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LUIGI CORRERÀ
Catalano, possessore della collezione in parola, che gli fu trasmessa dallo zio, signor Filippo
Catalano. Un altro famoso presepe napoletano si era quello che il notaio Raffaele Sorvillo
costruiva nella sua abitazione al Vico Maiorani a For-
; cella, e poscia alla Via Egiziaca a Pizzofalcone, n. 59.
Anche qui si recavano i Sovrani a visitarlo, e, durante
il tempo che stava esposto il presepe, un picchetto di
soldati della Guardia Reale nel cortile e nella casa teneva
a bada la folla e la invitava a girare, per cedere il
posto agli altri.
Il notaio, cui gli affari andavano bene, spendeva
largamente pel suo presepe, in guisa che come si narra,
fece costruire a Parigi gì' istrumenti musicali per la
banda dei Magi, e fece bardare uno dei cavalli dei re,
come quello di Gioacchino Murat. Il paesaggio poi era
inarrivabile: lo dipingeva un paesista napoletano, Raf-
faele Gentile, cui il Sorvillo pagava ducati cinquanta
^^mmÈÉmg^m • mensuali (L. it. 212.50) per averlo a sua disposizione,
quando costruiva il presepe. I monti e le valli si pro-
lungavano fin sulle terrazze, dove una volta, come a
me fanciullo narrava un vecchio prete, testimone ocu-
lare, cadde della neve producendo un effetto che addi-
rittura illudeva.
Il nostro notaio, lo si è già detto di sopra, aveva
le mani bucate; ma non sempre gli arrise la sorte. Gli
affari scemarono, contrasse dei debiti, ed i creditori
gli furon sopra. I pastori furono venduti con grande
dispiacere del -Sorvillo. Il seguito dei Magi, opera di
Salvatore Franco, o di Franco, fu acquistato in parte
dal signor Felice Alfano, che pure raccoglieva pastori,
e poscia passò ai signori Malatesta. Un'altra parte la
1 comprò un negoziante di galloni, Scoppa, il cui figliuolo,
Fio- 7a _ pastore dopo aver costruito un presepe per vari anni, nel 1879
„ _ „ , , „ lo vendè al signor Perrone. Il resto della collezione
Presepe nella Cappella del Sannazaro ; ...
,,T ,,. l'ebbe un signor Giovanni Duraont, il quale, dopo
a Mergelhna & ' v1 ' r
averne venduta una porzione al sacerdote D. Dome-
nico Coppola, la collocò in vetrine, e dopo la sua morte dagli eredi furono vendute al
signor Perrone.
Nè meno celebrati erano i presepi dello Sgambati, del Mannini, del Fornari e quello
del cav. Carlo Persico, i cui pastori avevano la particolarità di essere di un quarto più piccoli
di quelli che ordinariamente si usavano. Morto il Persico nel gennaio 1862, le Figlie della
Carità, da lui istituite eredi, venderono all'asta pubblica il presepe e se ne resero aggiudi-
catari lo scultore Giuseppe Catello ed il sig'nor Francesco Camerlingo, i quali poi venderono
all'antiquario Scognamiglio buona parte di cestine con frutta, erbaggi, salami, ecc., che in
gergo i collezionisti chiamano finimenti, e dallo Scognamiglio le comprò il compianto
principe Filangieri, pel Museo da lui fondato in Napoli, al palazzo Como in via del Duomo.
Ed in ultimo mi piace ricordare il presepe di don Domenico Sdanghi, un prete di Nola,
che viveva in Napoli facendo il maestro di scuola ed il cappellano della Congrega di
San Giacomo degli Spagnuoli. Si dice, che avendo fatto acquisto, per incarico avuto da
taluni suoi paesani, di un mistero, fu preso dalla passione del presepe e diessi a raccogliere
pastori. Fece una modesta collezione e l'esponeva tutti gli anni in una vetrina nella chiesa
di San Giacomo. Poi, man mano, aumentò le vetrine ed espose ogni cosa in casa sua, alla
LUIGI CORRERÀ
Catalano, possessore della collezione in parola, che gli fu trasmessa dallo zio, signor Filippo
Catalano. Un altro famoso presepe napoletano si era quello che il notaio Raffaele Sorvillo
costruiva nella sua abitazione al Vico Maiorani a For-
; cella, e poscia alla Via Egiziaca a Pizzofalcone, n. 59.
