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PAOLO D'ANCONA
nè sono poi senza qualche lume di poesia». Così è anche
in una novella, dove si « conta d’uno filosafo il qual era
molto cortese di volgarezzare le scienzie, » 1 come pure
in quell’ infelice tentativo poetico di Giovanni di Ghe-
rardo, 2 3 pubblico lettore della Divina Commedia in Fi-
renze, il quale, anziché darci un commento del poema,
volle disgraziatamente mettersi a poetare sulle traccie
di Dante, non comprendendo che la sua non poteva
riuscire che un’opera archeologica e priva di vita.
Maggior vivacità è in una composizione poetica di
Bernardo Bellincioni, 5 fatta per esser recitata a Pavia,
nella festa pel dottorato del reverendo monsignor Della
Torre, alla quale si degnarono intervenire gli illustris-
simi duchi di Milano e Ferrara. Dapprima comparve
l’autore sotto le spoglie di Mercurio, quindi Giunone
e le sette Arti, le quali recitate, a guisa di prosopopea,
due stanze per ciascheduna, cantarono in coro una can-
zonetta e cedettero infine il posto a Saturno, che dovea
recitare un intero capitolo.
Importanti per noi son anche tre Capitoli versificati,
composti in onore di Borso d’Este dalla poetessa Cleofe
de’ Gabrielli da Gubbio.4 Il Petrarca e il Boccaccio
avevano introdotti i rappresentanti d’ogni specie di gloria a formare il seguito di una figura
allegorica: qui vengono invece evocate tutte le celebrità del mondo antico a costituire il
corteo del Principe. Si tratta di una visione. In un giorno
di primavera, mentre la poetessa riposa all’ombra, le si
presenta una donna bellissima, forse la Fama, a mostrarle
Quei che molt’anni già per morte fera
Spenti furon dal mondo, e per me vivi
Sono, e ciascun per sè qui degno impera.
Dei tanti personaggi, un cavaliere attira in special
modo l’attenzione della poetessa:
Se ’l vero agli occhi miei qui non contende
Da sette gran regine è accompagnato
Ch’ ognuna a amarlo vie più s’accende.
Frattanto odesi un dolce mormorio pei poggi e per le
vallate e poco dopo si fa innanzi un carro trionfale, cir-
condato da una moltitudine di cavalieri:
Sette donne reai vote d’orgoglio
Vi si vedean seder cantando versi
Tal che simil sentir già mai non soglio.
Di bellezze immortai adorni e tersi
La Grammatica - Fontana di Perugia I lor splendidi visi, e l’aurea testa
(da calco in gesso) Coronata di fronde e fior diversi.
La Retorica - Fontana di Perugia
(da calco in gesso)
1 Wesselofskv, II Paradiso degli Alberti, Bolo-
gna, 1867, voi. I, p. II, pag. 8.
2 Idem, Idem, t. II, 163.
3 Le Rime di B. Bellincioni, per P. Fanfanu Bo-
logna, Romagnoli, 1878, voi. I, pag. 238.
4 Anecdota Litteraria, ex Mss. Codicibus ernia, Ro-
rnae, 1773, voi. IV, pag. 461. Vedi pure Burckhardt,
La civiltà del Rinascimento in Italia, Firenze, 1901,
voi. Il, pag. 180.
PAOLO D'ANCONA
nè sono poi senza qualche lume di poesia». Così è anche
in una novella, dove si « conta d’uno filosafo il qual era
molto cortese di volgarezzare le scienzie, » 1 come pure
in quell’ infelice tentativo poetico di Giovanni di Ghe-
rardo, 2 3 pubblico lettore della Divina Commedia in Fi-
renze, il quale, anziché darci un commento del poema,
volle disgraziatamente mettersi a poetare sulle traccie
di Dante, non comprendendo che la sua non poteva
riuscire che un’opera archeologica e priva di vita.
Maggior vivacità è in una composizione poetica di
Bernardo Bellincioni, 5 fatta per esser recitata a Pavia,
nella festa pel dottorato del reverendo monsignor Della
Torre, alla quale si degnarono intervenire gli illustris-
simi duchi di Milano e Ferrara. Dapprima comparve
l’autore sotto le spoglie di Mercurio, quindi Giunone
e le sette Arti, le quali recitate, a guisa di prosopopea,
due stanze per ciascheduna, cantarono in coro una can-
zonetta e cedettero infine il posto a Saturno, che dovea
recitare un intero capitolo.
Importanti per noi son anche tre Capitoli versificati,
composti in onore di Borso d’Este dalla poetessa Cleofe
de’ Gabrielli da Gubbio.4 Il Petrarca e il Boccaccio
avevano introdotti i rappresentanti d’ogni specie di gloria a formare il seguito di una figura
allegorica: qui vengono invece evocate tutte le celebrità del mondo antico a costituire il
corteo del Principe. Si tratta di una visione. In un giorno
di primavera, mentre la poetessa riposa all’ombra, le si
presenta una donna bellissima, forse la Fama, a mostrarle
Quei che molt’anni già per morte fera
Spenti furon dal mondo, e per me vivi
Sono, e ciascun per sè qui degno impera.
Dei tanti personaggi, un cavaliere attira in special
modo l’attenzione della poetessa:
Se ’l vero agli occhi miei qui non contende
Da sette gran regine è accompagnato
Ch’ ognuna a amarlo vie più s’accende.
Frattanto odesi un dolce mormorio pei poggi e per le
vallate e poco dopo si fa innanzi un carro trionfale, cir-
condato da una moltitudine di cavalieri:
Sette donne reai vote d’orgoglio
Vi si vedean seder cantando versi
Tal che simil sentir già mai non soglio.
Di bellezze immortai adorni e tersi
La Grammatica - Fontana di Perugia I lor splendidi visi, e l’aurea testa
(da calco in gesso) Coronata di fronde e fior diversi.
La Retorica - Fontana di Perugia
(da calco in gesso)
1 Wesselofskv, II Paradiso degli Alberti, Bolo-
gna, 1867, voi. I, p. II, pag. 8.
2 Idem, Idem, t. II, 163.
3 Le Rime di B. Bellincioni, per P. Fanfanu Bo-
logna, Romagnoli, 1878, voi. I, pag. 238.
4 Anecdota Litteraria, ex Mss. Codicibus ernia, Ro-
rnae, 1773, voi. IV, pag. 461. Vedi pure Burckhardt,
La civiltà del Rinascimento in Italia, Firenze, 1901,
voi. Il, pag. 180.