332 LUIGI CORRERÀ
reggevano i ceri che illuminavano il presepe. L'anno 1822 fu l'ultimo anno in cui si costruì
il presepe. I rovesci finanziari lo fecero smettere, e la collezione di pastori si sperperò : il
_______________, ...................,,---^-7^ seguito dei Magi, opera del Sammartino, fu acqui-
stato dalla figliuola del re Francesco I di Borbone
e portato in Ispagna, dove andò sposa a Ferdi-
nando VII. I rosoni di argento finirono al Monte di
pietà e vi furono pegnorati per ducati 600, ossia
lire italiane 2550. Quando il Cinque cominciò a ven-
dere i suoi pastori, tra gli altri compratori, vi fu
pure il signor Raffaele Perrone, avo di Antonio, e
da quel tempo, questa oramai celebre collezione, si
ebbe un primo incremento.
Con essi contendeva la famiglia Ruggiero, ricchi
setaiuoli che abitavano a Sant'Onofrio dei Vecchi,
verso il Sedile di Porto, una di quelle viuzze del
vecchio Napoli, che oggi il piccone del Risana-
mento ha fatto sparire e che accoglievano quasi tutti
i nostri ricchi mercanti.
Nicola Ruggiero era quegli che costruiva il presepe
ed aveva, fra l'altro, una bella collezione di animali
e di cani, fra' quali alcuni danesi, che fece ritrarre
da quegli appartenenti a Ferdinando IV di Borbone.
Quando il Sovrano recavasi a visitare il presepe, il
Ruggiero si compiaceva di additarglieli. Morto il
Ruggiero, la collezione passò nelle mani di una sua
sorella, Elisabetta, maritata Ricciardi, e dopo la
costei morte, avvenuta nel 1873, il presepe fu diviso
e venduto ad antiquari e privati, ed il sig. A. Per-
rone ne acquistò una gran porzione.
Anche Francesco Marotta « si segnalò pure quanti
altri mai, dice il Napoli-Signorelli, 1 nel costruire
alcuni anni in sua casa un presepe assai ammirato.
Conservò poi la famosa raccolta delle figure sì dei
Fig. 5». _ La Vergine Magi, con vistoso accompagnamento, che degli an-
Presepe nella Cappella del Sannazaro geli Per la §"loria> forniti di mirabili istromenti musi-
a Mereellina ca^ nena picciolezza perfettissimamente lavorati. Al
fine se ne disfece regalando tutto questo tesoro in
tal genere alle religiose di Donnaromita ». Il Marotta morì nel 1810, dopo essere stato per
due anni quasi mentecatto.
Nè meno famoso era il presepe della famiglia De Georgio, noto nel nostro popolino
come u presebio (Va Giorgia. Era in quel sontuoso palazzo di Napoli, in via Toledo, n. 148,
che fu poi del principe di Montemiletto ed oggi appartiene al duca della Regina. Fu
costruito fino all'anno 1826 ed i vecchi ne dicevano mirabilia magna. Lo dirigeva il pittore
napoletano Nicola Fazio, e più tardi lo scultore Lorenzo Mosca. La gloria degli angeli era
addirittura maravigliosa, e vi si vedeva pure una caverna con dei diavoli, i quali si dispe-
ravano per la nascita del Verbo Umanato; un inferno, insomma, che, al dir del Proto,2 era
un paradiso pel nostro popolino !
biandola per vera, con la punta dello stivale, che allora
si usava assai accuminato {alla francese), sfondò la tela.
1 Francesco Proto, duca di Maddaloni, Il presepe,
prolusione in Atti dell' Accademia pontaniana. Na-
poli, 1889.
2 Op. cit., voi. 7, pag. 270. Il figliuolo del Marotta,
reggevano i ceri che illuminavano il presepe. L'anno 1822 fu l'ultimo anno in cui si costruì
il presepe. I rovesci finanziari lo fecero smettere, e la collezione di pastori si sperperò : il
_______________, ...................,,---^-7^ seguito dei Magi, opera del Sammartino, fu acqui-
stato dalla figliuola del re Francesco I di Borbone
e portato in Ispagna, dove andò sposa a Ferdi-
nando VII. I rosoni di argento finirono al Monte di
pietà e vi furono pegnorati per ducati 600, ossia
lire italiane 2550. Quando il Cinque cominciò a ven-
dere i suoi pastori, tra gli altri compratori, vi fu
pure il signor Raffaele Perrone, avo di Antonio, e
da quel tempo, questa oramai celebre collezione, si
ebbe un primo incremento.
Con essi contendeva la famiglia Ruggiero, ricchi
setaiuoli che abitavano a Sant'Onofrio dei Vecchi,
verso il Sedile di Porto, una di quelle viuzze del
vecchio Napoli, che oggi il piccone del Risana-
mento ha fatto sparire e che accoglievano quasi tutti
i nostri ricchi mercanti.
Nicola Ruggiero era quegli che costruiva il presepe
ed aveva, fra l'altro, una bella collezione di animali
e di cani, fra' quali alcuni danesi, che fece ritrarre
da quegli appartenenti a Ferdinando IV di Borbone.
Quando il Sovrano recavasi a visitare il presepe, il
Ruggiero si compiaceva di additarglieli. Morto il
Ruggiero, la collezione passò nelle mani di una sua
sorella, Elisabetta, maritata Ricciardi, e dopo la
costei morte, avvenuta nel 1873, il presepe fu diviso
e venduto ad antiquari e privati, ed il sig. A. Per-
rone ne acquistò una gran porzione.
Anche Francesco Marotta « si segnalò pure quanti
altri mai, dice il Napoli-Signorelli, 1 nel costruire
alcuni anni in sua casa un presepe assai ammirato.
Conservò poi la famosa raccolta delle figure sì dei
Fig. 5». _ La Vergine Magi, con vistoso accompagnamento, che degli an-
Presepe nella Cappella del Sannazaro geli Per la §"loria> forniti di mirabili istromenti musi-
a Mereellina ca^ nena picciolezza perfettissimamente lavorati. Al
fine se ne disfece regalando tutto questo tesoro in
tal genere alle religiose di Donnaromita ». Il Marotta morì nel 1810, dopo essere stato per
due anni quasi mentecatto.
Nè meno famoso era il presepe della famiglia De Georgio, noto nel nostro popolino
come u presebio (Va Giorgia. Era in quel sontuoso palazzo di Napoli, in via Toledo, n. 148,
che fu poi del principe di Montemiletto ed oggi appartiene al duca della Regina. Fu
costruito fino all'anno 1826 ed i vecchi ne dicevano mirabilia magna. Lo dirigeva il pittore
napoletano Nicola Fazio, e più tardi lo scultore Lorenzo Mosca. La gloria degli angeli era
addirittura maravigliosa, e vi si vedeva pure una caverna con dei diavoli, i quali si dispe-
ravano per la nascita del Verbo Umanato; un inferno, insomma, che, al dir del Proto,2 era
un paradiso pel nostro popolino !
biandola per vera, con la punta dello stivale, che allora
si usava assai accuminato {alla francese), sfondò la tela.
1 Francesco Proto, duca di Maddaloni, Il presepe,
prolusione in Atti dell' Accademia pontaniana. Na-
poli, 1889.
2 Op. cit., voi. 7, pag. 270. Il figliuolo del Marotta,