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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 2
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Poggi, Giovanni: La Giostra Medicea del 1475 e la "Pallade" del Botticelli
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0110

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GIOVANNI POGGI

nostra descrizione ne compaiono soli
tredici, e sette solamente importanti,
cioè : (Tiuliano de’ Medici, Pagolantonio
Soderini, Luigi di messer Agnolo della
Stufa, Piero di Daniello degli Alberti,
Benedetto di Tanai de’ Nerli, Piero di
Jacopo Guicciardini e Giovanni di Papi
Morelli ; ognuno accompagnato da pa-
renti, uomini d’arme, trombetti, tam-
burini, paggi e buriassi in magnifici
abbigliamenti. Ciascuno dei contendenti
era preceduto da un cavaliere che por-
tava sopra un’asta uno stendardo col
motto e l’impresa prescelti. Gli sten-
dardi erano di taffettà alessandrino, e
l’impresa vi era dipinta non intessuta,
come giustamente osserva, contro il
Sernper, il De Fabriczy. Di essi, quale
fu dipinto dal Yerrocchio? Io non esi-
terei a crederlo quello di Giovanni di
Papi Morelli (se ne veda la descrizione
nell’Appendice), « che nella sommità
era uno spiritello con archo alle spalle
e turchasso allato, ecc. », perchè, a ben
considerare, da VI Inv entario non risulta,
che lo stendardo fosse propriamente
quello di Giuliano, ed è assai probabile
che i Medici, come facevano estrema
istanza 1 per avere compagni nella gio-
stra, cosi supplissero del loro ad una
parte almeno delle eccessive spese. Tale
supposizione è avvalorata dal fatto che
lo stendardo portato da Giuliano rap-
Pallade; - Tappezzeria italiana della fine del sec. xv presentava un soggetto ben diverso

(Dall’opera del Muntz : Histoire de l’art pendant la Renaissance) ed era opera, come cercheremo di di-

mostrare, di ben altro artista. « Era
sopra il decto cavallo uno armato...; portava in mano una asta grande dipinta d’azurro suvi
uno stendardo di taffectà alexandrino frappato e frangiato in torno che nella summità era
un sole et nel mezo di questo stendardo era una figura grande simigliata a Pallas, vestita
d’una veste d’oro fine in fino a mezo le gambe, et di socto una veste biancha, ombreg-
giata d’oro macinato, et uno paio di stivalecti azurri in gamba: la quale teneva i piè in
su due fiamme di fuocho et delle decte fiamme usciva fiamme che ardevano rami d’ulivo,
che erano dal mezo in giù dello stendardo, che dal mezo in su erano rami senza fuocho.
Ilaveva in capo una celata brunita all’anticha, e suoi capelli tucti atrecciati che ventola-
vano. Teneva decta Pallas nella mano diricta una lancia da giostra et nella mano mancha
lo scudo di Medusa. Et apresso a decta figura un prato adorno di fiori di varii colori
che n’usciva uno ceppo d’ulivo con uno ramo grande, al quale era legato uno dio d’amore

1 Dai ricordi di Francesco Guicciardini (Opere ine- sendo d’età di anni 20, giostrassi non per volontà
dite, X, 62): «Piero... nacque a di 9 di giugno 1454. propria... ma a satisfazione di Lorenzo e Giuliano

Attese da giovane sempre agli studi..., e benché, de’Medici che ne feciono una instanza estrema, ecc. ».
 
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