GUSTAVO FRI ZZO NI
sig. Kaufmann, riprodotto nella
unita fìg. i, è da stimarsi un
capo degno di figurare in qual-
siasi cospicua galleria, per quanto
sia rincrescevole che manchino
i dati per istabilire chi sia il
personaggio rappresentato. Più
fortunata per questo verso la
regia galleria di Berlino, che an-
novera nella sua ricca raccolta
di antichi fiamminghi un ritratto
di Carlo il Temerario, il noto
duca di Borgogna, per mano
dello stesso Ruggiero. Il quale
poi trovò modo d’introdurre la
imagine del duca stesso anche
sotto le sembianze di uno dei
Re Magi in un pregiato trittico
della pinacoteca di Monaco.
Un fatto strano, per quanto
bene noto, e che emerge anche
dal catalogo dell’amatore berli-
nese, è quello della ragguarde-
vole quantità di artisti fiammin-
ghi di cui non si conosce il
nome. Parecchi furono in tempi
passati confusi con gli antesi-
gnani della scuola, e solo di recente vennero classificati più esattamente, mercè le più severe
indagini della critica, a seconda delle loro qualità peculiari e denominati poi in relazione ai
soggetti delle opere loro più rilevanti, ossia dal luogo dove queste si trovano. Fra siffatti
pittori contasi il così detto Maestro di Flémalle, così chiamato in grazia del suo capolavoro,
un trittico dell’abbazia di Flémalle, presso Liegi ora conservato solo in parte nella pubblica
galleria di Francoforte al Meno. La sua attività, secondo il catalogo della galleria reale di
Berlino, dove si trova pure un suo quadro su fondo d’oro rappresentante la Crocefissione,
si estende incirca fra gli anni 1430 e 1460 e mostra la derivazione da Giovanni van Eyck
e da Ruggiero van der Weyden. Stando ai tratti caratteristici risultanti dalle sue opere
maggiori, i conoscitori di Berlino sembrano d’accordo nell’assegnargli una tavola con una
figura di Maddalena dolente nella raccolta Kaufmann. Non è che una parte di un’opera
a vari riparti, cioè un’anta d’altare, che, a quanto viene riferito, ha il suo riscontro in un
San Giovanni appartenente ad una collezione privata di Parigi. Ciò sapendosi, non sarebbe
savio consiglio da parte dei rispettivi proprietari di accordarsi in modo che uno solo rimanesse
possessore delle due tavole ? E troppo evidente che la figura della Maddalena accennata, in
atto di pietosa compunzione, rivolta dal lato sinistro, dà un’ idea incompleta di quello che il
suo autore voleva esprimere; che se anche è venuta a mancare la parte centrale, dove sarà
stata espressa la scena del Redentore morto, la figura della dolente troverebbe un certo
equilibrio a riscontro di quella corrispondente del San Giovanni.
Il maestro di Flémalle è tale pittore che si distingue dal suo maestro Ruggiero per una
maggiore nobiltà di tipi nelle sue figure per certi speciali effetti di luce ; le sue due pre-
giate imagini della Madonna e di Santa Veronica, avanzi del trittico dell’abbazia rammen-
tata, sono fra le cose più scelte in fatto di autori fiamminghi nell’istituto Stàdel di Fran-
coforte.
sig. Kaufmann, riprodotto nella
unita fìg. i, è da stimarsi un
capo degno di figurare in qual-
siasi cospicua galleria, per quanto
sia rincrescevole che manchino
i dati per istabilire chi sia il
personaggio rappresentato. Più
fortunata per questo verso la
regia galleria di Berlino, che an-
novera nella sua ricca raccolta
di antichi fiamminghi un ritratto
di Carlo il Temerario, il noto
duca di Borgogna, per mano
dello stesso Ruggiero. Il quale
poi trovò modo d’introdurre la
imagine del duca stesso anche
sotto le sembianze di uno dei
Re Magi in un pregiato trittico
della pinacoteca di Monaco.
Un fatto strano, per quanto
bene noto, e che emerge anche
dal catalogo dell’amatore berli-
nese, è quello della ragguarde-
vole quantità di artisti fiammin-
ghi di cui non si conosce il
nome. Parecchi furono in tempi
passati confusi con gli antesi-
gnani della scuola, e solo di recente vennero classificati più esattamente, mercè le più severe
indagini della critica, a seconda delle loro qualità peculiari e denominati poi in relazione ai
soggetti delle opere loro più rilevanti, ossia dal luogo dove queste si trovano. Fra siffatti
pittori contasi il così detto Maestro di Flémalle, così chiamato in grazia del suo capolavoro,
un trittico dell’abbazia di Flémalle, presso Liegi ora conservato solo in parte nella pubblica
galleria di Francoforte al Meno. La sua attività, secondo il catalogo della galleria reale di
Berlino, dove si trova pure un suo quadro su fondo d’oro rappresentante la Crocefissione,
si estende incirca fra gli anni 1430 e 1460 e mostra la derivazione da Giovanni van Eyck
e da Ruggiero van der Weyden. Stando ai tratti caratteristici risultanti dalle sue opere
maggiori, i conoscitori di Berlino sembrano d’accordo nell’assegnargli una tavola con una
figura di Maddalena dolente nella raccolta Kaufmann. Non è che una parte di un’opera
a vari riparti, cioè un’anta d’altare, che, a quanto viene riferito, ha il suo riscontro in un
San Giovanni appartenente ad una collezione privata di Parigi. Ciò sapendosi, non sarebbe
savio consiglio da parte dei rispettivi proprietari di accordarsi in modo che uno solo rimanesse
possessore delle due tavole ? E troppo evidente che la figura della Maddalena accennata, in
atto di pietosa compunzione, rivolta dal lato sinistro, dà un’ idea incompleta di quello che il
suo autore voleva esprimere; che se anche è venuta a mancare la parte centrale, dove sarà
stata espressa la scena del Redentore morto, la figura della dolente troverebbe un certo
equilibrio a riscontro di quella corrispondente del San Giovanni.
Il maestro di Flémalle è tale pittore che si distingue dal suo maestro Ruggiero per una
maggiore nobiltà di tipi nelle sue figure per certi speciali effetti di luce ; le sue due pre-
giate imagini della Madonna e di Santa Veronica, avanzi del trittico dell’abbazia rammen-
tata, sono fra le cose più scelte in fatto di autori fiamminghi nell’istituto Stàdel di Fran-
coforte.