MISCELLANEA
135
R ICOR D I.
STANISLAO FRASCH ETTI.
Da cinque anni
soltanto Stanislao
Frnschetti aveva
cominciato a colti-
vare gli studi sto-
rici dell’arte, e in
cinque anni avea
dettato più centi-
naia di articoli per
giornali e riviste,
pubblicato mono-
grafie, scritto un
libro per unanime
consensogiudicato
ottimo, il Bernini. Questa attività era accompagnata
da uno scrupolo di ricerca così minuzioso da parer
talora eccessivo; di tanti lavori non uno può dirsi im-
provvisato, chè sicurezza di metodo era in lui una sola
cosa con prontezza di osservazione, gagliardìa d’in-
gegno, facilità di esposizione.
Era uscito da poco tempo dall’Accademia di belle
arti di Roma, quando, abbandonata la pittura di genere
da lui tentata nei primi anni, fu costretto a lasciar
Roma per recarsi a Napoli a strappare ivi la vita come
cronista di un giornale. A Napoli compì il suo primo
studio — quello sui sarcofagi angioini — studio lungo
e paziente quanto altro mai, che imprese da solo, da
solo continuò e recò a termine, procedendo come un
vecchio maestro attraverso un campo affatto nuovo
per lui, intuendo, ciò che è più maraviglioso, anche
il metodo.
Riuscì a far leggere il suo scritto ad Adolfo Ven-
turi, che ne ammirò tutti i pregi, lo pubblicò in questo
periodico, e, convinto di trovarsi innanzi ad un gio-
vine di coraggio e a un lavoratore vero, consigliò il
suo autore a maggiori studi e ad opera più larga ed
organica.
Il Fraschetti era in quel tempo tornato a Roma: a
Roma frequentò come uditore la scuola di storia del-
l’arte dell’università, vietandogli i regolamenti una
più regolare iscrizione. Ma dalla scuola trasse egual-
mente largo frutto: in quel tempo che pubblicava in
queste colonne su i Vasi antichi delle farmacie romane,
andava studiando monumenti e gallerie di Roma, pre-
parandosi così a quel lavoro che gli dette la maggiore
fama e da lui compiuto in poco più di sei mesi.
Parlare del Bernini, significherebbe ripeter oggi cose
udite assai di recente, quante ne hanno scritte qui il
Toschi e altrove il Riegl ; ricorderò soltanto, perchè
l’autore singolarmente se ne compiaceva, il giudizio
che del libro dava Rodolfo Renier nel Giornale sto-
rico della letteratura italiana. « Non si aveva peranco
— scrive il Renier — un’opera degna sul genio arti-
stico più poderoso del secolo xvm. L’ampio studio
del Fraschetti è di gran lunga il migliore frutto che
abbia dato la celebrazione del terzo centenario ber-
niniano ; in esso per la prima volta è considerato l’ar-
t'sta coi procedimenti della critica moderna, e siccome
Gian Lorenzo Bernini è figura rappresentativa per ec-
cellenza, questo volume riuscirà di vantaggio non
mediocre anche agli indagatori della nostra decadenza
letteraria... 11 vivo sentimento d’arte dell’A. si rivela
nel modo preciso e vivace con che descrive le opere
del maestro scrutandone! caratteri più salienti... No-
vità per la storia dell’arte ve ne sono parecchie perchè
non solo al Fraschetti si deve la prima esplorazione
veramente accurata ed esauriente delle opere berni-
niane, 'non solo egli ha studiato, oltreché le opere
anche i disegni del maestro; ma, con ottimo consi-
glio e seguendo il bell’esempio del suo insigne mae-
stro Adolfo Venturi, ha fatto procedere di pari passo
l’indagine artistica e .la ricerca documentale.
Egli esplorò con molta pertinacia gli archivi, se-
gnatamente romani, penetrò in depositi privati rovi-
standovi carte di cui nessuno avea prima scosso la
polvere secolare, e con questo tesoro di fatti sicuri,
con le lettere del medesimo Bernini, con le preziose
corrispondenze degli oratori estensi, conservate a Mo-
dena, riuscì a chiarire particolari innumerevoli, fissò
la cronologia di molti lavori, gittò nuova luce sull’o-
pera tutta del grande artefice... ».
Ma gli studi del Fraschetti sull’epoca della deca-
denza non si fermarono alla pubblicaz-one del volume
su Gian Lorenzo Bernini: appunto in questo numero
VArte riporta una sua comunicazione di un nuovo
documento berniniano — il quadro rappresentante il
busto in marmo di Francesco I d’ Este — che è cer-
tamente, insieme con II Tempietto del Fontano pub-
135
R ICOR D I.
