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GUSTAVO FRI ZZO NI
Ma eccoci ormai in presenza della perla fra tutti i scelti capi della raccolta, la mirabile
predella con le tre scene concernenti il miracolo della resurrezione di Drusiana, operata,
secondo la leggenda, da San Giovanni Evangelista. E una di quelle opere di carattere nar-
rativo che incantano l’osservatore per la ingenua efficacia con la quale è trattato il soggetto
mediante una ingegnosa varietà di gruppi di figure, intimamente comprese della solennità
Fig. 17 — Da un originale di Giorgione: La Castità
dell’avvenimento, sopra dei piani tirati di prospettiva, secondo le più rigorose norme, con
certi sfondi architettonici e scappatoie sull’aperta campagna, elementi tutti che aggiungono
vaghezza al quadro, degno d’ogni più valente artista della fine del XV secolo (fig. io). Ma
chi è questo artista? Qui sta il quesito che ci martella il cervello. Mentre il catalogo con
circospezione modesta lo accenna con la denominazione indeterminata di maestro veneziano
d’intorno il 1490, non c’è da formalizzarsi se più di un intelligente si è dichiarato in favore
del nome di Andrea Mantegna. Quelle figure magre e slanciate, classicamente drappeggiate,
plasticamente rese nei loro gesti, non meno che nel loro incesso cadenzato, ci richiamano
alla mente senza difficoltà il grande autore della cappella degli Eremitani. Vi si sente per lo
meno l’ambiente entro il quale egli si aggira, con la sua nota compiacenza pei motivi archi-
tettonici, fra i quali si distingue quello delle tre arcate nel quadro di mezzo con i genietti
nei pennacchi, da richiamare alcuni concetti donatelliani, che si vedono espressi nei bassi-
rilievi dei pulpiti di San Lorenzo a Firenze e dell’altare del Santo a Padova. Con tutto ciò
non sapremmo risolverci a dichiarare il Mantegna stesso autore della predella, per quanto se
ne volesse ritenere l’ispiratore. Certe rigidezze non meno nelle forme che nelle movenze
delle figure non sono le sue ma solo di qualche scolaro. Se questi vada identificato con l’au-
tore, non peranco bene determinato, che dipinse la predella con le storie di San Vincenzo
Ferrer sopra un altare vivarinesco della chiesa di San Giovanni e Paolo in Venezia, è cosa
che ha pure dei numeri in suo favore, come fu già da altri osservato, ma che non sapremmo
tuttavia affermare. Il confronto si può ben fare mediante il grande foglio in fotografia, rica-
GUSTAVO FRI ZZO NI
Ma eccoci ormai in presenza della perla fra tutti i scelti capi della raccolta, la mirabile
predella con le tre scene concernenti il miracolo della resurrezione di Drusiana, operata,
secondo la leggenda, da San Giovanni Evangelista. E una di quelle opere di carattere nar-
rativo che incantano l’osservatore per la ingenua efficacia con la quale è trattato il soggetto
mediante una ingegnosa varietà di gruppi di figure, intimamente comprese della solennità
Fig. 17 — Da un originale di Giorgione: La Castità
dell’avvenimento, sopra dei piani tirati di prospettiva, secondo le più rigorose norme, con
certi sfondi architettonici e scappatoie sull’aperta campagna, elementi tutti che aggiungono
vaghezza al quadro, degno d’ogni più valente artista della fine del XV secolo (fig. io). Ma
chi è questo artista? Qui sta il quesito che ci martella il cervello. Mentre il catalogo con
circospezione modesta lo accenna con la denominazione indeterminata di maestro veneziano
d’intorno il 1490, non c’è da formalizzarsi se più di un intelligente si è dichiarato in favore
del nome di Andrea Mantegna. Quelle figure magre e slanciate, classicamente drappeggiate,
plasticamente rese nei loro gesti, non meno che nel loro incesso cadenzato, ci richiamano
alla mente senza difficoltà il grande autore della cappella degli Eremitani. Vi si sente per lo
meno l’ambiente entro il quale egli si aggira, con la sua nota compiacenza pei motivi archi-
tettonici, fra i quali si distingue quello delle tre arcate nel quadro di mezzo con i genietti
nei pennacchi, da richiamare alcuni concetti donatelliani, che si vedono espressi nei bassi-
rilievi dei pulpiti di San Lorenzo a Firenze e dell’altare del Santo a Padova. Con tutto ciò
non sapremmo risolverci a dichiarare il Mantegna stesso autore della predella, per quanto se
ne volesse ritenere l’ispiratore. Certe rigidezze non meno nelle forme che nelle movenze
delle figure non sono le sue ma solo di qualche scolaro. Se questi vada identificato con l’au-
tore, non peranco bene determinato, che dipinse la predella con le storie di San Vincenzo
Ferrer sopra un altare vivarinesco della chiesa di San Giovanni e Paolo in Venezia, è cosa
che ha pure dei numeri in suo favore, come fu già da altri osservato, ma che non sapremmo
tuttavia affermare. Il confronto si può ben fare mediante il grande foglio in fotografia, rica-