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L' arte: rivista di storia dell'arte medievale e moderna — 23.1920

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Fasc. 1
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Fiocco, Giuseppe: Jacopo Ripanda
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https://doi.org/10.11588/diglit.17340#0073

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JACOPO RIPA NDA

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sottile, ma come lo struzzo trangugiava tutto.
Assolutamente erronea e gratuita è quindi l'opi-
nione del Pluchart, l'autore del catagolo del Museo
Wicar, che dice il quadernetto derivato quasi
completamente dai piccoli affreschi di Luca Si-
gnorelli a Orvieto. 1 o scrittore dovette certamente
pensare alla decorazione della cappella di S. Bri-
zio nella Cattedrale;"ma ognun sa'che ivi il corto-

per il palazzo di l'andolfo Petrucci, ora ricove-
rato nella Galleria di Siena col n. 333 (fig, 20).

Jacopo da Bologna s'ispirò dunque, come glielo
permetteva il modesto ingegno, al Genga; i cui
modi slargati, addolciti dall'influenza del Sodoma,
più convenivano al suo dipingere, mancante di
nerbo e di scheletro.

Ma non sono questi metodi quelli che abbiamo

Fig. 19 — Lilla - Museo Wicar: Jacopo da Bologna - Riscatto di prigionieri (disegno).

ncse non fece, oltre alle grandi scene del Giudizio
Finale, altro che delle storiette di soggetto dante-
sco o mitologico che non hanno relazione con quelle
di Jacopo da Bologna. Più ragionevole è invece
ch'egli si chieda se i disegni non possano spettare
al Genga; per quanto la scritta insospettabile
gli dia da sola più che torto. Se infatti il sig. Plu-
chart avesse avuto maggiore pratica delle opere
di quel mutevole signorelliano si sarebbe accorto
che la base di un accostamento c'era, e precisa-
mente nel disegno più ampio della raccolta di
Lilla (n. 379) rappresentante il Riscatto di alcuni
prigionieri, (fig. 19); disegno che trova riscontro
preciso in un affresco di Gerolamo Genga, dipinto

notati e discussi a proposito degli affreschi capi-
tolini? Se negli altri troppo minuti disegni del
libretto di Lilla era difficile orientarsi, il dubbio
non è più possibile di fronte a questo foglio, in cui
la mano del disegnatore si ritrova a suo agio e
tratteggia più schiettamente e liberamente; non
troppo bene certo, ma non peggio di quello che
abbiamo notato nella « Sala delle Guerre Puniche »
e nel disegno del Trionfo di Tito. Nulla resta in
piedi dopo quanto abbiamo detto dell'opinione di
L. Gonse, che nel 1877, descrivendo i disegni del
Museo di Lilla, si attaccò all'opinione più comoda,
di attribuire il libretto a Jacopo Francia, senza
por mente allo stile, in contrasto con tutto ciò che
 
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