STANISLAO FRASCH ETTI.
Da cinque anni
soltanto Stanislao
Frnschetti aveva
cominciato a colti-
vare gli studi sto-
rici dell’arte, e in
cinque anni avea
dettato più centi-
naia di articoli per
giornali e riviste,
pubblicato mono-
grafie, scritto un
libro per unanime
consensogiudicato
ottimo, il Bernini. Questa attività era accompagnata
da uno scrupolo di ricerca così minuzioso da parer
talora eccessivo; di tanti lavori non uno può dirsi im-
provvisato, chè sicurezza di metodo era in lui una sola
cosa con prontezza di osservazione, gagliardìa d’in-
gegno, facilità di esposizione.
Era uscito da poco tempo dall’Accademia di belle
arti di Roma, quando, abbandonata la pittura di genere
da lui tentata nei primi anni, fu costretto a lasciar
Roma per recarsi a Napoli a strappare ivi la vita come
cronista di un giornale. A Napoli compì il suo primo
studio — quello sui sarcofagi angioini — studio lungo
e paziente quanto altro mai, che imprese da solo, da
solo continuò e recò a termine, procedendo come un
vecchio maestro attraverso un campo affatto nuovo
per lui, intuendo, ciò che è più maraviglioso, anche
il metodo.
Riuscì a far leggere il suo scritto ad Adolfo Ven-
turi, che ne ammirò tutti i pregi, lo pubblicò in questo
periodico, e, convinto di trovarsi innanzi ad un gio-
vine di coraggio e a un lavoratore vero, consigliò il
suo autore a maggiori studi e ad opera più larga ed
organica.
Il Fraschetti era in quel tempo tornato a Roma: a
Roma frequentò come uditore la scuola di storia del-
l’arte dell’università, vietandogli i regolamenti una
più regolare iscrizione. Ma dalla scuola trasse egual-
mente largo frutto: in quel tempo che pubblicava in
queste colonne su i Vasi antichi delle farmacie romane,
andava studiando monumenti e gallerie di Roma, pre-
parandosi così a quel lavoro che gli dette la maggiore
fama e da lui compiuto in poco più di sei mesi.
Parlare del Bernini, significherebbe ripeter oggi cose
udite assai di recente, quante ne hanno scritte qui il
Toschi e altrove il Riegl ; ricorderò soltanto, perchè
l’autore singolarmente se ne compiaceva, il giudizio
che del libro dava Rodolfo Renier nel Giornale sto-
rico della letteratura italiana. « Non si aveva peranco
— scrive il Renier — un’opera degna sul genio arti-
stico più poderoso del secolo xvm. L’ampio studio
del Fraschetti è di gran lunga il migliore frutto che
abbia dato la celebrazione del terzo centenario ber-
niniano ; in esso per la prima volta è considerato l’ar-
t'sta coi procedimenti della critica moderna, e siccome
Gian Lorenzo Bernini è figura rappresentativa per ec-
cellenza, questo volume riuscirà di vantaggio non
mediocre anche agli indagatori della nostra decadenza
letteraria... 11 vivo sentimento d’arte dell’A. si rivela
nel modo preciso e vivace con che descrive le opere
del maestro scrutandone! caratteri più salienti... No-
vità per la storia dell’arte ve ne sono parecchie perchè
non solo al Fraschetti si deve la prima esplorazione
veramente accurata ed esauriente delle opere berni-
niane, 'non solo egli ha studiato, oltreché le opere
anche i disegni del maestro; ma, con ottimo consi-
glio e seguendo il bell’esempio del suo insigne mae-
stro Adolfo Venturi, ha fatto procedere di pari passo
l’indagine artistica e .la ricerca documentale.
Egli esplorò con molta pertinacia gli archivi, se-
gnatamente romani, penetrò in depositi privati rovi-
standovi carte di cui nessuno avea prima scosso la
polvere secolare, e con questo tesoro di fatti sicuri,
con le lettere del medesimo Bernini, con le preziose
corrispondenze degli oratori estensi, conservate a Mo-
dena, riuscì a chiarire particolari innumerevoli, fissò
la cronologia di molti lavori, gittò nuova luce sull’o-
pera tutta del grande artefice... ».
Ma gli studi del Fraschetti sull’epoca della deca-
denza non si fermarono alla pubblicaz-one del volume
su Gian Lorenzo Bernini: appunto in questo numero
VArte riporta una sua comunicazione di un nuovo
documento berniniano — il quadro rappresentante il
busto in marmo di Francesco I d’ Este — che è cer-
tamente, insieme con II Tempietto del Fontano pub-