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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 5.1902

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Fasc. 3
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Colasanti, Arduino: L' esposizione internazionale d'arte decorativa moderna in Torino
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https://doi.org/10.11588/diglit.24147#0290

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ARTE CONTEMPORANEA

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Arte della ceramica ha modellati quattro pannelli con quella sua arte tanto sapiente nell’equi-
librio della forza e della gentilezza. Rappresentano questi bassorilievi le diverse funzioni
dell’arte del vasaio e bene lo scultore ha voluto porre vicino al Molatore, pieno di vita
e di movimento, e a quel Fornaciaio adusto nella faccia e vigoroso come una statua greca,
la pazienza industre e nobile del Disegnatore, ritraendo il Chini che con ammirevole costanza,
con profondo sentimento d’arte e con una chiara coscienza dei doveri imposti dal passato
e dall’avvenire, dirige la fiorente industria. Poiché chi, dopo aver ammirata la magnifica
modellatura del Trentacoste che ricerca le ossa, i muscoli, i nervi e sotto la superficie fa scor-
rere il sangue e palpitare la vita, vorrà ricercare quale è il pensiero che anima quell’organico
equilibrio di attitudini pittoriche e di sincerità plastica, intenderà come lo scultore siciliano
abbia voluto appunto indicare che ormai l’artista non può star più molto discosto dall’operaio.
Verità che non ha più bisogno di dimostrazione, ma che nessuna ad ogni modo potrebbe
trovarne più chiara di quella offerta dall’esempio della stessa Arte della ceramica.

Era logico che l’impulso al rinnovamento di un’arte troppo ingiustamente da noi trascu-
rata partisse dalla regione che vanta i fasti di Cafaggiolo. Riprendere le memorie smarrite,
ravvivarle con tutte le risorse della fisica e della chimica moderna, adattare le forme
antiche ai gusti e ai bisogni nuovi senza venir meno al carattere nazionale, conciliare il
vecchio col nuovo, la tradizione con l’originalità, non era compito facile. L'Arte della ceramica
se lo è assunto e in cinque anni di vita ha mostrato che la sua non era impresa temeraria.
Alcuni di quei vasi, molti di quei piatti, quasi tutte quelle stoviglie riflettono la ricerca
amorosa della bella linea, della bella forma, del bel colore onde l’opera manuale dell’uomo
si nobilita. E con la spontanea freschezza della concezione va di pari passo la cura dell’ese-
cuzione tecnica. Sì che l’impasto è sempre finissimo, la leggerezza notevole, la trasparenza
e la lucentezza volta a volta perfette. Le ceramiche della nostra famiglia artistica, ho udito
notare, non sono quelle della fabbrica reale di Copenaghen! Verissimo; e non vogliono essere
simili e sarebbe male che tali fossero. E tempo ormai ’che noi rammentiamo un poco di
essere italiani; è tempo, che ci raccogliamo in noi stessi per considerare quanta genialità di
attitudini, quanta energia di propositi, quanta eredità di gloria sono nell’anima della nostra
stirpe e attendono di essere fecondati dal soffio dell’ispirazione nuova. L’esposizione di Torino
è l’indice più espressivo di questa necessità.

Necessità tanto urgente, che il solo fatto che ci sia offerta l’occasione d’intenderla com-
pensa ogni rammarico se dalla mostra della sezione italiana più che il trionfo di una prova
decisiva, emana una nobile, incrollabile speranza. Non c’è manifestazione artistica in cui gli
stranieri si siano vittoriosamente provati, la quale non ridesti una voce del nostro passato ;
i mirabili gioielli del Wolfers ci fanno ripensare al Cellini, al Mosca, alle corporazioni degli
orafi di Roma e di Firenze; le placchette e le medaglie dello Charpentier, del Lemaire, dello
Yencesse rievocano i nomi del Caradosso, dello Sperandio, del Pisanello, del Riccio e le
meraviglie della collezione Carrand del Museo nazionale del Bargello ; gli arazzi della Art and
craft Society ridestano il ricordo del Rost, del Carcher e degli altri arazzieri fiamminghi,
peregrinanti in Italia per domandar cartoni ai nostri pittori.

Tardi nel deciderci e nell’iniziare, con scarsi mezzi, noi ci siamo lasciati avanzare da
molti, ma, per quel tanto che si è fatto in pochissimo tempo, abbiamo mostrato di saper
procedere assai più rapidamente degli altri. Questa è la nostra fede. Quando i nostri artisti
avranno intuito più profondamente quali sono i destini che l’avvenire riserba alla patria
nostra, quando non solo nelle grandi opere, ma anche nelle modeste creazioni tornerà a
risplendere il genio della stirpe, allora dalle umili botteghe, dalle officine dove uomini ignoti
lavorano, sudano e combattono, vedremo scaturire una nuova luce di civiltà e di bellezza.

Arduino Colasanti.
 
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