BIBLIOGRAFIA ARTISTICA
3-
Estetica, iconografia, etnografia, fisiologia artistica, rap-
porti tra la letteratura e l’arte.
Guido Menasci. Gli angeli nell' arte. Fi-
renze, Alinari, 1902.
È uno scritto iconografico dettato da entusiasmo
sincero per il bellissimo argomento, e dove si trova
delineata con sicurezza la evoluzione del tipo degli
angeli, specialmente dal Trecento in poi. Il primo ca-
pitolo, che studia le forme romane e bizantine, la ge-
rarchia dell’Areopagita e Dante Alighieri, è troppo
rapido forse ; ma è tanto il buio chè avvolge il lavoro
d’elaborazione dell’arte nel medio evo da dovere scu-
sare l’iconografo se non ha seguito passo per passo
lo svolgimento del tipo dell’angiolo nei secoli oscuri.
Nel secondo capitolo, che esamina i primitivi, Giotto
e i tesori del Trecento, l’A. osserva giustamente come
gli angeli, più che simboli, divengono attori reali del
fatto soprannaturale ; ma non scruta davvicino la varie
forme assunte dagli angeli stessi, le loro speciali fiso-
nomie, i loro atteggiamenti, le particolarità delle loro
acconciature, deileali, delle vestimenta, di tutto quanto
dovrebbe servire a dare il filo conduttore dello studio
della rappresentazione. Sono minuzie che per l’icono-
grafo divengono essenziali; e che certo l’A. ha osser-
vato, per tracciare così sicuramente le sue linee ge-
nerali. Non avrà creduto di mostrare gli strumenti e
la preparazione che servirono al suo lavoro ; il che
non sarebbe stato inutile certo, e avrebbe mostrato
della bella architettura dell'A. non solo la facciata,
ma anche l’interiore costruzione. E quelle minuzie
avrebbero servito a fondere con i capitoli precedenti
gli altri che l’A. dedica agli angeli musicanti e dan-
zanti, a Gabriele e i nunzi, a Raffaele e gli angeli
custodi, a Michele, i guerrieri e i giustizieri, infine
agli angeli della morte. Nella bibliografia del tema
l’autore non cita lo Stuhlfauth (Die Engel in der alt-
christlìchen Kunst) ed altri che forse avrebbero aiutato
a dare un organismo alle impressioni dell’A. del resto
sempre sincere e sempre squisitamente espresse.
Inventari di monumenti d’arte, cataloghi di Musei e Gallerie,
guide nazionali e cittadine, illustrazioni di luoghi.
Pietro Piccirilli: L'abazia di Santo Spi-
rito di Sulmona e L'eremo di Pietro Ce-
lestino sul monte Morrone. Lanciano, Rocco
Carabba, editore, 1901.
L’A. incomincia questa ricca monografia discutendo
le varie questioni che si riferiscono alle origini di
questa Badia Morronese, esistente nei pressi di Sul-
mona ed ora adibita a penitenziario. Narrate breve-
mente le vicende e le trasformazioni subite dal vasto
edificio fino al giorno d’oggi, l’A. entra a descriverne
la pianta generale, l’ingresso, l’atrio decorato di chia-
roscuri, il cortile centrale, gli altri cortili minori, nonché
il refettorio, il campanile ed i pochi resti dell’antico
cenobio dei Celestini. Una speciale cura dedica l’A.
alla descrizione della Chiesa in cui ha grande im-
portanza la cappella dell 'Ecce Homo che contiene il
monumento del capitano Giacomo Caldora e molte
pitture a fresco. Questo monumento del 1412 è una
pregevole opera scultoria firmata dal maestro Gual-
tiero di Alemagna e rivela infatti nel suo stile i ca-
ratteri pròpri della scuola tedesca. Il Piccirilli crede
che alcune di queste importanti pitture siano contem-
poranee al monumento e propriamente quelle che sono
nel nicchione che lo comprende; le altre egli suppone
con buoni argomenti che possano essere di un tal
maestro Saturnino Gatti che fiorì a Sulmona sulla fine
del xv secolo.
