MISCELLANEA
349
più importanti del tesoro artistico della
città, di cui il Comune non è e non
può essere nient’altro che custode.
Dopo tanto rumore fatto e, sia detto
a onor del vero, non invano, intorno a
tali opere, mette conto il presentare
ai lettori de L’Arte, un po’ meno in-
compiutamente, i tre lavori cospicui.
I due arazzi, richiesti tempo fa per
circa 200,000 lire da un altro'ricco anti-
quario inglese che ha ditte rinomate a
Londra e a Parigi e del quale si cono-
sce il nome e l’indirizzo,1 rappresen-
tano anche dal lato commerciale un
capitale superiore alle ioo o 120 mila
lire ultimamente offerte al Municipio
di Forlì. Come si vede dalle fotografie,
raffigurano il Cristo crocifisso con le
Marie piangenti, alcuni santi e vari
personaggi. Il migliore dei due mo-
stra in distanza, in alto e ai lati del
Crocifisso, due scene della passione:
l’incoronazione di spine e la flagel-
lazione; ai suoi fianchi ricorre una
fascia con architettura gotica e due fi-
gurine. L’altro invece è contornato da
fregi di fiori e di frutta ed ha una
parte, quella sovrastante la croce, com-
pletamente rifatta. Nel fondo, un pae-
saggio con piccole figure.
Misurano entrambi m. 2X1.78 e
provengono, stando almeno alle indi-
cazioni e alle memorie del luogo, dal
l’ex convento di Sant’Agostino, la cui
chiesa nel secolo xv, ricca di arredi e
di opere d’arte, era considerata tra le
più belle del luogo ed era fra le pre-
ferite dalla nobiltà forlivese. L’arazzo
bellissimo, dai contorni che accusano
lo stile del Diirer e giunto fino a noi
nella sua interezza, in una guida di
Forlì, di circa un quarto di secolo ad-
dietro, dicevasi tessuto (pare impos-
sibile !) su disegno del Perugino. L’altro
si crede eseguito su cartone dal Wohl-
gemuth, il maestro di Alberto Diirer.
L'«Ebe-» del Canova fu dal Muni-
cipio acquistata per 60,000 lire or sono
circa 20 anni, dall’antica famiglia dei
conti Guarini di Forlì, alla quale era
pervenuta, se non erro, da altra nobile,
famiglia di Firenze. Oggi il prezioso
nome alla prima sala della civica galleria ed è una
delle quattro ammiratissime statue che il Canova scolpì
1 Vedi II Presente di Forlì, del 13 settembre.
Antonio Canova: Kbe. - Forlì, Pinacoteca Comunale
(Fotografia' Alina'ri)'
marmo dà il
sul medesimo soggetto e quasi replicò nell’ identiche
forme: una di esse passò in Russia presso l’imperatore;
un’altra trovavasi a Venezia in proprietà della famiglia
Albrizi ; una terza fu scolpita per lord Cawdor, e la
quarta è questa di Forlì. La quale, come si scorge
349
più importanti del tesoro artistico della
città, di cui il Comune non è e non
può essere nient’altro che custode.
Dopo tanto rumore fatto e, sia detto
a onor del vero, non invano, intorno a
tali opere, mette conto il presentare
ai lettori de L’Arte, un po’ meno in-
compiutamente, i tre lavori cospicui.
I due arazzi, richiesti tempo fa per
circa 200,000 lire da un altro'ricco anti-
quario inglese che ha ditte rinomate a
Londra e a Parigi e del quale si cono-
sce il nome e l’indirizzo,1 rappresen-
tano anche dal lato commerciale un
capitale superiore alle ioo o 120 mila
lire ultimamente offerte al Municipio
di Forlì. Come si vede dalle fotografie,
raffigurano il Cristo crocifisso con le
Marie piangenti, alcuni santi e vari
personaggi. Il migliore dei due mo-
stra in distanza, in alto e ai lati del
Crocifisso, due scene della passione:
l’incoronazione di spine e la flagel-
lazione; ai suoi fianchi ricorre una
fascia con architettura gotica e due fi-
gurine. L’altro invece è contornato da
fregi di fiori e di frutta ed ha una
parte, quella sovrastante la croce, com-
pletamente rifatta. Nel fondo, un pae-
saggio con piccole figure.
Misurano entrambi m. 2X1.78 e
provengono, stando almeno alle indi-
cazioni e alle memorie del luogo, dal
l’ex convento di Sant’Agostino, la cui
chiesa nel secolo xv, ricca di arredi e
di opere d’arte, era considerata tra le
più belle del luogo ed era fra le pre-
ferite dalla nobiltà forlivese. L’arazzo
bellissimo, dai contorni che accusano
lo stile del Diirer e giunto fino a noi
nella sua interezza, in una guida di
Forlì, di circa un quarto di secolo ad-
dietro, dicevasi tessuto (pare impos-
sibile !) su disegno del Perugino. L’altro
si crede eseguito su cartone dal Wohl-
gemuth, il maestro di Alberto Diirer.
L'«Ebe-» del Canova fu dal Muni-
cipio acquistata per 60,000 lire or sono
circa 20 anni, dall’antica famiglia dei
conti Guarini di Forlì, alla quale era
pervenuta, se non erro, da altra nobile,
famiglia di Firenze. Oggi il prezioso
nome alla prima sala della civica galleria ed è una
delle quattro ammiratissime statue che il Canova scolpì
1 Vedi II Presente di Forlì, del 13 settembre.
Antonio Canova: Kbe. - Forlì, Pinacoteca Comunale
(Fotografia' Alina'ri)'
marmo dà il
sul medesimo soggetto e quasi replicò nell’ identiche
forme: una di esse passò in Russia presso l’imperatore;
un’altra trovavasi a Venezia in proprietà della famiglia
Albrizi ; una terza fu scolpita per lord Cawdor, e la
quarta è questa di Forlì. La quale, come si scorge