LE ARTIGLIERIE ITALIANE DEL RINASCIMENTO
359
le artiglierie verso forme che non vennero più abbandonate, è da riconoscersi poco con-
forme alla verità storica. L'accenno a possibili rivendicazioni di una delle nostre glorie del
Quattrocento non sembrò fuori di proposito nel presente
ricordo delle artiglierie italiane del tempo, considerate Fig. i6a
principalmente nei riflessi dell'arte del disegno e del
getto. Ed infatti, per la correlazione che necessariamente
intercede tra i caratteri artistici ed i tecnici delle bocche
da fuoco, tale ricordo può preparare la via alle predette
rivendicazioni.
HI p
-A- -A- 4- lllltlt
0x4
Galeotto Manfredi, figlio di Astorgio II, Signore di •
Faenza, scriveva il 7 febbraio 1487 al Duca di Ferrara
perchè volesse concedergli per otto giorni maestro Al-
berghetto, cui aveva divisato di far visitare le proprie
artiglierie. 1 Questo Alberghetto, che doveva essere un
fonditore di bella fama, fu il capostipite d'una famiglia
di valentissimi gettatori di artiglierie, originaria di Massa
Fiscaglia, in quel di Ferrara, e passata quindi ai servigi
della repubblica veneta, nei quali durò con tal carico
fino al termine del passato secolo.
Sigismondo Alberghetto, figlio del predetto fondi-
tore, ed egli stesso maestro nell'arte del getto, fu con-
dotto, pure nell'anno 1487, agli stipendi della repubblica ^
con decreto del 4 marzo, che lo loda come peritissimum
et excellentissimum artificem conficiendorum tormento-
rum, pass avo lantium et aliorum huiusmodi instrumen-
torum bellicorum. Rimasto ai servigi del veneto dominio
per oltre 40 anni (almeno fino al 1530), fu Sigismondo
indubbiamente il fabbricatore di moltissime di quelle
meravigliose bocche da fuoco di cui nel secolo XVI
erano pieni gli arsenali, i depositi, le fortezze della re-
pubblica. Narra infatti il Sanuto che il 22 giugno 1500
vennero provati al Lido quindici pezzi d'artiglieria gettati
dal detto artefice. fcf\, OHI h
Nelle vicende di quel dominio, tutto il ricco mate-
riale da guerra accumulato nei secoli di prosperità andò
disperso, e le uniche artiglierie di questo grande maestro
dell'arte del getto, delle quali è dato tuttora di ammirare
le forme e le proporzioni, sono due bellissime colubrine, Artiglierie italiane
munite di orecchioni, della portata di 30 libbre piccole del principio del secolo xvi
di Venezia (chilogrammi 9.056). Queste bocche da fuoco,
che vennero, per somma ventura, disegnate da Domenico Gasperoni nella sua opera mano-
scritta, adorna di venti grandi tavole incise, avente la data del 1779 e che s'intitola Arti-
glieria veneta, 2 sono a foggia di colonne variamente striate e desinienti nel capitello, il cui
1 Documenti degli archivi e delle biblioteche di
Modena e Ferrara.
2 Dell' Artiglieria Veneta dedicata al Serenissimo
principe Polo Renier Doge di Venezia dal Soprain-
tendente all' artiglieria Domenico Gasperoni, A. D.
MDCCLXXLX, opera rarissima e di singolare impor-
tanza per la storia artistica e tecnica delle artiglierie,
esiste un esemplare nella ricca Biblioteca ducale (già
Saluzziana) di Torino.
359
le artiglierie verso forme che non vennero più abbandonate, è da riconoscersi poco con-
forme alla verità storica. L'accenno a possibili rivendicazioni di una delle nostre glorie del
Quattrocento non sembrò fuori di proposito nel presente
ricordo delle artiglierie italiane del tempo, considerate Fig. i6a
principalmente nei riflessi dell'arte del disegno e del
getto. Ed infatti, per la correlazione che necessariamente
intercede tra i caratteri artistici ed i tecnici delle bocche
da fuoco, tale ricordo può preparare la via alle predette
rivendicazioni.
HI p
-A- -A- 4- lllltlt
0x4
Galeotto Manfredi, figlio di Astorgio II, Signore di •
Faenza, scriveva il 7 febbraio 1487 al Duca di Ferrara
perchè volesse concedergli per otto giorni maestro Al-
berghetto, cui aveva divisato di far visitare le proprie
artiglierie. 1 Questo Alberghetto, che doveva essere un
fonditore di bella fama, fu il capostipite d'una famiglia
di valentissimi gettatori di artiglierie, originaria di Massa
Fiscaglia, in quel di Ferrara, e passata quindi ai servigi
della repubblica veneta, nei quali durò con tal carico
fino al termine del passato secolo.
Sigismondo Alberghetto, figlio del predetto fondi-
tore, ed egli stesso maestro nell'arte del getto, fu con-
dotto, pure nell'anno 1487, agli stipendi della repubblica ^
con decreto del 4 marzo, che lo loda come peritissimum
et excellentissimum artificem conficiendorum tormento-
rum, pass avo lantium et aliorum huiusmodi instrumen-
torum bellicorum. Rimasto ai servigi del veneto dominio
per oltre 40 anni (almeno fino al 1530), fu Sigismondo
indubbiamente il fabbricatore di moltissime di quelle
meravigliose bocche da fuoco di cui nel secolo XVI
erano pieni gli arsenali, i depositi, le fortezze della re-
pubblica. Narra infatti il Sanuto che il 22 giugno 1500
vennero provati al Lido quindici pezzi d'artiglieria gettati
dal detto artefice. fcf\, OHI h
Nelle vicende di quel dominio, tutto il ricco mate-
riale da guerra accumulato nei secoli di prosperità andò
disperso, e le uniche artiglierie di questo grande maestro
dell'arte del getto, delle quali è dato tuttora di ammirare
le forme e le proporzioni, sono due bellissime colubrine, Artiglierie italiane
munite di orecchioni, della portata di 30 libbre piccole del principio del secolo xvi
di Venezia (chilogrammi 9.056). Queste bocche da fuoco,
che vennero, per somma ventura, disegnate da Domenico Gasperoni nella sua opera mano-
scritta, adorna di venti grandi tavole incise, avente la data del 1779 e che s'intitola Arti-
glieria veneta, 2 sono a foggia di colonne variamente striate e desinienti nel capitello, il cui
1 Documenti degli archivi e delle biblioteche di
Modena e Ferrara.
2 Dell' Artiglieria Veneta dedicata al Serenissimo
principe Polo Renier Doge di Venezia dal Soprain-
tendente all' artiglieria Domenico Gasperoni, A. D.
MDCCLXXLX, opera rarissima e di singolare impor-
tanza per la storia artistica e tecnica delle artiglierie,
esiste un esemplare nella ricca Biblioteca ducale (già
Saluzziana) di Torino.