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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 3
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Colasanti, Arduino: L' esposizione quadriennale di belle arti in Torino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0356

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ARTE CONTEMPORANEA

L’ESPOSIZIONE QUADRIENNALE DI BELLE ARTI IN TORINO.

a quando abbandonò risolutamente il manierismo dei quadri storici
del Gamba, la pittura piemontese mostrò di volersi riconciliare col
vero per mezzo del paesaggio. Nè a miglior fonte poteva ritem-
prarsi, poiché non c’è effetto che non si produca nel paese, ove
la stessa natura pensa ad offrire al pittore i rapporti dei toni, le
più varie manifestazioni della luce, l’aria, la distanza, così che,
educando la sua intelligenza alla considerazione delle grandi linee,
aprendo il suo cuore alla voce possente delle cose, quando anche
non riesca a fare di lui un pensatore, ne farà sempre un artista
sincero. Ed arte sincera è quella del Piemonte, che non si è arre-
stata al paese, ma, passando audacemente per tutte le forme, attingendo a tutte le ispira
zioni, nella Quadriennale di Torino ci dà di sè una visione, quale non aveva potuto offrire
nella mostra del ’g8 e nell’ultima internazionale di Venezia.

Comincia la rassegna col Fontanesi, e, sebbene non siano qui i quadri più celebrati del
maestro, non si rivedono senza commozione raccolti quegli studi sommari, nei quali tanto
intimamente si sente vibrare l’anima dell’artista

Segue la mostra collettiva del Calderini, il pittore che meglio di ogni altro dimostra
quale efficacia avesse l’insegnamento del grande maestro di Reggio. L’arte del Fontanesi
è larga, sprezzante, sintetica, di una crudità sempre diretta alla vita intensa dell’insieme.
Fedele alle impressioni della vita, egli le riassume e le esprime con tutta la forza che l’arte
può dare, e nei suoi quadri tutto è moto, tutto è vita, una vita che trascina seco ogni parte
in un’unità appassionatamente tirannica. Al contrario il Calderini è il poeta della soavità,
della dolcezza, della grazia ingenua e della fresca semplicità. Fedele agl’insegnamenti del
maestro in quanto l’arte sua non abborda la natura con formole già fatte, ma con un sog-
gettivismo che è la concentrazione nello stato d’idea delle sensazioni che l’artista ha provato
di fronte alla natura, egli impronta i suoi quadri di una nota altamente personale e di armonie
che male si accordano con quelle del Fontanesi. Così che del maestro il Calderini non ci dà per
fermo le grandi sensazioni. Egli non sa strappare alla natura quegli accenti acuti e vibranti,
quegli accordi giganteschi, ma l’accarezza con soave compiacenza, cerca i cantucci riposti,
i prati molli, le ombre fresche nel profondo dei boschi, i cieli sorridenti nella luce blanda
del maggio, e queste forme riveste d’impressioni sempre nuove e traduce in melodie squisite.

Del gruppo che fa capo al Fontanesi, appariscono nella Quadriennale il Pugliese Levi
e il Pollonera, ma la pittura piemontese non deriva tutta dal Fontanesi, e ce ne persuade
la lunga serie delle altre forze, che va dal Piumati al Delleani, dal Ferro al Montezemolo,

L'Arte. V, 39.
 
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