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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 1
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Egidi, Francesco: Le miniature dei codici Barberiniani dei "documenti d'amore", [1]
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0050

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FRANCESCO ECIDI

Industria (cod. B, c. 22-13)

disperati e degli speranti, poste ai piedi del Palatium Spei: « figure autem inferiores fiunt
ad libitum et ibi viri et mulieres ». 1 E infatti, più che per l’eleganza e la finezza del disegno,
la superiorirà del dipintore di A è evidente per l’opera del pennello, che ha saputo trasfor-
mare gli abbozzi del Barberino in un vero capolavoro d’arte. In B prevale il disegno e però
le iscrizioni sono in esso più ampie e in maggior copia, non trovando, come in A, impe-
dimento nel colore. Il Barberino, che non era pictor vel m hoc aliquatenus ìnstructus, potè
solo tratteggiare a penna le storie che aveva concepite, aggiungendo un misero tentativo
di coloratura, che non poteva essere tralasciato, poiché il colore entrava talora come ele-
mento principale della concezione.

Ma, anche se non si vuol considerare che i disegni del Barberino sono abbozzi prov-
visori, tratti di penna messi lì per fissare l’idea, la concezione, e, secondo il pensiero dello
stesso autore, destinati ad essere ridotti a miglior forma, forse nella bella Firenze, forse
nella dotta Bologna, dove, sperava di tornar presto, abbandonando la Provenza, in cui non
aveva potuto trovare un dipintore che lo avesse compreso ; tuttavia non si può non ammi-
rare una certa potenza in quei rozzi disegni, una certa spontaneità nella linea spigliata,
priva di rigidezza e d’angolosità, ed eseguita senza studio. E qua e là il Barberino riesce

sono assai di rado gli stessi nei due codici. E certamente non si comprenderebbe per qual
ragione il dipintore di A si sarebbe dovuto mantenere fedele all’originale B nei colori usati
per le singole figure, quando questo avrebbe imposto una restrizione nella varietà dei colori
con grave danno dell’estetica, senza che vi fosse alcuna necessità di farlo, come si può
chiaramente provare per le annotazioni che il Barberino stesso non trascura di fare anche
a questo riguardo. Tra le molte, per brevità, cito solo quella che si riferisce alle figure dei

Comm, c. 66-c, rigo 69.
 
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