LE RAPPRESENTAZIONI ALLEGORICHE DELLE ARTI LIBERALI
5
dova.1 Sventuratamente, circa
il 1610, la cappella subì un no-
tevole restauro, che ne alterò
la fisionomia e fece andare in
malora quasi tutta l’opera pit-
torica. Solo ai giorni nostri
vennero scoperte sotto 1’ into-
naco alcune parti delle figure
inferiori, anche esse già scom-
parse sotto l’impostatura della
volta costruita nel secolo xvii.
Di ciò che rappresentavan gli
affreschi siamo informati dal
Michiel, dal Savonarola, dallo
Scardeone e dal Vasari, il quale
ultimo ne parla a proposito di
Vittor Carpaccio. Ma i loro
non sono che fugaci accenni:
una descrizione diffusa ci è in-
vece conservata nelle scritture
di Hartmann Schedel, norim-
berghese, autore della celebre
Cronaca del mondo, venuto per
motivi di studib in Italia e lau-
reatosi a Padova nel 1466. Il
von Schlosser la riporta in ap-
pendice al suo studio su Giusto,
integralmente.
Nella parete di destra era
rappresentata la Filosofia, e din-
torno i suoi più insigni cultori :
sotto, le Arti Liberali e, se-
condo il solito, le figure dei loro
maggiori rappresentanti. Nella
parete di sinistra la Teologia,
maestosa figura muliebre, in
mezzo a santi e a profeti, e le
allegorie dei Vizj e delle Virtù.
Nei due basamenti poi i vari santi protettori dell’ordine Agostiniano e l’arabo Averroè. Il
von Schlosser crede che l’artista abbia per questi affreschi tratto ispirazione da miniature di
codici, uniformandosi ad un uso frequente di propaganda artistica nel medio-evo, e precisa-
mente dai fogli miniati della collezione Ambras, adesso nel museo Imperiale di Vienna, e
da quelli Magliabechiani, posti in appendice a un poema panegirico dedicato a re Roberto
di Napoli.2 L’ipotesi è ingegnosa ma non sostenibile, e chi l’ha emessa si è lasciato sover-
chiamente trasportare dall’entusiasmo, riconoscendo nelle miniature dei due codici, le quali,
mediocrissime, a mala pena devono riprodurre l’insieme dell’opera di Giusto, la maniera dei
grandi maestri di Santa Maria Rovella e - del Camposanto Pisano. L’artista del codice di
Ambras rivela nell’opera sua povertà di concepimento e assoluta insipienza della tecnica:
Ms. Marciano lat.
L’Aritmetica
cl. XIV, n. 35, carte 115V. - (Fot. Filippi)
1 Vedi J. von Schlosser, Giusto’s Fresken, cit. primi secoli, Ancona, 1884; vedi lo studio su C011-
2 A. D’Ancona, Studi sulla letteratura italiana nei venevole da Prato, pag. 141, nota.
L’Arte. V, 36.
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dova.1 Sventuratamente, circa
il 1610, la cappella subì un no-
tevole restauro, che ne alterò
la fisionomia e fece andare in
malora quasi tutta l’opera pit-
torica. Solo ai giorni nostri
vennero scoperte sotto 1’ into-
naco alcune parti delle figure
inferiori, anche esse già scom-
parse sotto l’impostatura della
volta costruita nel secolo xvii.
Di ciò che rappresentavan gli
affreschi siamo informati dal
Michiel, dal Savonarola, dallo
Scardeone e dal Vasari, il quale
ultimo ne parla a proposito di
Vittor Carpaccio. Ma i loro
non sono che fugaci accenni:
una descrizione diffusa ci è in-
vece conservata nelle scritture
di Hartmann Schedel, norim-
berghese, autore della celebre
Cronaca del mondo, venuto per
motivi di studib in Italia e lau-
reatosi a Padova nel 1466. Il
von Schlosser la riporta in ap-
pendice al suo studio su Giusto,
integralmente.
Nella parete di destra era
rappresentata la Filosofia, e din-
torno i suoi più insigni cultori :
sotto, le Arti Liberali e, se-
condo il solito, le figure dei loro
maggiori rappresentanti. Nella
parete di sinistra la Teologia,
maestosa figura muliebre, in
mezzo a santi e a profeti, e le
allegorie dei Vizj e delle Virtù.
Nei due basamenti poi i vari santi protettori dell’ordine Agostiniano e l’arabo Averroè. Il
von Schlosser crede che l’artista abbia per questi affreschi tratto ispirazione da miniature di
codici, uniformandosi ad un uso frequente di propaganda artistica nel medio-evo, e precisa-
mente dai fogli miniati della collezione Ambras, adesso nel museo Imperiale di Vienna, e
da quelli Magliabechiani, posti in appendice a un poema panegirico dedicato a re Roberto
di Napoli.2 L’ipotesi è ingegnosa ma non sostenibile, e chi l’ha emessa si è lasciato sover-
chiamente trasportare dall’entusiasmo, riconoscendo nelle miniature dei due codici, le quali,
mediocrissime, a mala pena devono riprodurre l’insieme dell’opera di Giusto, la maniera dei
grandi maestri di Santa Maria Rovella e - del Camposanto Pisano. L’artista del codice di
Ambras rivela nell’opera sua povertà di concepimento e assoluta insipienza della tecnica:
Ms. Marciano lat.
L’Aritmetica
cl. XIV, n. 35, carte 115V. - (Fot. Filippi)
1 Vedi J. von Schlosser, Giusto’s Fresken, cit. primi secoli, Ancona, 1884; vedi lo studio su C011-
2 A. D’Ancona, Studi sulla letteratura italiana nei venevole da Prato, pag. 141, nota.
L’Arte. V, 36.