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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 2.1899

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Fasc. 4-7
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Miscellanea
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MISCELLANEA

282

che colgano nel segno sono quelle tolte in prestito
all'opera del Warburg, 1 egli è riuscito a dare alle
sue note una veste pseudo-scientifica che può forse
far qualche illusione sul lettore. Io non avrei del
resto alcun bisogno di porre in evidenza per i lettori
dell'Arte il debole dell'interpretazione del Marrai. Egli,
che vuol scendere in lizza coi più seri indagatori, senza
avere neppure una chiara idea del problema del quale
si tratta, con l'aiuto d'una quantità di citazioni, tratte
specialmente da Ovidio e da Lucrezio, si sforza d'in-
segnarci che il quadro rappresenta un'Allegoria della
Primavera ! Come se qualcuno avesse mai dubitato di
ciò ! 2 II quadro fu così denominato già dal Vasari, e
non è mai venuto in mente ad alcuno di porre in

Oggetti della tomba di Clemente IV
Larga placca con anello

dubbio la giustezza della denominazione. Alle cose ben
note il Marrai aggiunge soltanto alcune stranissime as-
serzioni, come, per esempio, che vi sia rappresentata
Venere incinta (il Marrai non sa che il ventre promi-
nente corrispondeva all'ideale di bellezza femminile del
secolo xv) 3 e che Mercurio vi sia rappresentato nella
sua qualità di Dio del commercio, in riguardo « al
dominio che ha sui frutti della terra, agli effetti del
commercio e dell'alimentazione umana».

11 problema del quadro consiste nei segni i quali ac-
cennano a un suo doppio significato. Questi sono:

1) Il contegno melanconico di Venere, la figura
della quale è un vero ritratto, e differisce assoluta-
mente dalle molte altre rappresentazioni della Dea.

2) La strana figura del così detto Zefiro, che nel
catalogo è ancora indicata come « giovane nudo di si-
nistro aspetto», e che solo ultimamente fu chiamata
Zefiro.

1 A. Warburg. Sandro Botticelli's « Gebart der Venus* und
« Friihling », Leipzig, 1893.

2 La denominazione « Regno di Venere», che il Warburg ha
posto innanzi, è, evidentemente, soltanto un nuovo nome indicante la
stessa cosa.

3 Al dott. Marrai capiterà pure di vedere la Castità stessa — or-
rore ! — col ventre gravido.

3) La presenza di Mercurio, difficile a spiegarsi
in quest'allegoria della primavera.

4) L'assoluta inverosimiglianza, anzi possiamo
dire impossibilità, che al tempo del Botticelli fosse ordi-
nato ed eseguito un quadro a soggetto profano di di-
mensioni colossali senza un'occasione esterna e senza
figure che fossero ritratti. ,

Qui sta ciò che non ci lascia in pace e ci eccita alle
ricerche. Io ho tentato di andare a fondo (e ciò al
dott. Marrai è sembrato « tutto fantastico »), e credo
d'aver trovata la soluzione nel fatto che il quadro,
oltre al suo esteriore significato d'allegoria della pri-
mavera, ha pure pel suo allogatore, la famiglia me-
dicea, una speciale importanza, e propriamente per
essere stato dedicato alla memoria dell'amatissima Si-
monetta Cataneo, raffigurata all'ingresso negli Elisi.
Se teniamo presente quanto dolore colpì non solo Giu-
liano, suo amante dichiarato, ma anche Lorenzo,
quand'ella morì, non potremo dubitare che il luttuoso
avvenimento fosse causa più che sufficiente per com-
mettere il quadro. Si leggano i sonetti che Lorenzo
scrisse, a quanto pare, poco dopo il decesso di lei.
Nel primo questi crede di rivedere Simonetta in una
splendente stella, ch'egli, di notte, mentre pensa do-
lorosamente a lei, osserva nel cielo. Nel secondo la
paragona al fiore Clizia, che spera invano nei raggi
del sole che ritornino a infondergli una nuova vita.
Nel terzo egli ne piange la morte che lo ha privato di
ogni gioia, e invoca le Muse e le Grazie che lo aiutino
a piangere. Il quarto sonetto è l'espressione del suo
più profondo dolore. Egli non vede più altro mezzo
di sottrarsi al cordoglio che lo strugge fuor che la
morte. 1

La giustezza della mia interpretazione è stata rico-
nosciuta tanto pubblicamente che privatamente.2 Es-
sendomi poi occupato di nuovo a fondo dell'argomento,
sono giunto ad altro risultato molto importante, il
quale non solo offre un nuòvo appoggio alla mia in-
terpretazione, ma anche lo rende all'evidente.

I miei lettori sanno che la presenza di Mercurio in
questo quadro formava una difficoltà quasi insormonta-
bile. Infatti una seria spiegazione non è ancora stata
tentata (basti per esempio il modo strano col quale si
è spiegata la presenza di Mercurio dal dott. Marrai).
Anche nella mia interpretazione la presenza di Mer-
curio formava ancora — bisogna ch'io lo confessi —
un punto oscuro. 3 Non meno difficile da spiegarsi è

1 Vedi Warburg, pag. 44.

2 La mia dissertazione fu pubblicata in tedesco nei Prenssìsche
Jahròttcher, 1898.

3 La riunione di Venere con Mercurio sembra dar luogo general-
mente a grandissime di'ficoltà. Di ciò scrive il Warburg, dopo aver
fatto notare le grandi difficoltà, spiegando la presenza di Mercurio
nel nostro quadro : « Zufallig ist es selbst fùr die archàologische
Forschung schwierig, einen Hermes, der sich n.it der Venus zusam-
men auf einen kleinen rothfigurigen Kanne aus Athen abgebildet finde,
ikonogt'aphisch genau zu bestiinmen » (pag. 35).
 
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