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PAOLO D'ANCONA
monastero al raccoglimento,
agli studj, alla meditazione.
Niente turba la serenità della
scena, e persino l’eretico ai
piedi del santo, che nell’affresco
di Filippino, come vedremo, si
sta mordendo rabbiosamente
la mano e giace a terra a guisa
di un uomo affranto dal dolore,
qui è rappresentato seduto e
guarda tranquillamente dinanzi
a sè, non mostrando di assi-
stere con rincrescimento alla
glorificazione di colui che lo
vinse. La stessa calma notasi
nelle figure delle sette rappre-
sentanti del Trivio e del Qua-
drivio. L’ artista è riuscito a
renderne la bellezza, ma non
ha saputo infondere in esse la
parvenza della vita: sono fredde
e impassibili al pari di quelle
effigiate nelle cattedrali goti-
che. Gli attributi, i gesti signi-
ficativi, co’ quali si è cercato
supplire alla mancanza di una
vita reale concorrono, è vero,
all’effetto d’insieme, ma non
riescono a dare anima alle fi-
gure considerate partitaménte.
E sempre la tradizione che do-
mina : le sette regine ancora
non sono scese dal loro eccelso
piedistallo. 1
Grande analogia coll’ affre-
sco di Santa Maria Novella
i^a ^cLuriua doveva presentare l’altro fa-
Ms. Marciano lat., cl. XIV, n. 35, carte 66v. — (Fot. Filippi) , ,, ,, „ ...
moso della cappella Lortellien,
eseguito nella seconda metà del XIV secolo da Giusto fiorentino agli Eremitani di Pa-
1 Rassomigliano alle figure delle Arti Liberali del
Cappellone fiorentino quelle effigiate in un cassone pos-
seduto dal signor Wittgenstein nella sua collezione di
Vienna. Strano che un pittore del quattrocento, alla
qual epoca certamente l’opera deve attribuirsi, si ap-
pagasse di attenersi così servilmente all’ antico mo-
dello, persino nei particolari ! In quanto all’autore, nel
Bilderschatz di Reber e Bayersdorffer (n. 853), con
quanto fondamento non sappiamo, si pronunzia il
nome di Andrea del Castagno. Julius von Schlosser,
nel suo studio su Giusto, più prudente, si tiene sulle
generali, attribuendo l’opera a un artista fiorentino del
principio del secolo xvj. Werner Weisbach recente-
mente in una splendida opera su Francesco Pesellino
(Berlino, 1901, pag. 90), basandosi su certe carat-
teristiche tecniche, crede scorgervi la mano del Pesel-
lino medesimo, e alla tavola XVII dell’opera sua ve-
desi riccamente riprodotto il cassone.
Nel fregio che circonda, a guisa di cornice, il celebre
affresco senese relativo al buon e cattivo Governo
scorgonsi tuttavia le figure muliebri delle Arti.
Un’altra rappresentazione delle Arti Liberali da at-
tribuirsi, secondo alcuni, ad artista italiano vedesi nelle
pitture scoperte al Puy-en-Velay. Se ne parla a lungo
negli Annal. Arch. t. X, pag. 22, e nella Gazette des
Beauif-Arts, a. 1887, pag. 109.
PAOLO D'ANCONA
monastero al raccoglimento,
agli studj, alla meditazione.
Niente turba la serenità della
scena, e persino l’eretico ai
piedi del santo, che nell’affresco
di Filippino, come vedremo, si
sta mordendo rabbiosamente
la mano e giace a terra a guisa
di un uomo affranto dal dolore,
qui è rappresentato seduto e
guarda tranquillamente dinanzi
a sè, non mostrando di assi-
stere con rincrescimento alla
glorificazione di colui che lo
vinse. La stessa calma notasi
nelle figure delle sette rappre-
sentanti del Trivio e del Qua-
drivio. L’ artista è riuscito a
renderne la bellezza, ma non
ha saputo infondere in esse la
parvenza della vita: sono fredde
e impassibili al pari di quelle
effigiate nelle cattedrali goti-
che. Gli attributi, i gesti signi-
ficativi, co’ quali si è cercato
supplire alla mancanza di una
vita reale concorrono, è vero,
all’effetto d’insieme, ma non
riescono a dare anima alle fi-
gure considerate partitaménte.
E sempre la tradizione che do-
mina : le sette regine ancora
non sono scese dal loro eccelso
piedistallo. 1
Grande analogia coll’ affre-
sco di Santa Maria Novella
i^a ^cLuriua doveva presentare l’altro fa-
Ms. Marciano lat., cl. XIV, n. 35, carte 66v. — (Fot. Filippi) , ,, ,, „ ...
moso della cappella Lortellien,
eseguito nella seconda metà del XIV secolo da Giusto fiorentino agli Eremitani di Pa-
1 Rassomigliano alle figure delle Arti Liberali del
Cappellone fiorentino quelle effigiate in un cassone pos-
seduto dal signor Wittgenstein nella sua collezione di
Vienna. Strano che un pittore del quattrocento, alla
qual epoca certamente l’opera deve attribuirsi, si ap-
pagasse di attenersi così servilmente all’ antico mo-
dello, persino nei particolari ! In quanto all’autore, nel
Bilderschatz di Reber e Bayersdorffer (n. 853), con
quanto fondamento non sappiamo, si pronunzia il
nome di Andrea del Castagno. Julius von Schlosser,
nel suo studio su Giusto, più prudente, si tiene sulle
generali, attribuendo l’opera a un artista fiorentino del
principio del secolo xvj. Werner Weisbach recente-
mente in una splendida opera su Francesco Pesellino
(Berlino, 1901, pag. 90), basandosi su certe carat-
teristiche tecniche, crede scorgervi la mano del Pesel-
lino medesimo, e alla tavola XVII dell’opera sua ve-
desi riccamente riprodotto il cassone.
Nel fregio che circonda, a guisa di cornice, il celebre
affresco senese relativo al buon e cattivo Governo
scorgonsi tuttavia le figure muliebri delle Arti.
Un’altra rappresentazione delle Arti Liberali da at-
tribuirsi, secondo alcuni, ad artista italiano vedesi nelle
pitture scoperte al Puy-en-Velay. Se ne parla a lungo
negli Annal. Arch. t. X, pag. 22, e nella Gazette des
Beauif-Arts, a. 1887, pag. 109.