MISCELLANEA
43
La prima maniera di Raffaello ritraeva talora di
quella del maestro. Ma a tanta affermazione occorrono
ulteriori studi ed accurati raffronti
coi primi lavori di Raffaello.
Già il Moroni3 fa menzione del
dipinto di Pietro, dove, parlando di
Santa Maria Assunta in cielo in Ca-
stelnuovo di Porto, dice : avente un
bel quadro del Perugino nell’ altare
del Salvatore. Forse in meglio che
ottanta luoghi, il Moroni parla varia-
mente di questa colta, onoranda e
munificentissima gente.
Ma io non posso ritrai- di tutti
appieno, perchè non mi lascerebbe
più ire lo fren... della Direzione.
Non è possibile però che L’Arte
non ricordi due personaggi di que-
sta famiglia: cioè Giovanni Degli
Effetti, famigliare alle corti di Lui-
gi XIII di Francia e di Papa Ur-
bano Vili; che donò al Museo Va-
ticano il bel gruppo dei Tritoni
ritrovato in una sua proprietà, rac-
coglitore di una preziosa galleria di
quadri dei quali il Marciteci mi ha
mostrato l’inventario in membrana,
con la data del 20 novembre 1640,
dove fra molte pregevoli cose leggo :
« Una madonna et il bambino che
dorme e S. Giovanni Battista di
Raphael d’ Urbino. Un altro, delle
stesse immagini, in tavola, con cor-
nice intagliata et festone indorato
di mano di Leonardo da Vincio. Un
altro simile dell’immagine di S. Gio-
vanni Evangelista dipinto da Guido
Reno ».
Chi pose le lapidi ricordate però,
e stabili così su fondamento sicuro
il ricordo del Perugino, è Antonio : Antonius ex testa-
mento posilit, dice la cronaca lapidaria, nel 1665, cioè
nell’epoca in cui fu eretto l’altare attuale. Questo
Antonio fu letterato e archeologo dottissimo, spesso
ricordato dal Moroni e autore di pregevoli disserta-
zioni a stampa, piene di succosa erudizione. Vo-
gliamo solo ricordare le belle notizie archeologiche
contenute negli scritti : Dei borghi di Roma e luoghi
circonvicini al Sìratte; Navigazione antica del Tevere
da Perugii a Roma, editi a Roma nel 1675, pei tipi di
Angelo Tinassi. V’è anche a stampa, di Antonio, un
ricco catalogo di quadri per lo più di scuola fiamminga
da lui posseduti.
Onde non parrà spazio inutilmente occupato quello 1
1 Voi. 54, pag. 301, col. 1.
che qui contiene il ritratto di questo operoso e col-
tissimo discendente di una nobilissima prosapia. È nel
costume dell’epoca, ed ha una curiosa somiglianza
con l’ultimo rampollo della famiglia, Francesco Degli
Effetti, che vive modestamente a Rieti, ove da un
secolo si è trasferita la sua gente.
Alessandro Bellucci.
Un bronzo del Verrocchio. — Guglielmo Bode
pubblicò nell’Archivio storico dell’arte (anno 1893,
fase. II) il bassorilievo in bronzo del Verrocchio, che
rappresenta la Deposizione. Era stato ritenuto del
Sansovino, prima che il Bode riconoscesse in quel
bassorilievo della chiesa del Carmine lo stile del Ver-
rocchio e tra le figure della sacra scena il duca Fe-
derigo da Urbino col suo piccolo figlio Guidobaldo.
Possiamo ora indicare un altro bassorilievo che ha
evidenti rapporti con quello, e cioè uno del museo
Andrea del Verrocchio: Il martirio di Sali Sebastiano
Perugia, Museo dell’Università
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La prima maniera di Raffaello ritraeva talora di
quella del maestro. Ma a tanta affermazione occorrono
ulteriori studi ed accurati raffronti
coi primi lavori di Raffaello.
Già il Moroni3 fa menzione del
dipinto di Pietro, dove, parlando di
Santa Maria Assunta in cielo in Ca-
stelnuovo di Porto, dice : avente un
bel quadro del Perugino nell’ altare
del Salvatore. Forse in meglio che
ottanta luoghi, il Moroni parla varia-
mente di questa colta, onoranda e
munificentissima gente.
Ma io non posso ritrai- di tutti
appieno, perchè non mi lascerebbe
più ire lo fren... della Direzione.
Non è possibile però che L’Arte
non ricordi due personaggi di que-
sta famiglia: cioè Giovanni Degli
Effetti, famigliare alle corti di Lui-
gi XIII di Francia e di Papa Ur-
bano Vili; che donò al Museo Va-
ticano il bel gruppo dei Tritoni
ritrovato in una sua proprietà, rac-
coglitore di una preziosa galleria di
quadri dei quali il Marciteci mi ha
mostrato l’inventario in membrana,
con la data del 20 novembre 1640,
dove fra molte pregevoli cose leggo :
« Una madonna et il bambino che
dorme e S. Giovanni Battista di
Raphael d’ Urbino. Un altro, delle
stesse immagini, in tavola, con cor-
nice intagliata et festone indorato
di mano di Leonardo da Vincio. Un
altro simile dell’immagine di S. Gio-
vanni Evangelista dipinto da Guido
Reno ».
Chi pose le lapidi ricordate però,
e stabili così su fondamento sicuro
il ricordo del Perugino, è Antonio : Antonius ex testa-
mento posilit, dice la cronaca lapidaria, nel 1665, cioè
nell’epoca in cui fu eretto l’altare attuale. Questo
Antonio fu letterato e archeologo dottissimo, spesso
ricordato dal Moroni e autore di pregevoli disserta-
zioni a stampa, piene di succosa erudizione. Vo-
gliamo solo ricordare le belle notizie archeologiche
contenute negli scritti : Dei borghi di Roma e luoghi
circonvicini al Sìratte; Navigazione antica del Tevere
da Perugii a Roma, editi a Roma nel 1675, pei tipi di
Angelo Tinassi. V’è anche a stampa, di Antonio, un
ricco catalogo di quadri per lo più di scuola fiamminga
da lui posseduti.
Onde non parrà spazio inutilmente occupato quello 1
1 Voi. 54, pag. 301, col. 1.
che qui contiene il ritratto di questo operoso e col-
tissimo discendente di una nobilissima prosapia. È nel
costume dell’epoca, ed ha una curiosa somiglianza
con l’ultimo rampollo della famiglia, Francesco Degli
Effetti, che vive modestamente a Rieti, ove da un
secolo si è trasferita la sua gente.
Alessandro Bellucci.
Un bronzo del Verrocchio. — Guglielmo Bode
pubblicò nell’Archivio storico dell’arte (anno 1893,
fase. II) il bassorilievo in bronzo del Verrocchio, che
rappresenta la Deposizione. Era stato ritenuto del
Sansovino, prima che il Bode riconoscesse in quel
bassorilievo della chiesa del Carmine lo stile del Ver-
rocchio e tra le figure della sacra scena il duca Fe-
derigo da Urbino col suo piccolo figlio Guidobaldo.
Possiamo ora indicare un altro bassorilievo che ha
evidenti rapporti con quello, e cioè uno del museo
Andrea del Verrocchio: Il martirio di Sali Sebastiano
Perugia, Museo dell’Università