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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 3
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Toesca, Pietro: Il "liber canonum" della Biblioteca Vallicelliana (Codice A-5)
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0278

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IL “ LI BER CANONUM,, DELLA BIBLIOTECA VALLICELLIANA

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rosso più chiaro, e poi di ocra, di azzurro torbido, di cenerino ; e di piega in piega ripete in
tal modo l’alternarsi delle luci e delle ombre: sono falde di colori diversi che pure si fon-
dono in una tinta rosea generale e riescono nello stesso tempo a modellare le membra.

Guardisi nella miniatura prima (fig. 1), che è la sola bene conservata, come si volge
il mantello sul corpo di San Pietro, come l’ombra vi si addensa sulle spalle, nel grembo e
lungo le tibie: v’è nel colorire la bravura di un vero pittore.

Grande affinità con queste del Liber Canonum hanno le miniature della Scuola di
Hautvillers e di Reims, quali negli Evangeliari del vescovo Ebo (816-851), di Hincmaro, suo
successore, della Biblioteca di Blois ed in quello di Loisel. Gli Evangelisti vi appaiono nel
parossismo della ispirazione, ora protesi con tutta la persona verso un’improvvisa voce lon-
tana, ora chini giù in sè stessi col mento appoggiato alle mani congiunte. Hanno essi pure
depressa la fronte, grandi gli occhi: un fluido elettrico sembra contrarne le membra robuste;
le loro vesti sono striate da pieghe curve e parallele, attraverso alle quali traspaiono i corpi
in tutta la loro possente plasticità. * 1

L’ Evangeliario di Ebo è il capolavoro di questa Scuola. Chiudono il fondo delle minia-
ture le rupi tinte di torbido colore di fango e di schisto; sulle vette delle rocce, si torcono
come serpi gli alberi, passa un chiarore sanguigno di tramonto, i simboli degli Evangelisti
s’affacciano, rimpiccioliti dalla grande distanza. Sotto la rupe, Luca sussulta verso il grido
lontano, Giovanni scioglie fremendo un
gran rotolo, Marco si torce avvolto nelle
sue vesti come entro un vortice (fig. 3).

I panni sono coloriti con tale varietà di
toni che va dal freddo biancore dell’ar-
gento applicato in curve sottili nel fondo
oscuro delle pieghe, sino al bagliore del-
l’oro nella sommità delle luci, tutti a falde
e a pennellate parallele di tinte diverse. 2

L’Evangeliario di Loisel e quello di
Blois seguitano la medesima maniera, im-
poverendone tuttavia la tecnica e l’ispira-
zione: nel codice d’Hincmaro,3 le chiome
degli Evangelisti più non fluiscono, come
se un diluvio vi fosse passato sopra, ma
s’arrotolano in grossi riccioli segnati di
nero, così come negli apostoli del Liber
Canonum.

Dalla Scuola di Reims certamente
deriva l’arte del nostro miniatore, il quale
ancora ne conserva i moti frenetici, la
maniera di piegare e di colorire le vesti,
la ricerca del dare rilievo ai corpi. Ma
già qui è scomparso il senso dello spazio
e le figure si mostrano in un luogo che
non ha profondità; i colori si sono fatti
anche più torbidi; le pieghe si aggirano in cerchio sulle spalle e sui ginocchi; le membra
son congiunte malamente fra loro : dalle liriche miniature dell’Evangelario di Ebo a queste
del Liber Canonum, l’audacia degli artisti s’è infiacchita, la loro passione si è spossata.

1 Vedi Ianitschek, in Die Trierer Ada-Handschrift, ornements des manuscrits, voi. IV. Paris, 1832-1869.
pag. 93-94. 3 A. Goldschmidt, Der Utrechtpsalter (Repert. f.

1 Riproduzioni colorate in Bastard, Peintures et Kunstwiss., 1892, pag. 161 e seg.).
 
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