All’eremo di Pietro Celestino sul monte Morrone
l’A. dedica poche pagine di storia e di descrizione da
3-
Estetica, iconografia, etnografia, fisiologia artistica, rap-
porti tra la letteratura e l’arte.
Guido Menasci. Gli angeli nell' arte. Fi-
renze, Alinari, 1902.
È uno scritto iconografico dettato da entusiasmo
sincero per il bellissimo argomento, e dove si trova
delineata con sicurezza la evoluzione del tipo degli
angeli, specialmente dal Trecento in poi. Il primo ca-
pitolo, che studia le forme romane e bizantine, la ge-
rarchia dell’Areopagita e Dante Alighieri, è troppo
rapido forse ; ma è tanto il buio chè avvolge il lavoro
d’elaborazione dell’arte nel medio evo da dovere scu-
sare l’iconografo se non ha seguito passo per passo
lo svolgimento del tipo dell’angiolo nei secoli oscuri.
Nel secondo capitolo, che esamina i primitivi, Giotto
e i tesori del Trecento, l’A. osserva giustamente come
gli angeli, più che simboli, divengono attori reali del
fatto soprannaturale ; ma non scruta davvicino la varie
forme assunte dagli angeli stessi, le loro speciali fiso-
nomie, i loro atteggiamenti, le particolarità delle loro
acconciature, deileali, delle vestimenta, di tutto quanto
dovrebbe servire a dare il filo conduttore dello studio
della rappresentazione. Sono minuzie che per l’icono-
grafo divengono essenziali; e che certo l’A. ha osser-
vato, per tracciare così sicuramente le sue linee ge-
nerali. Non avrà creduto di mostrare gli strumenti e
la preparazione che servirono al suo lavoro ; il che
non sarebbe stato inutile certo, e avrebbe mostrato
della bella architettura dell'A. non solo la facciata,
ma anche l’interiore costruzione. E quelle minuzie
avrebbero servito a fondere con i capitoli precedenti
gli altri che l’A. dedica agli angeli musicanti e dan-
zanti, a Gabriele e i nunzi, a Raffaele e gli angeli
custodi, a Michele, i guerrieri e i giustizieri, infine
agli angeli della morte. Nella bibliografia del tema
l’autore non cita lo Stuhlfauth (Die Engel in der alt-
christlìchen Kunst) ed altri che forse avrebbero aiutato
a dare un organismo alle impressioni dell’A. del resto
sempre sincere e sempre squisitamente espresse.
Inventari di monumenti d’arte, cataloghi di Musei e Gallerie,
guide nazionali e cittadine, illustrazioni di luoghi.
Pietro Piccirilli: L'abazia di Santo Spi-
rito di Sulmona e L'eremo di Pietro Ce-
lestino sul monte Morrone. Lanciano, Rocco
Carabba, editore, 1901.
L’A. incomincia questa ricca monografia discutendo
le varie questioni che si riferiscono alle origini di
questa Badia Morronese, esistente nei pressi di Sul-
mona ed ora adibita a penitenziario. Narrate breve-
mente le vicende e le trasformazioni subite dal vasto
edificio fino al giorno d’oggi, l’A. entra a descriverne
la pianta generale, l’ingresso, l’atrio decorato di chia-
roscuri, il cortile centrale, gli altri cortili minori, nonché
il refettorio, il campanile ed i pochi resti dell’antico
cenobio dei Celestini. Una speciale cura dedica l’A.
alla descrizione della Chiesa in cui ha grande im-
portanza la cappella dell 'Ecce Homo che contiene il
monumento del capitano Giacomo Caldora e molte
pitture a fresco. Questo monumento del 1412 è una
pregevole opera scultoria firmata dal maestro Gual-
tiero di Alemagna e rivela infatti nel suo stile i ca-
ratteri pròpri della scuola tedesca. Il Piccirilli crede
che alcune di queste importanti pitture siano contem-
poranee al monumento e propriamente quelle che sono
nel nicchione che lo comprende; le altre egli suppone
con buoni argomenti che possano essere di un tal
maestro Saturnino Gatti che fiorì a Sulmona sulla fine
del xv secolo.
All’eremo di Pietro Celestino sul monte Morrone
l’A. dedica poche pagine di storia e di descrizione da