
colonne di quello, giacciono ora sotto il
portico del cortile. La facciata della chiesa,
dorica nel primo piano, corinzia sopra, fu
imbiancata di fresco e il vecchio campanile,
che, essendosi chinato assai su un lato, mi-
nacciava rovina, fu puntellato con un barba-
cane che va su fino alla cella campanaria.
Resta ora che si parli dell'altra villa
ricordata dal Cornaro prima di Codevigo.
Non la nomina egli, ma dice solo eh' era
sui colli Euganei, anzi « nel più bel sito »
di essi. Alcuni pensarono a Luvigliano e
supposero che qui egli si fosse dato a disbos- Altare della chiesa di Codevigo
care, a dissodare, ad asciugare e a coltivare
le terre, e dissero che, anche per aver respirato l'aria purissima di quel luogo, egli avesse
potuto prolungare la vita fino a tardissima età.1 Il Gamba imaginò che il luogo fosse diven-
tato soltanto più tardi proprietà del vescovado padovano.2 Ma invece esso lo fu sempre,
come s'è visto, e non si può credere dunque che il magnifico signore, nemmeno durante
la sua amministrazione, lo considerasse quale una sua villa e vi dimorasse come in casa
propria. E allora di quale altro egli intende parlare ? Nessuno dei molti che scrissero di lui
l'ha ancor detto. E pure fin dal 1842 è a stampa, nella raccolta delle iscrizioni veneziane
del Cicogna, la lettera del nipote del Cornaro sopra citata, la quale spiega come dessa villa
sia ad Este.
« Fabricò — egli scrive — uno amenissimo giardino in monte, ad Este, che è pieno di
diversi e delicati fonti et di perfetissime uve che fano perfeti vini». E più sotto: «Se
diletò nella sua gioventù asai di cacie de animali grosi, come capri, cengiali e cervi ;
e perchè in questo paese [presso Padova] non erano, ma nel tcritorio di Este, che è diviso
da uno ramo del Po {sic), sopra quello fabricò una stantia comoda alla cacia, et ogni anno
per molti anni, andò a fare tal cacia, dove prendea molti di tali animali, i quali quando dispen-
sava in Venetia, quando in Padova, quando li mandava a' signori. Et finita la cacia, facea
metere ad ordine una comedia, la quale se recitava nel suo teatro, che avea fabricato ad
immitatione de li antichi, che il luogo de la sena lo fece di pietra perpetuo, et l'altra parte,
dove stavano gli auditori, lo facea di tavole da potersi poi levare ; et tute tal comedie reu-
1 Guida cit., 483; G. Stefani, // Venda e i colli
minori, in Ricordi sui colli Euganei - Illustrazioni sto-
rico-artistiche, Padova, 1846, 148; P. Mugna, Guida
alle terme euganee e dintorni, Padova, 1871, 50,
2 Questo errore non era nella prima edizione del suo
Discorso, ma fu introdotto nelle posteriori : G. Gamba,
Alcune operette, Milano, 1827, 185 ; L. Cornaro, Di-
scorsi cit., 128. E lo ripete la Guida cit., loc. cit,