MISCELLANEA
181
In cotesta cappella, ampliata poi e decorata ricca-
mente, 1 dal tetto ben lavorato, come asserisce il Mon-
gitore, con figure diverse dipinte, e toccate d’oro, che
mostra la splendidezza dei mercadanti genovesi, 2 ed
ora ridotta ad antisacrestia della chiesa, o diremo me-
glio ad un oscuro magazzino, era il magnifico altare
di San Giorgio che si vede oggidi in una sala del
Museo Nazionale di Palermo.
* * »
Gli scrittori d’arte siciliana sono stati quasi tutti
concordi nell’attribuire tale scoltura ad Antonello Ga-
1 Da un documento (not. Formaggio, f. 1043 a 46, Archivio di
Stato in Palermo) ricaviamo che, a 17 maggio vili ind. 1520, i frati
minori concedono alla nazione dei Genovesi la sacristia della loro
chiesa per ampliare e decorare la cappella di San Giorgio.
2 Op. cit., f. 552.
gini ; 1 anzi aggiungiamo che ab antico cronisti locali
come il Cannizzaro 1 2 e il Mongitore,3 basandosi forse
su qualche documento o su di una seria tradizione del
loro tempo, senza esitanza, l’avevano registrata fra le
opere del celebre scultore.
Nel 1516 Antonello aveva eseguito, nella stessa cap-
pella, un bellissimo sarcofago per il genovese Dome-
nico Basadone, che ancora fortunatamente esiste inca-
strato nel muro, e questo fatto contribuiva a confor-
tare il giudizio che non altri che lui fosse l’autore
dell’altare.
1 Solo il Galeotti (Preliminari alla storia di Antonio Gagini,
Palermo, 1860, pag. 131) ne dubita pur chiamando il lavoro degno
di Antonello.
2 Religionis Christianae Panormi libri, sex Mss. della Biblio-
teca comunale ai segni Qq E. 36, f. 416.
3 Op. cit., ibid.
Antonello Gagini : Altare di San Giorgio. — Palermo, Museo Nazionale
(Fotografia Brogi)
L’Arte. V, 23.
181
In cotesta cappella, ampliata poi e decorata ricca-
mente, 1 dal tetto ben lavorato, come asserisce il Mon-
gitore, con figure diverse dipinte, e toccate d’oro, che
mostra la splendidezza dei mercadanti genovesi, 2 ed
ora ridotta ad antisacrestia della chiesa, o diremo me-
glio ad un oscuro magazzino, era il magnifico altare
di San Giorgio che si vede oggidi in una sala del
Museo Nazionale di Palermo.
* * »
Gli scrittori d’arte siciliana sono stati quasi tutti
concordi nell’attribuire tale scoltura ad Antonello Ga-
1 Da un documento (not. Formaggio, f. 1043 a 46, Archivio di
Stato in Palermo) ricaviamo che, a 17 maggio vili ind. 1520, i frati
minori concedono alla nazione dei Genovesi la sacristia della loro
chiesa per ampliare e decorare la cappella di San Giorgio.
2 Op. cit., f. 552.
gini ; 1 anzi aggiungiamo che ab antico cronisti locali
come il Cannizzaro 1 2 e il Mongitore,3 basandosi forse
su qualche documento o su di una seria tradizione del
loro tempo, senza esitanza, l’avevano registrata fra le
opere del celebre scultore.
Nel 1516 Antonello aveva eseguito, nella stessa cap-
pella, un bellissimo sarcofago per il genovese Dome-
nico Basadone, che ancora fortunatamente esiste inca-
strato nel muro, e questo fatto contribuiva a confor-
tare il giudizio che non altri che lui fosse l’autore
dell’altare.
1 Solo il Galeotti (Preliminari alla storia di Antonio Gagini,
Palermo, 1860, pag. 131) ne dubita pur chiamando il lavoro degno
di Antonello.
2 Religionis Christianae Panormi libri, sex Mss. della Biblio-
teca comunale ai segni Qq E. 36, f. 416.
3 Op. cit., ibid.
Antonello Gagini : Altare di San Giorgio. — Palermo, Museo Nazionale
(Fotografia Brogi)
L’Arte. V, 23.