Anche qui si recavano i Sovrani a visitarlo, e, durante
il tempo che stava esposto il presepe, un picchetto di
soldati della Guardia Reale nel cortile e nella casa teneva
a bada la folla e la invitava a girare, per cedere il
posto agli altri.
Il notaio, cui gli affari andavano bene, spendeva
largamente pel suo presepe, in guisa che come si narra,
fece costruire a Parigi gì' istrumenti musicali per la
banda dei Magi, e fece bardare uno dei cavalli dei re,
come quello di Gioacchino Murat. Il paesaggio poi era
inarrivabile: lo dipingeva un paesista napoletano, Raf-
faele Gentile, cui il Sorvillo pagava ducati cinquanta
^^mmÈÉmg^m • mensuali (L. it. 212.50) per averlo a sua disposizione,
quando costruiva il presepe. I monti e le valli si pro-
lungavano fin sulle terrazze, dove una volta, come a
me fanciullo narrava un vecchio prete, testimone ocu-
lare, cadde della neve producendo un effetto che addi-
rittura illudeva.
Il nostro notaio, lo si è già detto di sopra, aveva
le mani bucate; ma non sempre gli arrise la sorte. Gli
affari scemarono, contrasse dei debiti, ed i creditori
gli furon sopra. I pastori furono venduti con grande
dispiacere del -Sorvillo. Il seguito dei Magi, opera di
Salvatore Franco, o di Franco, fu acquistato in parte
dal signor Felice Alfano, che pure raccoglieva pastori,
e poscia passò ai signori Malatesta. Un'altra parte la
1 comprò un negoziante di galloni, Scoppa, il cui figliuolo,
Fio- 7a _ pastore dopo aver costruito un presepe per vari anni, nel 1879
„ _ „ , , „ lo vendè al signor Perrone. Il resto della collezione
Presepe nella Cappella del Sannazaro ; ...
,,T ,,. l'ebbe un signor Giovanni Duraont, il quale, dopo
a Mergelhna & ' v1 ' r
averne venduta una porzione al sacerdote D. Dome-
nico Coppola, la collocò in vetrine, e dopo la sua morte dagli eredi furono vendute al
signor Perrone.
Nè meno celebrati erano i presepi dello Sgambati, del Mannini, del Fornari e quello
del cav. Carlo Persico, i cui pastori avevano la particolarità di essere di un quarto più piccoli
di quelli che ordinariamente si usavano. Morto il Persico nel gennaio 1862, le Figlie della
Carità, da lui istituite eredi, venderono all'asta pubblica il presepe e se ne resero aggiudi-
catari lo scultore Giuseppe Catello ed il sig'nor Francesco Camerlingo, i quali poi venderono
all'antiquario Scognamiglio buona parte di cestine con frutta, erbaggi, salami, ecc., che in
gergo i collezionisti chiamano finimenti, e dallo Scognamiglio le comprò il compianto
principe Filangieri, pel Museo da lui fondato in Napoli, al palazzo Como in via del Duomo.
Ed in ultimo mi piace ricordare il presepe di don Domenico Sdanghi, un prete di Nola,
che viveva in Napoli facendo il maestro di scuola ed il cappellano della Congrega di
San Giacomo degli Spagnuoli. Si dice, che avendo fatto acquisto, per incarico avuto da
taluni suoi paesani, di un mistero, fu preso dalla passione del presepe e diessi a raccogliere
pastori. Fece una modesta collezione e l'esponeva tutti gli anni in una vetrina nella chiesa
di San Giacomo. Poi, man mano, aumentò le vetrine ed espose ogni cosa in casa sua, alla